lunedì 30 luglio 2007

Un altro giro di giostra

Tutti.
Tutti qui.
Sono ancora tutti qui.
Al lavoro.
Maledetti.
E rompono, insistono, perseverano.
Insistenti, fastidiosi, molesti.
Mail, telefonate, richieste di appuntamento.
Tutti seduti nei loro ufficietti o nelle loro auto condizionate a muovere i fili dei pupi. Facessero almeno le voci, inventassero delle storie fantastiche. Macchè.
Questo è l'ufficio di luglio. Ostinazione forzata a voler fare qualcosa, a produrre, a premere l'acceleratore come se fuori non ci fossero quaranta gradi, a spingere sui nervi dei colleghi come se fossero caricati a molla.
E quello che doveva essere solo un comodo e rilassato presidio al fortino della nullafacenza d'ufficio si trasforma in cieca ostinazione al lavoro.
Bisogna far girare la ruota. Per chi e per cosa non si sa. Ma si spinge comunque in avanti.
Un altro giro di giostra per i cricetini, et voilà.
E per chi come me non possiede una coscienza di classe (aziendale) resta ancora un mistero come sia possibile che nessuno senta il bisogno di levarsi dalle scatole.
Dai, è ora di piantarla. Basta.

Ecco.
E' appena arrivato a sorpresa anche il grande capo.
C'è altro?

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venerdì 27 luglio 2007

Prove di addestramento

Tengi!
(Uhm?)
Tengi potresti venire qui cortesemente.
Tadaclòp tadaclòp tadaclòp
Oh, brava, eccoti.
Arf arf arf arf
Ti volevo chiedere una cosa...
Caiiiiii caiiiii
... potresti cortesemente verificare i requisiti scritti qui...
Grrrrrr
Noooo, non fare così: sono solo cinque paginette da leggere.
Bau!
Ecco mi dai un controllata e mi aggiorni la documentazione, ok?
Bau! Bau! Bau!
Braaava. Ti mando la mail, occhei?
Arf Arf Arf
Ecco qua! E' partita la mail puoi andare.
Bau.
Cosa fai ancora qua.
Bau!
Guarda, guarda, lo vedi il legnetto? Tò, piglia!
Buh! buh! buh! buh!
...
...
Ehiiii! Cosa fai laggiù?
No!!!
No pipì lì! Pussa via! Brutta!
Caiii...

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mercoledì 25 luglio 2007

Io soccombo

Pubblico ora, in una pausa di cinque minuti dal lavoro, quanto scrissi ieri sera, in una pausa di cinque minuti dal caldo. Il fatto è che in questi giorni c'è tantissimo lavoro. Ma non voglio tediarvi con i miei problemi. Per quanto, gradirei sapere come mai c'è così tanto lavoro, e proprio in questi giorni in cui la voglia è poca e la testa è altrove.
Ah, il giogo dolceamaro dell'alternanza lavoro-ferie-lavoro-ferie!
Ah, lo spietato avvicendamento di stress e relax, stress e relax, senza soluzione di continuità!
Bastone e carota de' tempi moderni.
Schizofrenie d'ufficio.

Senti, tu (questo era il titolo del post, ehm)
Secondo l'uso comune, vorrei partire dall'osservazione di alcuni dati ambientali.
Noto che il caldo di questi giorni inasprisce le mie idiosincrasie d'ufficio. La canicola accende quelle che sino ad oggi erano solo lievi intolleranze e le fa divampare in ripugnanze e odi incontrollati. Infiamma le ostilità.
Anche se, al di là del caldo e della mia maldisposizione verso il mondo aziendale, ci sono cose oggettivamente insopportabili.
Come chi mi affianca con fare da carbonaro mentre percorro il corridoio. Vuole qualcosa da me, lo sento da come prende fiato prima di parlare. Mi preparo al peggio. Eppure, prima di emettere qualunque suono, costui fa una cosa imprevista. Forse pensava che io non fossi sufficientemente pronta a ricevere i suio dettami. Fatto sta che mi pizzica leggermente il braccio. Dietro il braccio, intendo.
Come a dire: senti, tu. E infatti poi lo dice: senti.
Ma io sono già lontana con la mente. Nulla di ciò che dice mi potrebbe colpire più di quanto ha già fatto. Basta, non lo ascolto più. Chiusa la saracinesca.
E' guerra.
Voglio dire, perchè mai dovrebbe pizzicarmi il braccio? Ho un buon udito e una buona vista. Reagisco rapidamente a stimoli sonori, a richiami verbali o anche solo gestuali. Santo cielo. Non faccio storie. Mi chiamano e io arrivo subito. Perchè dunque pizzicarmi il braccio? Non c'è bisogno di pizzicarmi il braccio.
Negli uffici non ci si tocca. Mai. E un motivo ci sarà.
Non sono tua amica. Non sono tua sorella. Mollami. E poi fa caldo. Potrei reagire scalciando.
E' una questione di usi e costumi. Che se fossimo in Giappone gli avrebbero già staccato una mano con la katana.
E' una questione che il lavoro d'ufficio è contronatura.
Qui dentro vige la legge-bestiario delle priorità condivise.
E se mi tocchi prima ti uccido.
Quindi provvedo diligentemente a consegnarti il lavoro che mi richiedi.
Anche se si potrebbe aprire una piccola parentesi di avanguardia femminista su una semplice considerazione. Il soggetto in questione non si sarebbe mai permesso di pizzicare il braccio a un uomo. E' questo è un dato di fatto.

