venerdì 30 maggio 2008

L'impero dei sensi

Insormontabili difficoltà logistiche mi hanno impedito di vedere il film che Giorgio mi aveva assegnato per questa settimana, "9songs". Sarà per la prossima volta.
A mia discolpa, posso dire che ho fatto il possibile per reperirlo, e bando alla timidezza ci ho persino messo la faccia col commesso del videonoleggio, che appena mi ha sentito pronunciare il titolo del film che cercavo ha subito ribattuto: "E' un film erotico, vero?".
Credo di essermi fatta un nuovo amico.
Pertanto (e per me non è stato assolutamente un ripiego) ho rivisto L'Impero dei Sensi. Qui la mia primaverile recensione.

Un saluto dall'ufficio alias Impero della Pace dei Sensi

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lunedì 26 maggio 2008

Slow networking

Il tema della GGD di venerdì scorso era lo speed networking. Ci hanno preso e fatto fare una specie di gioco: dopo averci mischiato come un mazzo di carte napoletane ci hanno chiesto di voltarci verso chi ci stava di fianco e presentarci, parlare, raccontargli la nostra esperienza. Quattro minuti a disposizione. Dopodiché, cambiare persona. E così abbiamo fatto, per cinque volte.
Ha quindi preso la parola una ragazza che detiene il primato italiano di numero di contatti su LinkedIn. Mi sono chiesta quanti ne abbia, esattamente (se io sto sui cinquanta, lei come minimo ne ha mille), poi che cosa se ne fa di tutti questi contatti, e che testa bisogna avere per ricordarsi qualcosa di tutti, per non fare figuracce. E poi mi sono chiesta a cosa serve fare rete? E se è vero che alla GGD ho conosciute tante persone nuove e interessanti ed è stato molto carino, come mai il giorno dopo non ho saputo evitare l'amarezza di scoprire che almeno cinque persone che volevo conoscere erano lì e non le ho conosciute? Come diavolo ho fatto a mancarle, con la mia rete? Avrà dei buchi, la mia rete? Che razza di persona sono, io e la mia rete a groviera?

Ieri, con questi interrogativi in tasca, ho preso il treno per tornare a Milano.
A Romano il treno ha inchiodato. L'altoparlante sopra le nostre teste ha gracchiato qualcosa come Bzzz Causa investimento Graaaa Resteremo fermi Bzzz Prrrrt Almeno un paio d'ore.

Ho assimilato la devastante notizia con spirito zen, continuando ad ascoltare musica. Poco dopo, le batterie dell'mp3 hanno ceduto. Ho comiciato a scrivere messaggi. Quindi è partito anche il cellulare. Ho letto due righe e mi si incrociavano gli occhi. Dopo soli venti minuti già non sapevo più che fare. E così, mi sono ricordata della GGD. Mi sono girata verso destra, e ho attaccato bottone con il vicino, concedendomi almeno venti minuti prima del cambio, ché tanto a Romano ci dovevo stare due ore. Il tipo era straniero. Ho sfoderato il mio inglese scolastico di epoca elisabettiana e gli ho chiesto di lui. Si chiavama qualcosa che non ho capito, veniva dall'Australia. Ha girato mezzo mondo con la moglie, che sedeva di fronte a lui, e ci scommetto che un simile casino ferroviario solo da noi l'ha beccato. Mi ha parlato di squali e di natura. L'altoparlante ci ha interrotti per comunicarci che avrebbero attaccato un locomotore al sedere del treno per farci rinculare fino a Bergamo e da lì prendere la Via delle Spezie per arrivare a milano. Non sapevo come spiegarglielo, all'australiano, perché non sapevo come si diceva locomotore, e il senso del piano B di Trenitalia stava tutto lì. Mi sono fatta capire lo stesso (credo di avergli fatto ciuf ciuf), tanto che alla fine ha detto "engine". Cazzo, engine vuol dire un sacco di altre cose, oltre che locomotore. L'inglese di oggi fa girare sempre le solite quattro parole, era meglio quello di epoca elisabettiana. Mi sono voltata alla mia sinistra e ho iniziato a fare network con Roberto, che a luglio si sposa e voleva andare in Australia in viaggio di nozze, ma non ce la faceva coi soldi e così va da un'altra parte. Poi ho parlato con la moglie dell'australiano, che aveva addosso tanta di quella chincaglieria che neanche la Madonna degli Ori. A un certo punto lei si è tolta una scarpa e ho avuto paura, perché potete immaginarvi l'aria fetente che c'era un quel treno affollato, e voglio dire, non avevamo certo bisogno di rinforzi. Dalla scarpa è uscito un calzettone verde marcio tutto costellato di pallini di lanetta urfida. Questa ci ammazza, ho pensato. E invece no, nessun odore. Ma quando si è poggiata la scarpa sulla gamba, vicino al libro che stava leggendo, che anche se era un bestseller di quarta categoria era pur sempre un libro, allora sì, mi ha fatto un po' schifo. Allora sono scesa dal treno e nella sala d'aspetto della stazione ho aiutato un tizio che armeggiava col distributore di caffè; un tizio che forse era sordo, perchè ho provato in italiano inglese e francese ("ça ne marche pas!") ma lui non rispondeva, e così ho fatto network a gesti: ho allargato le braccia per significare Che ci vuoi fare, poi ho fatto un gesto ampio verso l'esterno per dire Tanto siamo tutti nella stessa barca e poi ho sorriso e gli ho detto Ciao a presto scandendo stupidamente le sillabe. Poi sono salita sul treno e via di nuovo con gli australiani, che nel frattempo si erano comprati una sleppa di pizza.

