giovedì 28 febbraio 2008

Il dito e la luna

No perché c’è l’amico, il solito Giorgio, che ha velleità culturali –beato lui - e che per questo mi piglia in giro quando, alla sua proposta di andare a vedere “jumper” questo weekend e recensirlo per la rubrica di Mentelocale, io gli rispondo Che cos’è Jumper.
Pare che la metropolitana di Milano sia tappezzata di cartelloni di Jumper.
"Ma tu cosa guardi quando vai in giro?"
Beh, quando viaggio in metro la mattina io di norma mi guardo i piedi. E quando ho finito coi piedi miei passo a quelli del dirimpettaio. Poi i brufoli del dirimpettaio. Poi il tizio che urla al telefono. Poi il metronotte stanco. Poi l'impiegato pieno di tic. Quindi ritorno alle mie scarpe.
Orizzonti limitati d'ufficio.
 
mercoledì 27 febbraio 2008

Un genio incompreso

"Capacità e competenze relazionali:
Ottengo risultati solo quando lavoro in autonomia.

Capacità e competenze organizzative:
Mi basta organizzare me stesso."

Tra di noi c'è un grande uomo.

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martedì 26 febbraio 2008

Con

Come l'anno scorso, oggi c'ero anche io al Cisco Expo 2008. Tra visioni futuribili e interminabili code al buffet, la giornata è passata nel migliore dei modi, lasciandomi il ricordo di un leggero mal di piedi. Ora sono a casa, finalmente senza scarpe, finalmente seduta.
Tra gli interventi proposti, quello di un professore di telecomunicazioni del Politecnico di Milano lasciava libero spazio alla visione di un futuro in cui la rete non sarà solo delle persone, ma degli oggetti. Ad esempio, potremmo pensare un giorno di indossare degli abiti "conduttivi" che saranno essi stessi una piccola rete locale in grado di offrire servizi a chi li indossa. Pensate a un signore che veste un paio di guanti dotati di una piccola rete interna, che lo rendono in grado di aprire porte, autenticarsi in determinati luoghi o contesti... robotica e domotica e autenticazione, tutto integrato. Di nuovo, si è parlato di web collaboration: condivisione di file, video, immagini, contenuti, formazione. Tutti potremo lavorare insieme a persone che si trovano dall'altra parte del globo; basterà (e basta già) disporre di browser e fare click. E il mondo della rete fissa e della rete mobile si riuniranno nuovamente: potremo così installare ad ogni palo del telefono un punto di accesso, un "nido", come è stato chiamato con un termine che mi piace molto, in grado di offrire qualunque tipo di servizi a noi tutti, ai cittadini.
Giornate come questa sono preziose per capire dove siamo e dove stiamo andando: e anche se noi non lo sappiamo o ce ne freghiamo, c'è chi ci pensa per noi. E a noi, se proprio non vogliamo essere parte attiva di questi cambiamenti, basterà accettarli con naturalezza quel tanto che ci basta o quel tanto che ci serve. Per esempio, una volta di più oggi s'è parlato di blog, di web 2.0 (anche 3.0), di facebook, di widget personalizzati dall'utente e bla e bla. E uno si chiede: ma che è sta roba, poi fanno l'esempio e vien da dire: ah ok, non potevi dirlo prima: la uso tutti i giorni, è 'na cagata. Di fatto, la gente comune avanza a piccoli passi e assorbe le novità con quell'indolenza con cui un bel giorno decide che non ne può più di affettare le zucchine col coltello e si compra il tritaverdure. Di fatto, la gente può anche non avere la percezione delle magnifiche sorti e progressive che ci attendono, e a simili, poderose ventate di novità reagire con uno sbadiglio trattenuto, e a slogan come "grazie alla collaboration ho più tempo per me e per fare ciò che mi piace" rispondere arricciando il naso: "stronzate, se il mio capo mi becca ovunque mi troverò a lavorare anche sul cesso, altro che tempo libero". Di fatto, la gente se ne impippa della telepresenza e ritiene comunque indispensabile vedersi di persona (come mi è stato fatto gentilmente notare), lavora quel tanto che è necessario, e suda freddo ogni volta che in ufficio gli tocca far partire una conference call a tre.
Da parte mia, tutte queste novità mi catturano solo per un paio di ore, precisamente le ore che precedono il pranzo, perché dopo aver mangiato a me mi scatta la narco-conference, altro che collaboration. Mi manca forse la capacità di astrazione, l'entusiasmo o che so io. E però se ci penso meglio mi accorgo che mentre ero là in un paio di occasioni ho sentito la necessità del pc per scrivere tutto ciò o anche solo per verificare delle informazioni o per condivere un paio di considerazioni con qualcuno (al che mi sono buttata sugli SMS). E ora che sono qui coi piedi a mollo e ci ripenso mi rendo conto che per quanto mi accorga di essere social e godere di questo fatto, la mia paura resta questa, che la mania di condividere e collaborare e comunicare faccia sentire a tutti il bisogno di correre a piantarsi davanti al monitor di un PC o di un palmare ovunque siamo e appena ne abbiamo l'occasione, e che la mania di raccontare a Josh che sta dall'altra parte del pianete cosa ci sta accadendo ci faccia perdere di vista Peppino o Concetta che stanno di fianco a noi, e che la frenesia di dire a tutti quello che stiamo facendo o faremo o abbiamo fatto ci faccia dimenticare un po' ciò che siamo, sino a portarci a indulgere eccessivamente verso noi stessi e i nostri difetti (!). Convivere con l'ansia costante di esprimere una sensazione nel mentre che la proviamo, di diffondere le idee non appena ci saltano in testa, potrebbe portarci da un lato a vedere noi stessi come generatori di contenuti che devono essere sempre freschi e inediti (pura illusione) e divertenti (altra illusione), e dall'altro a trovare gratificazione solo attraverso la condivisione continua (a volte non richiesta!), con l'effetto di pensarci meno noiosi o pesanti di quanto siamo in realtà: io condivido, dunque sono (figo). E così ci sentiremo meno soli ma forse proprio per questo meno liberi, giacché il nostro essere, noi e le cose che facciamo e ciò che pensiamo non sarà obbligato ad avere una dignità in sé e per sé, in quanto avrà una sua dignità già nel momento in cui lo faremmo rimbalzare nel web di chat in chat, in mail, in conferenza, in video, ovvero già nel momento in cui saremo ricevuti, assimilati, risposti, condivisi (non è detto compresi, più verosimilmente letti e dimenticati), solo nel momento in cui riusciremo a proiettarci e rifletterci e spezzettarci in miliardi di bit che viaggiano per la rete. Solo allora ci sentiremo davvero noi: indipendentemente da cosa saremo, saremo noi per il solo fatto di aver condiviso qualcosa, e di essere stati in grado anche oggi di comunicare con Josh che sta viaggiando in treno dall'altra parte del mondo, e avergli raccontato una stronzata diversa dalla stronzata che gli abbiamo raccontato ieri, ma che esattamente come la stronzata di ieri non fa ridere nessuno.
Con-divisione
Col-laborazione
E io dove sto?