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martedì 24 luglio 2007

Ciao mare

E come disse Nanni Moretti in quel film: "Io vorrei tanto saper ballare".
E' un po' quello che pensiamo tutti noi, con apparente noncuranza, seduti ordinatamente su un paio di panchette di legno poste l'una di fronte all'altra. Nel mezzo, un tavolaccio dai bordi scheggiati.
Ci troviamo in una sagra di paese. Siamo seduti a bordo pista. Una di quelle sagre che d'estate ce ne sono a migliaia. Quelle con le rostelle e il condiglione, la polenta taragna e la cacciagione, le costolette e il risotto all'amarone. Insomma qualcosa che finisce in -one. Ospite d'onore, la fettazza di anguria.
In questo caso ci troviamo al mare, e meno male. Ci troviamo alla sagra della paella. E' ovvio come alla sagra della paella non sia consigliabile prendere la paella. Infatti abbiamo preso la carne alla griglia con le patatine fritte e ci siamo leccati i baffi.
Le panchette su cui siamo seduti sono traditrici. Se capita che tutti i commensali tranne l'ultimo della fila si alzano in piedi, ecco che la panca si solleva per effetto altalena e l'ultimo della fila si trova col culo per terra. Ma si sa, son cose che capitano alle sagre di paese.
E con il succo rosso che sbrodola lungo il mento, osserviamo le persone in pista. Siamo in sei o sette. Nessuno di noi può vantare alcuna pregressa esperienza di ballo liscio. Non abbiamo mai avuto occasione, o forse non abbiamo mai voluto cimentarci. Dice che è un ballo da vecchi. Non è un ballo da vecchi, questo lo sappiamo. Ci sono ballerini giovanissimi che li vedi in televisione che ballano il walzer o il tango. Lui magro magro dai fianchi stretti porta il culo alto e i capelli gellatissimi. Lei tutta snodata contorce la schiena come una biscia: stampato in faccia ha un sorriso plasticoso e stampati sulle tette milioni di strass. Spesso i ballerini di liscio sono un po' pacchiani. Eppure quelli non ci fanno venire voglia di ballare, ché sono troppo bravi. E un po' esagerati nelle movenze, un po' troppo caricati nei gesti.
Ma la sagra si. La sagra ci fa venire voglia.
Osserviamo il lungo serpentone che si snoda in cerchio lungo la pista. Un centinaio di coppie che scorrono ordinate nella stessa direzione scivolando fluide sul pavimento. Nessuno che si tocchi o che si urti. Un biscione circolare con molteplici vortici di coppia al suo interno che cammina incessante finchè c'è musica.
Le due signore senza cavaliere che ballano in coppia. Quella coi pantaloni fa l'uomo. E poi la coppia sgraziata. Lui decisamente ingombrante, lei palesemente scoordinata e fuori tempo. Si scoprirà più tardi che lei è nata per la samba. In effetti era il movimento di bacino che inserito in un contesto di mazurka le dava qualche problema di bilanciamento di peso. Lui invece è rimasto inguardabile anche nella samba.
E poi la coppia dei convinti, ovvero quelli vestiti di tutto punto. Lei con quelle adorabili scarpe da ballo e l'abito con un po' di spacco. Ci chiediamo se siano partiti da casa così.
E poi il mito. Un vecchietto che ci dà di bacino e di gambetta sul levare. Di quelli che quando ballano non hanno bisogno di concentrarsi sulla dama, ma guardano fuori, oltre, al di là della quarta parete, verso il pubblico. Un attore. Voto: 9. Con tanto di caschè finale. Il migliore in assoluto.
Noi accenniamo solo pochi passi. Vorremmo tanto saper ballare meglio. Perchè è difficilissimo non pestarsi i piedi. Perchè l'uomo non capisce dove deve guidare e perchè la donna non si lascia guidare più di tanto. Perchè sul terzo tempo del valzer chi fa un passetto in avanti, chi invece dà solo l'accento col saltino sul posto e chi invece pensa che i tempi siano solo due.
Restiamo così, un po' scornati.
Noi donne pensiamo che con un compagno di ballo come il vecchietto saremmo in grado di fare anche le figure. Gli uomini non se ne fanno un problema e passano ad altro discorso.
Una domanda terribile ci assale.
Come sarà possibile per noi trascorrere una vecchiaia serena e gratificante, certi di emanare quell'aria di antica saggezza propria della terza età, sicuri di godere della stima e dell'ascolto di chi vede in noi i portavoce della tradizione popolare, fortificati dalla consapevolezza di dispensare ai nipotini adeguati consigli frutto dell'esperienza di vita, se non siamo capaci di muovere nemmeno un passo a ritmo di polca?
E per finire il tombolone. Estrazione dei premi. Una signorotta tarchiata torna a casa con un prosciutto. Io torno a casa con una macchia di unto sul mio bel vestitino.

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venerdì 20 luglio 2007

Chiusura aziendale

Dear all,
allo scopo di pianificare al meglio il periodo di ferie ed evitare che l'ufficio rimanga sottostaffato per la gestione di eventuali emergenze da solitudine sia dell'autrice che dei lettori, prego tutti di segnalarmi al più presto il proprio piano ferie previsto per il mese di agosto

Sarà mia cura valutarlo e apportare le necessarie modifiche nell'ottica di gestire in maniera ottimale la turnistica di lettori su questo blog.

Vi ringrazio per la collaborazione

Tengi

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giovedì 19 luglio 2007

Karma

Stamattina ho sbagliato metropolitana.
Invece di prendere quella che arriva sin qui, ho preso quella che fa capolinea qualche fermata prima.
Incurante del cartello che recitava a chiare lettere che la metropolitana in cui viaggiavo era giunta a fine corsa e sarebbe di lì a poco ripartita in senso opposto, sono rimasta seduta. Non riuscivo a figurarmi la possibilità che un vagone elettrificato diretto in avanti potesse d'un tratto fare marcia indietro. Senza neanche fare inversione a U. Sono rimasta della mia idea nonostante fossero scesi tutti e fossi rimasta io sola là dentro.
Leggevo un libretto sul karma.
Ho fatto scendere quattro persone, una famiglia, che mi avevano chiesto indicazioni. Dovete recarvi all'altra banchina, questo treno non va in quella direzione.
Il Karma è una legge cosmica di causa ed effetto.
E' salito solo un vecchietto nel mio vagone, senza chiedermi nulla. Se mi avesse chiesto qualcosa probabilmente avrei fatto scendere anche lui. Aveva un giubbotto da pescatore.
Quando la metro è ripartita all'indietro non mi sono scomposta minimamente perchè il vecchietto mi fissava beffardo. Sono scesa alla fermata successiva in un posto a me sconosciuto. Ho atteso quindici minuti. Ho quindi ripreso il treno giusto. Sono arrivata troppo tardi a destinazione. Niente navetta. Mi sono incamminata a piedi. Ho fatto il giro largo per evitare alcuni loschi figuri che bivaccavano sotto un albero, apparentemente senza far nulla.
Il karma può essere positivo o negativo.
Mentre percorrevo le desolate lande, una macchina mi è passata accanto, ha rallentato e si è accostata a me. Il conducente ha allungato il collo, mi ha guardato, e ha fatto una faccia. A mia volta gli ho fatto una faccia che voleva dire cosa vuoi. E' ripartito subito.
Il Karma è una legge implacabile.
Un pezzetto di vetro mi si è conficcato nel tallone. Indossavo i sandali. Ho cacciato un urlo e immediatamente esaminato i danni. Nulla di grave, mi era parso peggio. Era un pezzetto di una bottiglia di birra. La sera da quelle parti ne fanno di tutti i colori.
Di fronte al proprio karma è impossibile fingere.
Ho sudato parecchio durante il tragitto. Il sole era già alto e mi picchiava sulla testa.
Mi sono giunti altri apprezzamenti dai conducenti degli autoarticolati che viaggiavano sulla strada principale. Il primo ha fischiato, il secondo si è limitato a gridare un ciao!. La sua sagoma occupava perfettamente il riquadro del finestrino della cabina, lasciando liberi solo gli angoli.
Io ho proseguito imperterrita a muso duro. Sono arrivata in ufficio.
Ciò che accade è l'effetto di una causa che sta dentro di noi.
Poter ingannare se stessi è una pura illusione.
E' quasi matematico.
E' il Karma.