Dopo tre ore il treno è ripartito e dopo mezz'ora è giunto a Milano. Molte delle persone con cui ho parlato non le ho nemmeno salutate. Alcuni dormivano, altri erano scomparsi. Sono scesa in fretta, pensando al taxi che dovevo prendere, a casa mia e al mio lettino. Ho visto molte persone sfilare via lungo la banchina, ognuno maledicendo in cuor suo lo stronzo che ha avuto la bella idea di buttarsi sotto un treno, di domenica. Poco a poco, sono spariti tutti.

La rete nel nostro caso è stato un mezzo per passare il tempo. Per qualche istante eravamo uniti nel pensiero che che le ferrovie fanno schifo e che siamo stati proprio sfigati. E di quelle due ore in cui io e gli altri siamo stati insieme, siamo stati noi, è svanita a poco a poco la traccia. I rapporti che abbiamo allacciato si sono sciolti come zucchero nel caffè. E' stato solo un caso, una coincidenza, quella che ha fatto sì che spontaneamente ci parlassimo. E ora, dell'immenso potenziale umano di cui ho solo percepito l'ombra, quanta parte è rimasta? Quanta parte si è sedimentata sul fondo della tazzina? Avrebbe avuto senso raccoglierla? Non lo so. Anche volendo, non è possibile avere esperienza e serbare tutto il potenziale che c'è. Non è possibile tenere tutto e tutti quanti nel palm(are) della nostra mano.

E' anche vero però che di quello zucchero che si scioglie rimane comunque un lieve sapore in bocca. Il ricordo. E di piccolo un ricordo se ne possono fare altri cento, in quella che è davvero una rete, quella sì. Emozionale. Altre cento persone di una persona, altre cento storie di una storia, ogni volta che la raccontiamo, per come la raccontiamo, per come gli altri la ascoltano.

E anche di questa storia, magari, per come ve la sto raccontando io ora. Anche se solo per cinque minuti vi siete girati da questa parte. Anche se tra poco sparirò, anche se non sapete nemmeno chi sono.