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lunedì 25 febbraio 2008

Sweeney Todd

Eccoci alla nuova puntata della rubrichetta "visto da lei, visto da lui" su Mentelocale.
Tema della puntata è Sweeney Todd, il musical-giocattolo di Tim Burton: a me piacque assai. Bello, paciugoso e spappoloso.
Scusate il post laconico ma le condizioni lavorative sono le medesime nelle quali scrissi venerdì scorso. Ingolfate.
Una grande tegola si è abattuta sulla mia testa.
Una carogna sulle spalle.
Un gattino aggrappato ai.
Un cetriolo.
Un padulo.
Un pacco gigante.
Insomma, quella roba là.

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venerdì 22 febbraio 2008

E' evidente

Sono del parere che coloro che guadagnano di meno debbano essere i primi a lasciare l'ufficio.

Sono le ore venti e quattordici minuti.

Ecco, appunto.

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mercoledì 20 febbraio 2008

Quel sottile piacere...

... di trovarsi in mezzo ad una discussione in tema di blog e no, dire, non ne ho mai letto uno, di che stramba diavoleria si tratta?
Chi non lo ha mai provato.

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lunedì 18 febbraio 2008

Il petroliere

Un altro lunedì di cinema su Mentelocale e su Pezzi: qui trovate la puntata odierna della rubrica "Visto da lei, visto da lui". Film di oggi è "Il petroliere" con Daniel Day Lewis, superba prova d'attore.
Leggete e votate. Se non lo fate, il demone gobbo vi divorerà. E scorrerà il sangue.