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mercoledì 18 luglio 2007

Ho sentito cose che voi umani

Poco fa nell'ufficio qui accanto c'era il grande capo.
Io e la mia collega operative sui nostri rispettivi PC. Solo noi nella stanza.
Nel silenzio totale, sentiamo un rutto.
Cioè non un buffetto a bocca chiusa di quelli che partono dall'esofago e si smorzano sulle guance.
Ma proprio un rutto rutto.
Beh, neanche uno di quelli tonanti che si proiettano nello spazio.
Diciamo un rutto da sei più, di quelli a bocca mezza aperta che si infrangono sui denti. La sonorità cavernosa acquista gli armonici argentini dovuti alla risonanza dell'avorio. O delle capsule.
- Però - ho pensato. Sarà stato colto di sorpresa? O forse pensava che non lo avremmo sentito?

La collega mi guarda sorridendomi come la Madonna della Compassione mentre io faccio di tutto per non ridere, la vena gonfia che pulsa in mezzo alla fronte. Il capo esce dal suo ufficio, ci guarda e se ne va.
Mi ricompongo.

E lei mi dice: nell'altro ufficio, quello dell'altra sede, sapessi.
Sapessi cosa, dico io, mi vuoi dire che ruttano tutti in libertà come se non ci fosse un domani.
In quell'ufficio sono in dieci tutti stipati in un open space ristretto, mi spiega lei.
Ah, quindi scoreggiano e se le annusano l'un l'altro perchè non hanno scelta.
Quell'ufficio ha delle isole da quattro scrivanie ciascuna, precisa lei. Due isole in totale, più due postazioni singole imbucate in due angoli della stanza.
Ho perso il filo, dico io, stavamo parlando del rutto del capo.
Sai, in quell'ufficio ci stanno dieci colleghi stipati, fa lei.
Lo hai già detto. E quindi.
Mi guarda con due occhioni sgranati.
Fine della conversazione.

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martedì 17 luglio 2007

psst.
ehi, dico a te.
si, proprio tu che stai leggendo!
ascolta. io sono quella che scrive su questo blog.
no, non tengi, sono proprio io, quella che scrive i post... io in quanto io, l'impiegata. la sfigata insomma.

approfitto che la tengi è via e non mi controlla. volevo dirti una cosa.
...
no, non lo so dov'è tengi di preciso. non cominciare pure tu a rompere con la tengi. una tipa che fa la tesi di dottorato sui blog le ha chiesto un'intervista, o qualcosa del genere. non è qui insomma. per cui datti pace.
ascolta ti volevo chiedere una cosa.
mi devi aiutare.
io non ce la faccio più, mi voglio levare da qui.
come da dove, dal blog cazzo.
mi sono rotta le palle di scrivere. da quando ho il blog, cioè tengi ha il blog, non vivo più.
il tempo libero è andato a farsi fottere. di giorno lavoro e la sera la passo a scrivere.
zero vita sociale.
quella mi ossessiona. se non scrivo cinque post alla settimana è la fine. tanto cosa le importa, lei dorme fino a tardi e si sveglia per controllare i commenti e le statistiche.
tu non lo sai ma è una stronza. te lo giuro, morissi qui.
le poche volte che la sera e torno tardi apro la porta per non far rumore e me la trovo lì, in piedi, a braccia conserte, che batte il piede dal nervoso. e non mi fa andare a dormire finchè non ho scritto qualcosa.
e cosa pensi che vada a fare al mare? a divertirmi? ma va! a raccogliere materiale per i suoi post idioti!
e poi ci va lei a fare le interviste, la stronza.
ha un'ego sconfinato. manie di onnipotenza. e sbalzi di umore. brutta roba.
dice che mi ha preso come cavia.
mi viviseziona l'esistenza.
zoccola.

aiutami.
senti la vuoi tu la tengi? magari con te si trova bene e ti trova interessante e può essere un'opportunità anche per te, che dici.
la do a te guarda non mi importa. noi due non siamo fatte per andare avanti. diversità di vedute.
io non ho ambizioni. a me va bene così. lei invece sempre a spingere, a spingere.
per delle stronzate poi.
però magari a te interessa.
che lavoro fai?
alla fine lei è brava a romanzarti la vita devo dire. cioè ha qualche ideina mica male. e poi è simpatica. io no per nulla. è anche carina quando si concia per uscire.
dai pensaci.
tanto se me ne vado io lei continua con qualcun'altro.
...
non lo so dove vuole arrivare. farnetica di strane cose.
dai cazzo prova! cosa ti costa.

senti per favore dammi una mano. rivoglio la mia vita. mi frega se è squallida.
...
ehi. non te ne andare ascoltami.
porcammerda.
la porta.

ehi allora ci conto eh scrivile una mail e dille che sei disposto a scrivere per lei, occhei
dille che hai una vita insignificante che a lei piacciono le sfide

cazzo sta arrivando oddio è arrabbiata
non mi lasciare io aspett
 
lunedì 16 luglio 2007

Spalle bruciacchiate

Di ritorno dal mare ho qualche osservazione.
In spiaggia.