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lunedì 19 maggio 2008

Dancing with myself

Corso Buenos Aires.
Auto in coda, lato passeggero.
Finestrino abbassato e gomito fuori.
Testa china a battere il tempo.
Pomeriggio tardo.
Cameretta, ai piedi del letto.
Gambe incrociate. Capelli crespi e cerchietto di plastica. Occhiali rossi.
Ohh-ohh-oh-oh!
Motorini in fila. Aria condizionata che picchia sul viso. Telefonino in tasca e una mail che frulla in testa.
If I had a chance I'd ask the world to dance, If I had a chance I'd ask the world to daaaaaance!!!
Libri a terra. Cornetta ancora calda. Telefonata urbana senza prefisso. Caldo, caldo, caldo. Bici in garage e un bigliettino in tasca. Ci vieni a vedermi domenica pomeriggio? Quando vuoi, bambino. Tu ancora non lo sai ma sei mio.
Well I wait so long for my love vibration and I'm dancing with mys-e-e-lf!!!
Alcool che picchia. Questa macchina è troppo piccola. Ed è di nuovo estate, amico mio. Un racconto in canna, due parole in sms, troppi aperitivi e poca palestra. Siamo ancora qui, ci crederesti? In fondo è perché ci stiamo bene.
Ohh-ohh-oh-oh!
Stereo musicassette col sinchro-start. Mamma che bussa alla porta. E vattene. Ritagli di giornali. Telefonate anonime. Lo vuoi sapere un segreto. Mi piace lui, non vivo più. Bambino portami dove vuoi.
Dancing with mys-e-e-lf!!!
E perché non ce ne andiamo. Cosa stiamo aspettando. Non sto più nella pelle. Sgasa a più non posso, fammi divertire. Portami dove vuoi. Beviamocela tutta. Ho il doppio degli anni di quando ero cretina e cantavo a squarciagola Ohh-ohh-oh-oh!
Ohh-ohh-oh-oh!
Stasera se mi lasciano sto fino alle 10. Chiedo a lui se mi accompagna a casa. In bici sulla canna. Caldo, caldo, caldo. Metterò la gonna. E non sto più nella pelle. Portami dove vuoi bambino. Prima che la canzone finisca. E beviamocela tutta. Perché ho già la metà degli anni di quando sarò troppo vecchia per ascoltare Dancing with myself e urlare Ohh-ohh-oh-oh!
E Ohh-ohh-oh-oh!
Ohh-ohh-oh-oh!
Ohh-ohh-oh-oh!

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venerdì 16 maggio 2008

Ken Park

Per chi ne ha voglia, altre due chiacchere su un'altra pellicola per la rubrica sui film osé.
Dopo il Rocco nazionale, è la volta degli adolescenti di Larry Clark.
Ken Park [2002]

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mercoledì 14 maggio 2008

Apocalisse di Giovanni

Dopo una necessaria fase di rodaggio iniziale, e una non meno doverosa fase di transfer ("sono triste? lui mi consola. sono felice? glielo racconto. patisco? lui lo sa. vado in bagno? non glielo nascondo"), posso dire di aver finalmente instaurato col mio blog un rapporto sano e spontaneo.
Scrivo quando mi va e non per obbligo. Lo lascio languire per intere giornate, per poi ripigliarlo per i capelli a notte fonda. Quando mi annoio, medito serenamente di chiuderlo immaginando un universo alternativo in cui Internet muore e nessuno va al suo funerale. Leggo i commenti e me li gusto. C'è un mondo dietro. Mi sollazzo del plauso degli affezionati così come dei nuovi lettori. Mi esalto, mi avvilisco. Vivo, insomma. Anche qui.
Son lontani i tempi cupi delle statistiche, dei due tre meme idioti in cui sono incappata mio malgrado (ero giovane e inesperta). Son lontani i garini, i manini, i primini della classe. E chissenfrega degli accessi, delle numero di visite (che quando sono troppe, è tutta gente che si presenta a mani vuote, tanto per leggere qualcosa mentre si scaccola e al termine tirare un rutto), chissenefrega dei visitatori ("ma sono unici? se non sono unici non conta, cazzo!"). Mi importa una sega, ché certe volte quello che conta è sbronzarsi e per sbronzarsi bastano quattro gatti. Ogni tanto sparo anche quattro cazzate nella Web Radio della Blogosfera. Sotto pseudonimo, per dire quello che mi importa (non della radio, ma di far sapere che sono Io, La Tengi, quella che parla. Che poi Io chi? Io come? Io quale?).
Insomma. Passata la fase bipolare, posso dire di essere serena.
Serena, appagata, felice.
Tutto è compiuto.
Per sempre.

