venerdì 29 settembre 2006
La Valchiria
Detta anche Il Donno. O La Uoma.
Ragazzi.
E' possibile secondo voi avere in ufficio una segretaria/receptionist/addetta all'accoglienza telefonica... scorbutica? No dai, non è possibile, è come dire... non so... un batterista senza il senso del ritmo, un edicolante analfabeta, un metronotte sonnambulo, è come fare un test di gravidanza a Robbie Williams (questa giuro l'ho letta sul Web, se qualcuno me la spiega).
Beh, eppure io ce l'ho. La Valchiria. E guardate, non è solo una questione di aspetto fisico - benchè anche lì ce ne sarebbe da dire - : alta alta, con l'aggiunta di tacco non necessario, grande, imponente (benchè non grassa), manone, piedoni, vocione rude. Genovese. E scorbutica. Ma come si faaaa?
Suona il telefono e dalla reception ti arriva un sonoro: "Pffffffffff!". E’ lei che sbuffa, che dà fiato alle canne fumarie naso-bocca. E poi: "Pronto!" "Nooo, non è in ufficio" "Non lo so, sarà fuori, non lo so dov'è". "Arrivederci". Sbam.
Suona il campanello del portone di sotto, ché qualcuno dalla strada magari gradirebbe salire in ufficio, e dalla reception senti: "Ahhhhhn…”. E’ lei che si lamenta, che muggisce per lo sforzo di doversi allungare verso l’apriporta per l’ennesima volta nella giornata.
A me a dire il vero non sta neanche tanto antipatica, e poi credo di non starle proprio sulle scatole (lei è fatta così: o ti odia o ti... sopporta). Solo che, se da un lato ammiro il suo spirito di insubordinazione, dall’altro capisco che è davvero un po’ troppo.
Tempo fa lavorava con lei in segreteria un tipo, poverino. Gentile, disponibile, magro magro, manine, piedini, vocina gracchiante…! (credo che ci sia Qualcuno lassù che tira i dadi e fa uscire ‘ste combinazioni, sennò davvero non è possibile). L’Omuncolo e la Donnona.
Ovviamente non si sopportavano. Un giorno iniziarono a discutere su un qualcosa, un problemino di tipo logistico-operativo non degno di nota. L’omino infatti cominciò col muoverle timidamente un appunto, forse non immaginando ciò cui andava incontro, poraccio. Lei si difese incalzandolo a sua volta, e si accese ufficialmente il diverbio. Ad un certo punto dato che si trovavano in argomento lei colse l'occasione per togliersi un rospo che le stava sul gozzo e lo accusò di aver messo mano alle sue cose e di avergli spostato una borsa da qui a lì, che ne so.
Di là noi tutti con le orecchie dritte, perché la discussione aveva superato la soglia limite dei Decibel oltre la quale, in ufficio, è ufficialmente Litigata.
“Boooni, booooooni” “ Non rispondere, attento, occhio che te magna, sei pazzoooo?” “Chiudila qui, chiedi scusa e nessuno si farà del male”.
Lo sventurato rispose. Ufficiale, è guerra. I toni si fanno accesi: sei tu, sono io, non ti permettere, è da tanto che va avanti sta storia, ho sopportato fin troppo, e tu sei maleducata, e tu invece non sai quello che dici ecc ecc
L’impavido continuava, incredibile. Ma nel frattempo si era spostato, e continuava senz'altro a polemizzare ma innanzitutto da una distanza di sicurezza, per evitare che lei lo raggiungesse con un destro, e poi spostandosi a piccoli passi verso la porta con la scusa che doveva uscire per recarsi in posta - il furbetto - per evitare che lei gli tagliasse la ritirata.
Insomma, le voci si impastano, la polemica monta, di più, di più, finché non si sente sopra tutto un “Insomma, basta! Non mi rompere i cogliooooooooooooooooooni!”
Detto da lei, ovvio.
Silence.
E lui riattacca! Solo un biascichio esile di sottofondo, d’accordo, appena udibile, però c’era! Qualcosa tipo “Eh, peròooo, che roba, non si fa coscì, tra collieghiiii, gna gna gna, mi mi mi, caiii caiiii caiii”. Che coraggio, pensai.
E visto lei che aveva già affermato di possedere gli attributi, tanto valeva sedare ogni ulteriore focolaio di rivolta del tapino e chiudere con un: “Andiamo a parlarne fuori, che te lo faccio vedere io!” Fantastico. La rissa in strada.
A questo punto lui lasciò sfumare, forse perché aveva finalmente visualizzato il rischio, e in un glissando teatrale di parole e gesti prese la porta e uscì. In stanza da me, la delusione: che noia, volevamo vedere scorrere il sangue.
Adesso lui non lavora più qui. E' felice altrove.
In compenso se uno entra in ufficio può come prima cosa ammirare una borsa da palestra che troneggia sul bancone della reception. E’ della Valchiria. E’ lì da mesi. Simbolo di vittoria, uno scalpo dei tempi moderni.
Cazzo volete? Arreda!
Tengi
Ragazzi.