E' difficile riuscire ad addormentarsi, almeno per me che soffro parecchio il caldo. Ogniqualvolta che il sonno mi vince e riesco finalmente ad assopirmi, immancabilmente qualcuno lì vicino sente il bisogno di urlare qualcosa.

mammaaaaa vieni a vedereeeeee
mariaaaaaa, dove sono i bambini?
cosimo! esci subito dall'acqua!

La spiaggia istiga le persone all'urlo.
E al broccolaggio.

Timidi tentativi di abbordaggio da parte di quarantenne milanese divorziato (e noiosissimo) su trentacinquenne torinese separata (e non troppo imbarazzata).
Lui parla a raffica col suo tono monocorde (e mi sveglia, anche se non urla). Gli argomenti spaziano dalla gestione dei figli in regime di separazione al desiderio impellente di concedersi una vacanza da soli, senza pargoli al seguito. Lei ha delle remore, sai com'è, non ce la fa a lasciare i bambini. Lui le dice devi pensare anche a ritagliarti un po' di spazio per te, è sufficiente rompere il ghiaccio una volta, poi i bambini si abituano: sai, non è giusto che tocchi sempre e solo alla madre occuparsene; vedi me ad esempio, domani parto. E lei chiede curiosa: ah si, e come fai coi bimbi? Li lascio alla madre, dice lui.

Sul far della sera, al momento di lasciarsi, lui le strappa la promessa di risentirsi presto. Ahssi, che bello, ma come possiamo fare? Ti scrivo una mail dice lui. Si certo, dice lei, la mia mail è acquisti chiocciola lamiaazienda punto ittì! Non è consigliabile, dice lui, e se il tuo datore di lavoro vede che usi la mail per scopi personali? Sai non vorrei farti passare un guaio. Accidenti forse hai ragione, dice lei è più prudente se evito di usare la mail aziendale. E lui propone: se hai da scrivere mi puoi lasciare il tuo numero, così evitiamo la mail che sai può darti problemi. Eh si ma, dice lei, come si fa, non ho penna. La penna la recupero io, fa lui, non è un problema, una penna la troviamo qui in giro. Eh, già certo, dice lei, la recuperi: ma dove? Senti, dice lui, se ti va ho qui il cellulare, mi dai il numero e io ti squillo e ti lascio il mio. Se ti va.

Li lasciamo così, come due quindicenni ciascuno col capo chino sul proprio display.

E la gioia di trovare un baretto con televisione per vedere il moto GP alle 2 si tramuta in cocente delusione alla caduta di Rossi, dopo neanche 6 giri.

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giovedì 12 luglio 2007

Riuniamoci

Insomma dai, diciamolo che le riunioni non servono a nulla.
L’uomo che odio ne ha organizzata una stamattina. Ha scatenato tutta la sua estrosità da principe del foro in un’ora di vibrante monologo. E noi lo siamo stati a sentire, da bravi scolaretti devoti. Ma poco male. Oramai ho sviluppato un’espressione di ordinanza per sopravvivere all’altrui caramellosa verbosità. Una mimica studiatissima che si compone di: un sopracciglio alzato a significare l’attenzione, un altro sopracciglio aggrottato a significare il dubbio che scaturisce dalla riflessione, una mano sotto il mento e la mente rivolta ad altro.
Sursum corda.
Unica nota dolente: al mio odio indiscriminato per gli oratori sbrodoloni si sono aggiunti anche quei curiosi esemplari d’ufficio reperibili nelle riunioni aziendali e che potrebbero essere definiti affetti dalla sindrome del “sono in grado di incasinare anche un bicchiere d’acqua”.
Animati da insolito zelo (incomprensibile se si considera il contesto) e armati di tutte le loro conoscenze tecnologiche, essi partono a vele spiegate alla conquista dell’uditorio spantegando tutto ciò che sanno, nel vano tentativo di introdurre migliorie o novità in un contesto dominato prevalentemente dall’immobilismo (mentale). E così sono capaci, anche in quelle situazioni in cui tutto nasce meravigliosamente limpido, scontato, spiegabile e condiviso, di porre domande inutili e di fornire risposte pleonastiche, di fare e disfare, di incasinare le idee.
Mitico fu uno dei presenti (peraltro un essere paragonabile allo Yeti come grado di integrazione nell’ambiente aziendale) che, trovandosi spaesato nella discussione, che montava a dismisura in una spirale divergente allontanandosi vieppiù dall’oggetto della riunione per toccare insondabili territori fantascientifici, esclamò senza riguardo (e anche un po’ scoglionato): “ma insomma me lo dite alla fine che cazzo devo scrivere io?!”
Ancora una volta, “il Re è Nudo!” esclamò il bambino puntanto il dito.

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mercoledì 11 luglio 2007

Ho bisogno di vacanze

Stanotte ho sognato un blogger.

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martedì 10 luglio 2007

L'odio cieco

C'è un collega.
A dire il vero ce ne sarebbero tanti.
Ma ce n'è uno in particolare.
E io lo odio.

Sapete che cos'è l'odio? L'odio vero, l'odio puro?
Io lo so: è il sentimento che provo per lui.
Mi guardo dentro e lo riconosco: è odio cieco.
Cieco perchè io non so, non conosco, non mi preoccupo di capire. Io odio e basta.
Un odio viscerale, istintivo, fisico. Concreto e palpabile come la voglia che mi prende ti tiragli un pugno sul muso ogni volta che lo vedo.

Portatore sano dei peggiori paduli che io abbia mai vissuto qui dentro, lui piomba in ufficio da me a intervalli regolari (un bel cetriolone ogni due mesi, grazie!).

Ogni due mesi lui riemerge dalle insondabili e remote profondità della terra che lo inghiottono per tutto il resto dell'anno (ma siamo sicuri che quel tipo lavori per noi?) ed approda tronfio e fiero alla mia scrivania, più forte e più rompicoglioni che mai, col suo bagaglio di simpatia.

E dopo aver preso possesso della postazione di lavoro, apre la sua valigetta carica di doni fantastici, ne estrae delle carte scritte con l'inchiostro fantasia, indossa un paio di occhiali con le lenti allegria, e quindi si appresta a coinvolgere me, lui, lei, tutti quanti, nelle sue mirabolanti avventure. Perchè ha deciso che il cataclisma che ci seppellirà tutti sarà lo scassamento di maroni termonucleare intergalattico che lui sarà in grado di infliggerci.