There will be blood, di Paul Thomas Anderson

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Prigionieri nella torre più alta

Non è forse il blog uno strumento che utilizziamo per dire al mondo: "qualcuno mi venga a salvare"?

Dall'incoerenza, dall'insicurezza, dall'infelicità, dallo scarso talento, dalla monotonia, da un eccessivo rigore, dalla solitudine, dalla mancanza di amore, dall'orgoglio, dal furore, dall'invidia, dall'ordine maniacale, da una indicibile perversione, dall'egocentrismo, dalla nullità, dalla simpatia gigiona, dalla paura valere molto poco, dal io non sono così come appaio...

E voi, qual è il vostro drago personale?

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giovedì 14 febbraio 2008

San Pompilio

Per dire che qui dentro oggi potrebbe essere San QualunqueCosa, ché tanto non c'è nulla di nuovo sotto il cielo.
La data del 14 febbraio compare sui documenti come un qualunque altro giorno, svilita del suo significato, a dispetto degli impiegati innamorati.
Eppure fuori di qui, nella banlieu, qualcosa si muove. Una bancarella di fiori ha fatto capolino sul ciglio della strada. Il proprietario ha una grossa pancia e un portamento che dà adito a pensare che la sera di mestiere faccia il salsicciaio. Tamarri di periferia con occhiali da sole sostano di fronte alla sua mercanzia, giusto il tempo per acquistare una rosa per la fidanza, per poi ripartire sgommando sulla loro Alfa nera.
E' il San Valentino de noantri. Per dire, a me non me ne frega niente. O forse no, forse faccio solo finta di dire che non me ne frega niente.
E allora dai: oggi non fiori, ma commenti ad opera di bene.

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mercoledì 13 febbraio 2008

Picasso d'Ufficio

Labbra carnose su collo taurino. Occhiali Ray-Ban a goccia su gote rosse. Capelli lunghi in frangia corta. Capelli corti in forfora grassa. Trionfo caramellato di mechès: listarella bionda, listarella castana, listarella bionda, listarella castana. Disfatta di mechès in ricrescita nera alla julienne. Ventre piatto in camicia tesa, ventre flaccido in camicia abbondante. Ma anche ventre flaccido in camicia tesa. Variegatura di occhi chiari, occhi scuri. Occhio strabico di pernice. Ossatura di schiena dritta, riduzione di cifosi, spalle con scoliosi. Schiena da quarterback e schiena pre-sviluppo. Spalle curve. Spalle ampie. Pollice opponibile. Labbra sottili in sapore di stronzaggine, labbra grosse all'aroma di porcello. E sulle spalle, di fitto pelo, il vello. Sorriso vero e sorriso finto. Sorriso largo con guarnizione di occhi bovini. Sorriso adulto o sorriso da bambino. Sorriso castorino. Letterine zuccherate di voce a trillo, chicchi acidi di voce rauca, spalmata di melassa di bocca lecchina. R moscia. S sibilante. R moscia, R moscia e di nuovo R moscia. C Toshana, scivolata romana, nasale milanese, mea belandi son de zena. Passo secco su tacchetto. Piede piatto in sformato di scarpa. Culo piatto. Occhi visi mani. Naso. Occhi visi mani. Ginocchio. Occhi visi mani.
E il tramonto delle cinque sul picasso di pensieri.
La spesa. Pranzo buono/pranzo cattivo. A che ora la navetta. E' uno stronzo e non capisce un cazzo. La fattura dopo l'ordine. Il servizio ha impatto sui costi di gestione. Benchmark. Offerta. Pompino. Ufficio acquisti. A 120 giorni. Manda mail. Picchio2. Le mutande. Il galletto al vino. I bambini. Ecco la notte.