E' possibile secondo voi avere in ufficio una segretaria/receptionist/addetta all'accoglienza telefonica... scorbutica? No dai, non è possibile, è come dire... non so... un batterista senza il senso del ritmo, un edicolante analfabeta, un metronotte sonnambulo, è come fare un test di gravidanza a Robbie Williams (questa giuro l'ho letta sul Web, se qualcuno me la spiega).
Beh, eppure io ce l'ho. La Valchiria. E guardate, non è solo una questione di aspetto fisico - benchè anche lì ce ne sarebbe da dire - : alta alta, con l'aggiunta di tacco non necessario, grande, imponente (benchè non grassa), manone, piedoni, vocione rude. Genovese. E scorbutica. Ma come si faaaa?
Suona il telefono e dalla reception ti arriva un sonoro: "Pffffffffff!". E’ lei che sbuffa, che dà fiato alle canne fumarie naso-bocca. E poi: "Pronto!" "Nooo, non è in ufficio" "Non lo so, sarà fuori, non lo so dov'è". "Arrivederci". Sbam.
Suona il campanello del portone di sotto, ché qualcuno dalla strada magari gradirebbe salire in ufficio, e dalla reception senti: "Ahhhhhn…”. E’ lei che si lamenta, che muggisce per lo sforzo di doversi allungare verso l’apriporta per l’ennesima volta nella giornata.
A me a dire il vero non sta neanche tanto antipatica, e poi credo di non starle proprio sulle scatole (lei è fatta così: o ti odia o ti... sopporta). Solo che, se da un lato ammiro il suo spirito di insubordinazione, dall’altro capisco che è davvero un po’ troppo.
Tempo fa lavorava con lei in segreteria un tipo, poverino. Gentile, disponibile, magro magro, manine, piedini, vocina gracchiante…! (credo che ci sia Qualcuno lassù che tira i dadi e fa uscire ‘ste combinazioni, sennò davvero non è possibile). L’Omuncolo e la Donnona.
Ovviamente non si sopportavano. Un giorno iniziarono a discutere su un qualcosa, un problemino di tipo logistico-operativo non degno di nota. L’omino infatti cominciò col muoverle timidamente un appunto, forse non immaginando ciò cui andava incontro, poraccio. Lei si difese incalzandolo a sua volta, e si accese ufficialmente il diverbio. Ad un certo punto dato che si trovavano in argomento lei colse l'occasione per togliersi un rospo che le stava sul gozzo e lo accusò di aver messo mano alle sue cose e di avergli spostato una borsa da qui a lì, che ne so.
Di là noi tutti con le orecchie dritte, perché la discussione aveva superato la soglia limite dei Decibel oltre la quale, in ufficio, è ufficialmente Litigata.
“Boooni, booooooni” “ Non rispondere, attento, occhio che te magna, sei pazzoooo?” “Chiudila qui, chiedi scusa e nessuno si farà del male”.
Lo sventurato rispose. Ufficiale, è guerra. I toni si fanno accesi: sei tu, sono io, non ti permettere, è da tanto che va avanti sta storia, ho sopportato fin troppo, e tu sei maleducata, e tu invece non sai quello che dici ecc ecc
L’impavido continuava, incredibile. Ma nel frattempo si era spostato, e continuava senz'altro a polemizzare ma innanzitutto da una distanza di sicurezza, per evitare che lei lo raggiungesse con un destro, e poi spostandosi a piccoli passi verso la porta con la scusa che doveva uscire per recarsi in posta - il furbetto - per evitare che lei gli tagliasse la ritirata.
Insomma, le voci si impastano, la polemica monta, di più, di più, finché non si sente sopra tutto un “Insomma, basta! Non mi rompere i cogliooooooooooooooooooni!”
Detto da lei, ovvio.
Silence.
E lui riattacca! Solo un biascichio esile di sottofondo, d’accordo, appena udibile, però c’era! Qualcosa tipo “Eh, peròooo, che roba, non si fa coscì, tra collieghiiii, gna gna gna, mi mi mi, caiii caiiii caiii”. Che coraggio, pensai.
E visto lei che aveva già affermato di possedere gli attributi, tanto valeva sedare ogni ulteriore focolaio di rivolta del tapino e chiudere con un: “Andiamo a parlarne fuori, che te lo faccio vedere io!” Fantastico. La rissa in strada.
A questo punto lui lasciò sfumare, forse perché aveva finalmente visualizzato il rischio, e in un glissando teatrale di parole e gesti prese la porta e uscì. In stanza da me, la delusione: che noia, volevamo vedere scorrere il sangue.
Adesso lui non lavora più qui. E' felice altrove.
In compenso se uno entra in ufficio può come prima cosa ammirare una borsa da palestra che troneggia sul bancone della reception. E’ della Valchiria. E’ lì da mesi. Simbolo di vittoria, uno scalpo dei tempi moderni.
Cazzo volete? Arreda!
Tengi
Etichette: Strani colleghi, Ufficio Tengi
2 Commenti:
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Noi abbiamo la Puzzola... Indovinate perché...!!!
:)