Lo odio perchè lui arriva con l'aria da amicone beota e con la ferma intenzione di uccidermi.

Lo odio perchè lui antepone sempre un paio di battute al suo ingresso in scena, così, tanto per preparare il pubblico a quello che vedrà. Vieni avanti, cretino!

Lo odio perchè mi costringe a implorarlo di sopprimermi subito anzichè sottopormi al calvario massacrante dei sorrisi forzati. Risparmiami queste manfrine ti prego.

Non riesco a parlargli senza tradire fastidio. Io ti odio è più forte di me.

Non riesco a guardarlo senza tradire insofferenza. Vattene da qui!

Il suo viso è la faccia più da culo che abbia mai visto in vita mia.
Un viso per nulla ombroso - anzi! - un viso aperto, dai tratti distesi, dalla fronte spaziosa: un viso tondo e piatto, un viso a bassorilievo potremmo dire. Un viso come una merda di vacca: bella, tonda, e spiattellata, alla faccia del mondo. Ciao come stai?
Occhi a palla e sorriso largo a bocca chiusa. Una perenne espressione placida e soddisfatta dipinta, anzi scolpita, sul bassorilievo fecale. Tenui solchi di meraviglia ai lati degli occhi, che si stupiscono della freddezza e indisposizione che incontrano sul loro cammino, e che sembrano dire "ebbene sì, ci sono anche io. mi avevi dimenticato?".
Un viso da tortellino incosciente. Un raviolo spavaldo e incurante.

Domani lo vedrò. E so già che mi tirerà un pippone infinito, e l'unico modo per far si che se ne vada il prima possibile sarà di lasciarlo parlare, parlare, parlare. Perchè io lo odio ma lui ama parlare.

Perchè finchè non avrà scoreggiato fuori tutte le parole che la sua mente produce, come bolle d'aria all'odore di merda, da quella bocca tonda come il culo di un babbuino, non potrà dirsi contento. E io so già che me le dovrò annusare tutte dalla prima all'ultima. Sarà come essere chiusa in un ascensore con un petomane.

Lo odio perchè è noioso, perchè è verboso, perchè è un uomo di plastica.

Un uomo che non esprime nulla, che non trasuda nulla, neanche il suo essere uomo (eh, oggi è lunedì!). Un uomo che potrebbe essere prodotto in silicone e fibra di vetro e sarebbe la stessa cosa (ti disturbo per chiederti una cosina, grazzissime).

Lo odio perchè non è umano, perchè è inconsistente, perchè quando lo guardi gli puoi vedere attraverso. Perchè è un monumento di cartapesta al moderno impiego: lo stesso lavoro che ti rifila di due mesi in due mesi, le stesse stronzate in circolo vizioso, le stesse amene chiaccherate in tema di nulla, il costante cetriolo nel culo in ogni pausa pranzo e pausa caffè e pausa sigaretta che sei costretto a farti con lui.

Perchè non esiste eppure gli parli, perchè non sai chi è eppure lo decodifichi e gli dai un nome e un cognome, perchè non lo conosci eppure rispetti le sue scadenze.

Perchè le sue parole non hanno colore, perchè la sua persona non ha odore, perchè la sua presenza non lascia segni, perchè se lo metti al sole probabilmente non fa neanche ombra.

Lui è l'eterna spola senza approdo finale, il fare il demolire e poi il rifare da nuovo, la catena di montaggio di una bolla di sapone; lui è tutti i miliardi di caratteri digitali che stanno negli hard disk bruciati, lui è tutti i milioni di stampe appallottolate nei cestini di tutto il mondo, lui è tutte le parole morte, lui è tutte le nozioni ormai sorpassate. Il sapere inutile. Il finto umanesimo.

Io lo odio anche per tutto questo.

Io lo odio perchè in realtà non è lui che odio.

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sabato 7 luglio 2007

La scelta sbagliata nel posto sbagliato e al momento sbagliato

Ovvero, del recarsi a fare la ceretta nel solito posto dove ti trovi bene e quando la ragazza che di solito ti fa la ceretta ti pone la domanda di rito -normale o brasiliana- decidere che è giunto il momento dopo tutti questi anni di provare la tanto famigerata brasiliana pensando erroneamente ho fatto trenta faccio trentuno dato che devo andare al mare per poi scoprire che la simpatica ragazza sarda che di solito ti fa la ceretta quel giorno è incazzosa come una iena perchè ha scoperto da poco che il ragazzo con cui convive da sei anni le ha messo le corna e senza dirle un cazzo si è messo con un'altra e gliel'ha pure portata in casa e non fare in tempo a dirle no aspetta ho cambiato idea la brasiliana non la voglio più che lei ti ha già rivoltato come una cotoletta con la determinazione di chi non vuole sentire ragioni e ha già iniziato a compiere il fatal scempio con una serie di strappi in sequenza ravvicinata che non hai neanche il tempo di gridare tutto il dolore che hai dentro e pensare alfine oggi non era proprio giornata da brasiliana che tanto si sa che nessuno poi la nota e io mi sono fatta lo stesso torturare da una ragazza sarda per carità simpatica ma con qualche problema di cuore di troppo che mal si accorda con la delicata manualità di una depilazione a base di ceretta al miele.

Ma poi io mi chiedo: le brasiliane si fanno la ceretta alla brasiliana o è come la storia del prosciutto di praga che a praga non esiste?

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venerdì 6 luglio 2007

C*lo di Tengi* - terza uscita

A grande richiesta, un nuovo capitoletto estratto dal fortunatissimo bestseller "Culo di Tengi - Una guida per il successo". Sempre più donne, leggendo i consigli della guida, stanno scoprendo nuove vie per la realizzazione nella vita. Sempre più uomini, leggendo i consigli della guida, attendono preoccupati gli sviluppi.