Ma ora.
Chi cazzo è che mi ha detto che sta per tornare Blogbabel?!?

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lunedì 12 maggio 2008

Iron Man

Pezzi d'Ufficio porta bene!
E fu così che l'anonimo commentatore meglio noto come Don Cosciotte, intervenuto polemicamente su un mio post, tanto da meritarsi un'apparizione a solo sul blog, è stato notato dall'esimio rettore dell'area cinema di Mentelocale, e oggi è con me nella rubrica "Visto da Lei, visto da Lui", che potete leggere qui.
Voci di corridoio sostengono che don Cosciotte, dietro richieste di donne scatenate che gli vogliono fare la pelle, sarà presente alla prossima Girl Geek Dinner.
... ah, dimenticavo, abbiamo visto Iron Man. Vabbè.

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venerdì 9 maggio 2008

A buon rendere

Tra poco ci saranno delle premiazioni.
Primo secondo e terzo classificato, con ricchi premi e cotillon.
E se è vero che "a questo successo hai contribuito anche tu", se è vero che qualcuno un giorno ti disse che ci sarebbe stato qualcosa anche per te, è anche vero che non hai avuto bisogno di particolari promesse per darti da fare. Progettare, pianificare, proporre, esporre, e accettare di buon grado i costruttivi suggerimenti dei rompicoglioni. E rivedere, modificare, aggiornare, coinvolgere e spiegare. E poi rispiegare daccapo, per l'ennesima volta, perché c'è sempre qualcuno che non capisce.
Ora però, anche se è vero che nessuno ti ha giurato nulla col sangue, qualcosa te lo aspetti ugualmente. Un po' come le storie di sesso, che prima ci si mette d'accordo che è solo una storia di sesso, che lo si fa solo per trombare, e poi non è mai così, poi finisce sempre che uno dei due si aspetta qualcosa. Anche solo un cinema il venerdì sera o un gelato, la domenica, al parco.
Muoiono così i migliori entusiasmi.
Muoiono nel modo peggiore, cadendo nell'oblio di chi per primo li provò.

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mercoledì 7 maggio 2008

Ufficio portinai

Ebbene sì, lo ammetto.

Il file scaricabile da EMule con le dichiarazioni dei redditi del 2005 dei contribuenti di Milano è arrivato anche sul mio PC.

Cioè, dai, ce l'ho qui. Che faccio? Non lo guardo?
...
Strabiliante. Nomi e cognomi, date di nascita. Cifre. Sbattute lì, così.
Il giochino d'ufficio di questi giorni è sbirciare e commentare. Prima i dirigenti, ovvio. Sui quali sono più le conferme delle sorprese. Dopodiché si passa ai livelli medi. E lì si che se ne vedono delle belle. Ci sono degli insospettabili: maglioni lisi, scarpe bozzate, dopobarba puzzolente, ma dichiarazione da urlo. E lì scatta il lutto dell'impiegato medio. Perché si può stare a parlare quanto si vuole di meriti e demeriti, ipotizzare aumenti e gratifiche, spizzare con invidia l'auto nuova fiammante o il palmare figo, ma quando carta canta, c'è poco da fare. Non resta che prendere atto e mettersela in saccoccia.

Per dire io mi farei del gran male a tirar fuori l'elenco della mia città natale e misurare cosa ne è accaduto dei miei ex compagni di liceo, per dire eh. Di quello bocciato tre volte, di quello che mi metteva le mani addosso, di quello che non si applicava, di quello secchione.
Non credo che lo farò: è primavera e non mi va di rovinarmi la tempesta ormonale con altri pensieri.

E' stato detto di tutto, sull'utilità vera o presunta di queste pubblicazioni. Non ho un'opinione precisa al riguardo, almeno se qualcuno non mi spiega prima in che cosa dovrebbe consistere il controllo tributario da parte dei cittadini.