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martedì 12 febbraio 2008

Tra inverno e primavera

Sono già le cinque e per la prima volta da mesi non c’è bisogno di accendere il neon. Una striscia sbavata di luce arancione filtra attraverso gli alberi e si stampa sul muro. La receptionist si lascia rapire per qualche secondo.
Al piano di sopra ci sono solo quattro persone immerse nel silenzio. In controluce, il pulviscolo leggero galleggia nell’aria ferma, senza decidersi a toccare terra. Uno dei quattro afferra la cornetta, digita poche cifre, si copre la bocca con la mano, attende guardandosi intorno che dall’altra parte qualcuno risponda.
Pronto, sono falco 56. Buongiorno.
Il donnone alza la testa.
Volevo prenotare la pista per domenica pomeriggio. Falco 56, ore 16.30.
Il donnone piglia un fazzolettino e si pulisce il naso.
Il lungo corridoio termina con l’ascensore. Le porte si aprono, ne esce l’uomo muffa. A pranzo era voltato di spalle. Mostrava alla sala una nuca tonda e due orecchie da stupido, attaccate alla testa per tutta la lunghezza, eccetto che nella parte superiore. Sembrava un topo dei cartoni animati. La schiena curva, mangiava minestra chinando il busto verso il cucchiaio. Qualcuno pensò che non avesse diritto di farlo, di mangiare così.
L’uomo muffa percorre il corridoio. Entra nella stanza come fosse in piazza all’aria aperta.
Grazie Pettirosso2. Al ritrovo di giugno considera per me tre adesioni. A presto.
Di sotto, un ragazzo suda. Tartaglia leggermente nello spiegare. Quindi ride della battuta di qualcuno. Ha una risata finta. Si capisce che desidera compiacere qualcuno. Qualcuno pensa che non dovrebbe ridere così. A Natale questo ragazzo, zitto zitto, uscì dalla stanza reggendo una bottiglia di spumante, diretto all’ufficio del capo. Qualcuno pensò che non avrebbe dovuto fare qual regalo. Lo pensò e lo disse ostentando pena, senza confessare nemmeno a se stesso un pizzico di invidia.
Giù da basso, l'avvoltoio si aggira per le stanze in cerca qualcuno da comandare a bacchetta. Ha la bocca sottile e le spalle asimmetriche. Tiene le mani rattrappite lungo i fianchi e si muove così, come il fantasma dell’opera. Osserva una donna che civetta, sente delle parole che sono sicuro preludio a un amplesso. Arriccia il naso come se avesse sentito un cattivo odore, e se ne va. Spalanca un’altra porta, e alza la voce. Qualcuno diventa rosso e pensa che non ha il diritto di fare così. Qualcun'altro osserva e pensa che sia tutto naturale.

... gli ho detto mille volte di non fare così. Mi ascolta mortificato ma poi...

... Pettirosso2, sono Falco56. Perdona se ho interrotto la comunicazione. Il solito stronzo. Dicevo: Cormorano, Speroniere71, Cacatua. “Nec Ianta Me Comu Sic Manuta Me Tumbu”. He, he...

... e’ geloso che non gliela dai, chiaro ...

... ah ah ah ah! Devo dire che questa è davvero buona...

... è tutta colpa sua è lui è stato lui che ha tramato nell’ombra e adesso si gode e fa finta di niente ma non sa che io adesso chiamo mio fratello e lo aspetto fuori, la vedi la macchina nuova della merda gli taglio le gomme gli spacco il finestrino ci metto niente chiamo i miei amici di Baggio vedrai che bel lavoro e comunque io glielo dico in faccia sei un liquidatore di merda sei...

... stammi bene allora ah ah ah ah!...

... un liquidatore di merda...

... che si trovi da scopare...

...spacco la faccia...

... Airone Rosso come capo stormo...

... accidenti, che capperozzo che m’è uscito!


Siamo incagliati tra inverno e primavera.

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lunedì 11 febbraio 2008

Caos Calmo

Un po' come quello che regna oggi in ufficio.
La puntata di oggi della rubrichetta su Mentelocale, cui vi indirizzo con preghiera di votare, parla del film con Nanni Moretti. Scusate il mio essere prosaico, ma a me è sembrato un film "da ricchi". Troppo fuori dalla normalità per essere condiviso, troppo sciatto per far sognare. E quanto a far riflettere, io credo che il pubblico che ama Moretti soffra di un generoso preconcetto secondo il quale tutto ciò che fa Nanni è sempre ironicamente intelligente, o intelligentemente ironico che dir si voglia.

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Parola di Tengi

Diffidate dai blogger che in vita loro non hanno mai pensato di chiudere il blog, o anche solo di prendersi una pausa.