*Tratto dal capitolo 3 "Una teoria rivoluzionaria basata sull'ipotesi del vasetto Quattro Stagioni Bormioli Rocco "*

Donna: è venuto il momento di affrontare un tema spinoso e delicatissimo.
La totale inadeguatezza del tuo aspetto fisico ai dettami estetici imposti dalla società.
Donna.
Senti che le tue caratteristiche estetiche non ti aiutano a raggiungere il successo nella vita, anzi ti ostacolano vieppiù?
In un mondo dominato da canoni di bellezza irraggiungibili con un budget di 1.150 Euro al mese anche tu, donna, ti rendi tristemente conto che non riuscirai mai a stare al passo con i modelli pubblicitari e televisivi?
Ti sono preclusi i trattamenti estetici potenzialmente risolutivi come liposuzione, aumento o diminuzione del seno, rifacimento dei connotati facciali e/o tosatura del monociglio?
O donna: ti capisco. Mi sembra quasi di vederti al II giorno di ciclo, con la pelle lucida, i capelli non proprio pulitissimi, mentre arranchi sulle scale della metropolitana col tuo quotidiano fardello di frustrazioni e preoccupazioni. Accanto a te scorrono implacabili i cartelloni pubblicitari di donne splendide in costume da bagno. E tu donna, abbassando lo sguardo sul tuo sederone e le tue caviglione, soffri terribilmente.
Come vorresti che il tuo corpo ti autasse a raggiungere il successo, ad essere apprezzata, o anche solo che ti desse una piccola iniezione di autostima per affrontare la giornata. Come vorresti essere al centro dell'attenzione, vivere giornate da sogno a bordo di yacht, camminare sulle tue gambe fantastiche lungo prestigiose promenade marittime, ammaliare i soci del Golf Club domenicale col tuo sorriso stupendo.
Ma così non è.
Donna, la vecchia ed efficace teoria del "la do per fare carriera" non funziona per te, in quanto non ti riesce di trovare nessuno disposto a tal baratto. Saresti propensa anche ad offrire il tuo corpo senza tornaconto, anche solo così, per regalare al tuo amor proprio un mercoledì da leoni. Ma ti rendi conto che gli uomini ormai sono diventati selettivi e pretenziosi. Persino gli uomini meno attraenti, soprattutto se hanno qualche soldino che gli balla in tasca, si permettono di fare gli schizzinosi dall'alto della loro pancia pelosa.
Gli uomini pretendono, pretendono, pretendono. Che le donne siano sempre perfette, parrucchierate, abbronzate, magre. Si fanno impressionare dalle fighette che vedono in televisione e pretendono di ritrovarle pari pari nella vita reale. Noi donne almeno in questo siamo più intelligenti e non andiamo certo in cerca di Mastro Lindo.
Sempre più nelle piazze delle nostre città di provincia mi capita di assistere a scene pietose di donne che elemosinano le attenzioni di uomini annoiati e disinteressati. In una mano il bicchiere con lo spritz, nell'altra la sigaretta, essi osservano impassibili e leggermente infastiditi i tentativi di abbordaggio di donne disperate, conciate alla bell'e meglio per l'occasione, disposte a parlare di qualunque cosa (anche dell'analisi comparata tra le gomme Bridgestone e le Michelin alla luce delle prove tecniche dell'ultimo GP) pur di attirarne l'attenzione.

O donne. E' giunto il momento che sappiate.
I tempi sono cambiati.
Gli uomini non lo danno più via come il pane, come un volta. Se lo conservano gelosamente.
Per la precisione, essi lo custodiscono in un vasetto Quattro Stagioni Bormioli Rocco con capsula di sicurezza sotto il lavello in cucina. Lo tirano fuori solo in alcuni casi, come le pesche sciroppate: nelle grandi occasioni (capodanno, compleanno, addio al celibato dl migliore amico), quando lo vedono coperto da uno strato di polvere, oppure quando iniziano a temere che stia andando a male.
E' chiaro che con uomini così la tua autostima, donna, va a farsi benedire e scende a livello dei tuoi piedi cicciotti.
Donna: così non raggiungerai mai il successo.
Donna: è inutile che tu insegua modelli irraggiungibili.
Donna: piantala di supplicare gli uomini che mi fai innervosire.
La soluzione non è dimagrire.
La soluzione non è puntare tutto sulla simpatia e sull'ironia o sul cervello. Quest'ultimo conservalo per occasioni migliori.
La soluzione, o donna, è lavorare sulla tua autostima.
E farlo vestendo taglia 46 al giorno d'oggi è difficile, lo so. Ma non impossibile.
Nella prossima puntata, o donna, sarai testimone di una teoria rivoluzionaria.
*Fine*

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giovedì 5 luglio 2007

We are family

I got all my sisters with me.

In attesa di darvi in pasto la prossima uscita della guida Culo di Tengi (sappiate comunque che quando parlo di uscita periodica non equivale a dire "tutti i giorni che dio manda in terra", piccole sciacallesse che non siete altro) e per tenervi buoni ho deciso che vi mando a quel paese, anzi vi mando a quel blog.

Il TengiPost di oggi lo trovate sul Blog delle Sorelle d'Italia. Perchè da oggi scrivo anche lì.

Un bacio da Sister Tengi

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martedì 3 luglio 2007

C*lo di Tengi* - seconda uscita

Seconda selezione tratta dal bestseller "Culo di Tengi" per il Reader's Digest for Bloggers. Una guida per le donne moderne lungo la via che porta al successo: per affrontare la realtà con occhio critico e scevro da incanti, per conoscere il mondo che ci circonda e imparare a sfruttare al meglio le nostre immense potenzialità di donne.

*Tratto dal Capitolo 2 "Il pigiama di saliva me lo hanno già regalato a Natale, grazie"*

Donna: sei stanca di tutti questi inutili e squattrinati spasimanti che ti ammorbano l'esistenza? Non sai come difenderti dai continui e bavosi attacchi di questi accattoni chiamati uomini? Preferiresti che tali individui microcefali e micropenici rispettassero il tuo essere donna pensante anziché considerarti solo come agglomerato di morbidi e rotondi cuscinetti carnosi su cui sfogare le proprie mire espansionistiche?

Donna: così non puoi andare avanti.
Devi porre fine a questo effluvio di potenziali salive sul tuo corpo. Devi farti rispettare.
Nel primo capitolo “una vera affabulatrice” abbiamo capito come farsi ascoltare in questo mondo di uomini. Abbiamo studiato degli argomenti non troppo impegnativi che ti consentano di sentirti all’altezza in tutte occasioni pubbliche senza mettere in difficoltà l’interlocutore medio, e abbiamo anche imparato ad emettere dei suoni – gradevoli ai più, secondo i dettami mediatici – che costituiranno d’ora in poi la tua voce di rappresentanza.