Quello che è certo è che qui è la curiosità a farla da padrona. E l'invidia. O meglio, la necessità di conferme. La rassicurante consapevolezza che il capo dichiari un sacco di grana, che noi al contrario non si abbia manco li soldi per chiagnere, che lo stronzo del terzo piano è-un-lecchino-che-ha-fatto-carriera- grazie-agli-amici-del-padre e che la carognetta del secondo è-una-profumiera-che-l'ha-fatta-annusare-molto-bene-in-giro, vedi-quanti-soldi-si becca-per-non-fare-un-cazzo. Insomma, il pianerottolo dei piccoli. E ciò mi pare inconfutabile.

E come ogni balocco da portineria, presto arriva e presto finisce. E tra poco si parlerà d'altro.

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martedì 6 maggio 2008

Polemica!

Qui di seguito trovate la mail di un caro amico che mi ha scritto in risposta al post precedente..
Noto in essa un forse eccessivo livore, solo in parte giustificato dal mio post, che di fatto lasciava spazio ad una possibile apertura verso un mondo in cui non tutte le donne sono cloni della signorina Rottermeier a caccia di monelli da educare. La pubblico comunque con orgoglio, perché - se non si pensa che può corrispondere a verità - è molto divertente.
Io nel frattempo faccio la mia parte di donna im-perfetta, procurando di non abbandonare mai i gambaletti, di ubriacarmi sempre di più e in modo più molesto dei miei accompagnatori maschi, e di usare le canottiere fino allo sbrindellamento, le calze sino al logorìo, e i pantaloni sino allo sfiancamento del cavallo. E ci provassero a farmi cambiare.

"Ogni tanto, non sempre – lo ammetto – mi affaccio sul tuo blog come a una finestra sulla campagna senese, sicuro che una rondine mi accoglierà cinguettando. E invece stamattina mi sono imbattuto in un piccione con la cirrosi epatica. Di solito preparo le papille gustative ad assaporare il tuo blog hamburger, eppure, mimetizzato tra le salse, il cetriolino di oggi era stato forgiato a Murano da un mastro-vetraio no global. La domanda è: perché mi ostino a leggerti? Ma ad essere sinceri... la domanda è: che cosa stai dicendo Willis? Stamattina mi aspettavo il buon giorno da “Pezzi” e ho trovato un femmineo rutto all’arsenico.

Sarò sintetico: le donne nascono, crescono e vivono all’unico scopo di cambiare la realtà che le circonda. Dal contrassegno sul grembiule dell’asilo, all’uomo che diventerà il padre dei loro figli passando attraverso innumerevoli avvicendamenti nel reparto calzature (cambiano i colori, i materiali e la lunghezza del tacco ma la realtà è fatta di piccole dita cicciotte testa rossa perchèiovalgo). Fattene una ragione, Tengi. Le cose di cui parli sono tutte sensate, certo: l’abbigliamento, l’igiene, la capacità dell’homo erectus di sbucciare le mele... ma non è questo il punto. Non è questo che vi interessa (provo un adorabile prurito a generalizzare). Quello che volete è stravolgere il futile, per il puro gusto di farlo. Applicare a un essere umano (per carità, peloso e sudato, ma che ha pur sempre fatto le scuole) quella innata attitudine ossessivo/compulsiva che ti porta a cambiare 50 volte le tendine della cucina perché non si abbinano ai riflessi del soffritto.

‘O donna, sei un’amante dello sport, delle gite fuori porta, dei colori pastello? Sceglierai come compagno di vita un ingegnere informatico. Anzi di più: L’uomo che ha inventato la Playstation! E proverai a trasformarlo in un istruttore di sci alpino. Sei una giovane intellettuale, ricercatrice universitaria impegnata nel sociale? T’innamorerai alla follia di Lorenzo Lamas e lo costringerai a leggere un libro sulla desertificazione in India.

E’ così che ho perso gli uomini migliori della mia generazione. Quelli liberi... di non scegliere se essere vegetariani (a furia di bere sangue umano molte donne hanno perso il piacere della bistecca, di mucca). Quelli che arrivano alle feste scortati da un etilometro con la gonna (costretti a ripiegare sui fonzies - godisoloametà - mentre gli altri si bevono i freni inibitori). Quelli costretti all’IKEA durante l’ultima giornata di campionato, perché si sa... i colori migliori del verktig finiscono sempre prima (esatto, ho parlato di calcio... non cambierò mai..). E poi sì, sono uno di quegli amici maschi che vi detesta, o donne cambia-uomini, esseri diabolici tutte casa e Sex and the City. Io stasera non troverò nessuno per giocare a calcetto, ma voi vivrete i prossimi anni nell’illusione di essere riuscite a trasformare un tricheco mannaro in Terence di Candycandy.
Alla prima luna piena, chi riderà?