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giovedì 7 febbraio 2008

Ancora su "Into the Wild"

La rubrica su “Into the wild” ha stimolato il dibattito tra i lettori di Mentelocale, tanto che sono fioccate in redazione lettere aperte, appunti, pensieri, commenti, tra cui quello di Demis Biscaro, pubblicato qui dal buon Giorgio Viaro.

Dopo averlo letto devo dire che Demis ha le idee ben chiare: conosce a memoria il significato di responsabilità, declina perfettamente il senso della vita nel confronto con gli altri, sottolinea la necessità del passaggio dalla giovinezza all’età adulta con una sicurezza tale che sembra abbia vissuto duecento anni. Dico, a trovarne di persone così.

Dopo il suo pezzo mi ha preso una tristezza infinita.
Passato qualche minuto, mi sono girate le palle.

Perché mi è parso chiaro come col suo commento al film cerchi pacatamente (ma sotto sotto il sangue ribolle, eccome!) di evangelizzare il lettore.
(Mi chiedo da dove provenga l'istinto moralizzatore che pervade il pezzo. Come può una storia lontana nel tempo e nello spazio, per di più romanzata, scuotere così la coscienza di un cittadino italiano nell'anno di grazia 2008 da stimolarlo a comporre nero su bianco introduzione-tesi-conclusione del tema dal titolo: “Vita: tips and tricks”?)
Il pezzo clou, che quasi risparmia di leggere il resto, sta alla del primo capoverso: "[il personaggio del film] è in fuga da qualsiasi forma di responsabilità". Bingo.
Caro Demis, di quali responsabilità parli? Perché mi sembra che il film sia di una coerenza spaventosa, per quanto riguarda l'assumersi responsabilità e conseguenze delle proprie azioni. Quali sono le responsabilità che non vedi tratteggiate e nelle quali vorresti specchiarti? Quali sono le responsabilità che dovrebbe avere un ragazzo di 22 anni? Parliamone.
(E comunque non riesco a non interrogarmi sulla spinta apostolica di coloro che sempre esigono di riconoscere un senso di responsabilità dichiarato e manifesto negli altri.)
Di più, Demis calca la mano sulla responsabilità come confronto con gli altri, come costruzione di rapporti umani duraturi. Non giustifica l’allontanamento dalle persone. Non c’è possibilità di cedimento, non c’è margine di errore per lui (i genitori sono quelli e te li cucchi. Se non ce la fai, colpa tua).
Sul finale del pezzo, l’Apocalisse. Demis legge in questo film un "monito tremendo" per le nuove generazioni (quasi avesse scorto, tra i titolo di coda, il disclaimer: “le immagini che avete visto possono creare rapimento e fascinazione. Attenzione, non provate a farlo da soli a casa!”)
Ma tremendo di che? Tremenda è l’angoscia sottile che ti prende tornato a casa. Il coraggio sta nel darsi una risposta. La coerenza e la responsabilità (verso se stessi, certo!!! Verso chi altro sennò?) è non far finta di dimenticare la risposta che ci si è dati.

Il “tremendo monito” a mio parere sta piuttosto nel dogmatico verbo che tuona secondo coerenza e rigore incrollabili e che, se non fosse così fastidiosamente dispensato da Demis dall’alto di un pulpito, potrei persino arrivare ad ammirare.
Magari un giorno un cui sono in buona, ecco.

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lunedì 4 febbraio 2008

Motivi di vanto

Come tutti i lunedì esce la rubrica delle Tengi su Mentelocale.
Il dibattito di oggi è su Cloverfield e lo potete trovare qui.
Che dire, prevedevo di soffrire di giramenti di testa, senso di nausea (il tutto è girato in soggettiva), ma nulla. Avrei dovuto mangiare più pesante. Se volete vi dico come va a finire.
Se ci vorrete votare sarà per noi ulteriore motivo di vanto. La partecipazione che abbiamo riscontrato nelle scorse settimane ci ha già fatto più volte gonfiar le piume. Il compagno di rubrica, Giorgio, è in visibilio.
Io, come al solito, sono in ufficio.

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venerdì 1 febbraio 2008

La pensata delle 17

Secondo me quando uno aggiunge un blog nel proprio feed reader prima o poi finisce per non leggerlo più, o comunque meno spesso, o comunque con meno attenzione di prima, quando lo raggiungeva tramite link diretto.

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