Ma ora, donna, dopo aver fatto questi consistenti passi avanti, tu noti che gli uomini comunque non prestano attenzione al senso delle tue parole ma preferiscono concentrarsi sul tuo decolletè da maggiorata o sul tuo fondoschiena a mandolino. Ti stupisci, ti arrabbi, e vorresti essere considerata per ciò che hai dentro.
Ma cara donna: è ovvio che succeda questo!
Sei donna!
Per forza ti guardano il culo!
Di che ti stupisci?

Passata la fase stupore e indignazione, ecco che siamo pronte ad apprendere insieme un simpatico metodo per tenere lontano chi mira solo a farti un bel pigiamino di saliva.
Una mia lettrice tempo fa mi scrisse di aver provato a fingere di essere lesbica, pensando che questa notizia avrebbe scoraggiato i salivosi pretendenti. Risultato: le lingue bavose intorno a lei raddoppiarono nel giro di qualche ora. Care le mie donne: ma non sapete voi che una delle principali fantasie dell’uomo è proprio quella di convertire una lesbica? (O comunque di infilarsi in mezzo a due lesbiche armato del proprio cetriolino? - che poi se sono lesbiche del cetriolino non se ne fanno proprio nulla se non affettarlo e metterlo nell’insalata -) Sappiate infatti che per gli uomini esiste la cosiddetta Sindrome da Medici senza Frontiere ovvero “Costei è lesbica solo perché non ha ancora provato il mio pisellone da gara. Io credo di riuscire a guarirla con precisione fallica.”.
Quindi donna non fingerti lesbica. Non funziona.
Ecco come devi comportarti.
Una volta stabilito che il bavoso di turno non ti interessa per condizione economica e ceto sociale, adotta la tecnica “scaricatrice di porto a comando”. Lo so, devi farti un po’ di violenza, ma ti assicuro che funziona.
Via libera al turpiloquio, ai gesti maleducati, ad atteggiamenti ributtanti.
Scaccolati il naso a più riprese. Estraiti le mutande dal mezzo delle chiappe in maniera plateale. Sturati le orecchie col mignolo e velocissimamente. Scatarra e snariccia. Se riesci, fai le scoreggine con le ascelle col pretesto di far ridere gli astanti.
Ispirati in gesti, postura ed atteggiamenti, ad uno scaricatore di porto della banlieu di Marsiglia. Spiazzia così il tuo spasimante. Non tornerà mai più. Il dubbio irrisolvibile su come tu possa essere così carina e al contempo così disgustosa lo tormenterà negli anni. Ricorda: gli uomini sognano la donna angelicata e remissiva. La porcona schifosona in realtà non la vogliono. Temono di non essere all’altezza. Non potrebbero sopportare di perdere con una donna ad una gara di peti.

Ecco alcuni esempi di frasi per iniziare.
Un piccolo suggerimento: se conosci un dialetto regionale, utilizzalo.

Mi dai un’occhiata a questa unghia incarnita e piena di pus? Mi fa un male porco. Ieri mi sono azzuffata con un amico e me l’ha pestata. Bastardo figlio di puttana. Gli venissero le emorroidi a grappolo.

Ieri sono stata dall’estetista a farmi schiacciare tutti i punti neri. Anche quelli sulle chiappe.

Mi scappa una cagata pazzesca scusate ora vado in bagno. Perché mi guardate così? Da come mi guardate sembra che voi non cagate mai!!

Buuuuuuuuurp!
(rutto) Era ora! Sono le quattro! Ma che cazzo ci danno da mangiare in mensa?

Sto malissimo. Tutta la notte a scoreggiare. Ma di quelle che quando le annusi poi ti penti. Cazzo.

*Fine*

Nel prossimo fascicolo le tecniche su come sfruttare appieno il proprio potere di donna per ottenere ciò che volete: piccoli favori, facchinaggio della spesa, aiuto nel lavoro, una proposta di matrimonio ragionevole.
Ovvio, lo stile comunicativo che vi insegnerò sarà di tutt’altra natura.
Donne, siate flessibili!
La flessibilità è la via per il successo!

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lunedì 2 luglio 2007

C*lo di Tengi*

Cara amica che leggi questo blog,
oggi parlo proprio a te.
Sei stanca della tua vita monotona e insoddisfacente? Sei esasperata dall'inutile susseguirsi di una serie di giornate tutte uguali che non ti vedono mai protagonista? Sei esacerbata nell'animo da un lavoro che non ti esalta e ancor più da ciò che ti aspetta a casa dopo il lavoro? La tua vita sociale si compone di serate noiose e stressanti? Di interminabili conversazioni che non ti vedono mai al centro dell'attenzione?
Se la risposta a queste domande è si, questa è la rubrica che fa per te.

Da oggi, con una serie di uscite periodiche, questo blog sociale ti offre a puntate la migliore selezione tratta dal bestseller "CulodiTengi- una guida al successo femminile". Con i consigli di CulodiTengi, selezionati da una giuria di esperte, imparerai passo passo a prendere in mano le redini della tua esistenza e a guidarla dove desideri.

In allegato con ogni uscita ci sono inoltre i pratici cartamodelli con cui potrai cucirti addosso con le tue abili manine un vestitino di autostima e sicurezza da indossare tutti i giorni che dio manda in terra: un abito pratico e leggero che ti consentirà finalmente di dire la tua in tutte le occasioni, di valorizzare la tua prorompente personalità al massimo, di liberare la tua fantasia e creatività.

*tratto dal Capitolo 1 "una vera affabulatrice"*

Donna, come vivi le tue conversazioni con gli altri? Per caso te ne stai sempre zitta e muta in un angolo? Preferisci non intervenire e le poche volte che lo fai hai sempre paura di dire delle schiocchezze? Forse è perchè ti sei o ti hanno convinta di non aver nulla di interessante o "giusto" da dire, nulla che valga la pena di essere ascoltato.
Donna: così non va bene.
Devi guarire da questo stato di accartocciamento su te stessa. E farlo è semplice.
Apri la bocca e parla.
Dì qualcosa. Non importa cosa.
Una volta iniziato non ti fermerai più.
Parla, sempre e comunque.
E' impossibile che tu non abbia nulla da dire. Aggrappati con tutta te stessa al tuo essere donna: noi donne abbiamo sempre qualcosa da dire.
E dunque parla, cara amica, commenta, esprimiti!
Questa vita è una continua battaglia: fatti largo a forza di parole e vincerai le sfide più importanti. Mira ad esacerbare i tuoi interlocutori con la forza della tua favella o, dove non riesci, con l'insistenza e la petulanza della favella stessa! Siamo nell'era della comunicazione. Tutti parlano. Ciascuno si sente in dovere di aprire la bocca come una ciabatta e farne uscire quello che gli pare. Non vorrai mica stare zitta proprio tu?
E' possibile che gran parte di quello che dirai non sarà degno di passare alla storia. Non pretendere troppo da te stessa. Non porti problematiche superate. Dove non c'è qualità, sappi che può far gioco la quantità! (E poi diciamocelo: anche se tu fossi una scienziata, chi se ne accorgerebbe?) Se non altro, se ti dai da fare e parli in continuazione hai qualche possibilità in più di diminuire il numero di baggianate a favore di espressioni logiche e ragionevoli. E' una questione di probabilità, mia cara, pura matematica.
Un suggerimento in più: infarcisci le frasi di congiunzioni. Fanno massa critica.

Ecco alcuni esempi per iniziare:
buono questo purè. buono, buono, buono. buonissimo. estremamente buono. come lo fanno qui non lo fanno da altre parti. solo qui lo fanno come qui.
oggi ho finito un libro. sostanzialmente è bello. scorrevole. carino. scorre velocemente. l'ho scorso in metro. è finito bene. meno male.
lo scarico del bagno non va. è rotto. non va da ieri. decisamente chiamo il tecnico. lo chiamo oggi. nonostante non va da ieri.
un'ora e mezza in coda sulla A4 stamane. in coda l'attesa è particolarmente stressante. se viaggio non mi pesa. se sono ferma in coda sì. non è il viaggio in sè è la coda.

E se per caso temi di non essere udita in luoghi affollati per via della tua voce flebile e poco penetrante, ti consiglio di esercitarti per ottennere una vocalità sufficientemente stridula che ti consenta di essere percepita anche nei pressi di un'elicottero in fase di atterraggio. Prendi come modello la nostra ex miss Italia Chiabotto: registrati un paio di puntate delle Iene, ascolta, e prova ad imitare. E' solo una questione di orecchio: tutte noi abbiamo un orecchio "imitativo". (tranne forse la stessa Chiabotto che, nonostante le innumerevoli lezioni di dizione, si ostina a dire "bélla" con la "é" chiusa. Ecco, se anche tu riuscissi a plasmare il tuo eloquio su questa piccola cacofonia regionale - peraltro contro ogni regola di buon gusto - otterresti l'effetto di destare maggiore attenzione.)
Se per caso la visione della Chiabotto ti dovesse schiacciare psicologicamente, ti consiglio di prendere a modello vocale Flavia Vento. In tal modo non ti sentirai in difetto sul piano intellettuale. Ma per te sarà occasione di capire cosa significa esigere di essere ascoltate da milioni di persone pur non avendo nulla da dire e dicendolo per di più con una voce che sfiora la banda degli ultrasuoni. Capirai cosa significa avere sufficiente stima in se stessa da decidere che l'italiano è un optional così come quella cosa che si chiama senso logico di una frase. Capirai come sia possibile cestinare con grazia ciò che resta di un congiuntivo e pulirsi i piedi su uno zerbino recante la scritta ave, consecutio temporum. Apprenderai cosa possono fare una cieca determinazione e una ottusa volontà al giorno d'oggi.
E ora, coraggio donna! Il mondo è tuo.
*fine*

Nel prossimo fascicolo i consigli su come evitare che i maschi ti considerino puro oggetto sessuale prestando poca attenzione a ciò che c'è di buono nel tuo cervellino. Una lettura per tutte le donne, non solo per le bonazze. In allegato il pratico cartamodello per realizzare da sola il pigiamino di saliva che gli uomini non vedono l'ora di fare sul tuo corpo. Per dire loro, una volta per tutte, "ce l'ho già, grazie!".

*Da un'idea della DomizianoGalia, Inc. - un soldino per un'idea -. Tutti i diritti riservati.

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domenica 1 luglio 2007

Non è mica sempre domenica

Si è svolta ieri sera la cena di VeronaBlog, nel corso della quale sono stati comunicati i vincitori del concorso VeronaBlogAwards.
I vostri affezionati voti hanno valso alla Tengi il secondo posto come miglior Blog Femminile della veronasphere, con un distacco di soli due punti dalla prima classificata. Consoliamoci, amici. Non è mica sempre domenica. Non si può sempre vincere nella vita. (con queste massime se non altro vinco il premio impiegata dell'anno)
La vostra Tengi è pronta in ogni caso ad affrontare nuove sfide con rinnovato entusiasmo. Alla conquista della blogosfera, con nuovi ed avvincenti Pezzi!
Scherzi a parte per la prima volta la Tengi è stata chiamata ad apparire in pubblico in qualità di blogger con una faccia, un sorriso e un sedere in carne e ossa (più carne che ossa). Per chi fosse interessato a sapere quanto e se la Tengi è così come dicono (bonazza, culona, simpatica, un cesso, brufolosa, antipatica, mostro dalle nove teste) può rivolgersi direttamente all'amico e patron di manifestazione Domiziano Galia, eclettico blogger dalle mille idee.
Tengano presente i lor signori che la Tengi all'ultimo minuto, presa da una insolita forma di timidezza, ha deciso di non palesarsi e di inviare sul posto una della sua amiche, la più carina, scegliendo così di restare nel'ombra a scrivere, che quello è il suo lavoro, oltre al lavoro vero. Ogni commento sulla Tengi sarà pertanto da riferire all'amica, la quale non ha problemi a sottoporsi al giudizio altrui riguardo in quanto nutre un'altissima opinione di se stessa. La Tengi è comunque disposta a diffondere il numero di cellulare dell'amica, previo scambio di foto.
Al termine della serata l'amica riporta che i blogger presenti hanno brillato per simpatia e semplicità, che la pizza era buona, e che non ha ancora bene afferrato che cosa siano i feed.

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