Firmato Don Cosciotte"

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domenica 4 maggio 2008

Estemporaneo

Scusate.
Ma chi l'ha detto che questa cosa che le donne dopo un po' che stanno insieme a un uomo iniziano a fare di tutto pur di cambiarlo sia una cosa brutta? Per dire, conosco uno che da quando sta con la sua morosa oltre a curarsi di più ha iniziato anche a vestirsi meglio, perché è lei che lo porta nei posti giusti e lo consiglia sugli acquisti da fare, con notevole guadagno del di lui aspetto. E un altro, sempre per fare un esempio, che ha imparato a lavarsi sempre, tutti i giorni, e non solo quando va agli allenamenti di basket, tanto più che era da un anno che aveva smesso di andarci e quindi anche di lavarsi, al che è subentrata lei che gli ha intimato che se non si lava non lo tocca neanche con un bastone, e così adesso lui è sempre tirato a lustro, con notevole sollievo delle di noi narici. Per non parlare di quell'altro che siccome la sua lei sta sistemando casa ha avuto modo di imparare molte cose, da appendere una mensola coi tasselli fino a veriniciare un serramento, e voglio sottolineare la preziosità di questa donna che gli ha insegnato un mestiere che nessuno fa più, tanto che lui volendo potrebbe licenziarsi dall'ufficio e fare i miliardi come idraulico o tapparellista. Poi si potrebbe parlare dell'amico che finalmente si è deciso ad andare a vivere da solo, grazie a lei che gli ha detto che non ne può più di trombare con sua madre nella stanza accanto e gli ha trovato subito un appartamento, che era di un amico di lei che aveva bisogno di affittarlo e così lei in un colpo solo ha aiutato due persone, e ditemi se è poco, e poi all'altro gli ha risolto un problema mica da ridere, che di 'sti tempi quando affitti una casa non sai mai chi ti capita. E insomma io sfido chiunque a non rendersi conto dell'estrema utilità delle donne e dei cambiamenti che apportano agli uomini incoraggiandoli ad avere abiti adatti, case accoglienti, cura della persona e adeguata alimentazione, nonché all'uso incredibile del sapone, alla scoperta del tronchesino per i piedi o della macchinetta che taglia i peli del naso. Perché questi uomini bisogna prima dirglielo e poi chiederlo gentilemente e poi ordinarglielo, finché non si convincono della bontà del suggerimento. E non significa essere rompicoglioni, è semplicemente avere la certezza di cosa è giusto e tanto senso dell'umorismo perché, dai, le basi! voglio dire, le basi cerchiamo di impararle, e che cavolo ci sono certi che non sanno che a tavola non si passa davanti col braccio al muso di chi sta di fianco, o non si rutta o non ci si stira, o la cosa dei gomiti che non si appoggiano o che non è saggio buttare in padella la bistecca con l'olio bollente e il fuoco al massimo che fa fffffffffssssss e sbroffi tutta la cucina e poi tanto si sa a chi tocca pulire. Perché noi lo sappiamo, eccome, che cosa è meglio. E loro non lo sanno, no. Non è così difficile. Voglio dire, quando siamo noi alla guida di un'auto è tutto un Fai così Fai cosà, Svolta di qua Cretinetti e Lascia fare a me.
E allora o hai uno spiccato senso dell'umorismo e tanto amore e dedizione e ti ci butti a capofitto tu, donna, in quest'impresa disperata in cui nessuna madre o fidanzata o amica è riuscita e quasi la prendi come un sfida, col rischio di essere martirizzata dagli amici di lui che ti odiano perché lo hai cambiato, oppure li lasci cuocere nel loro brodo - senza sale - da maschioni e te ne impippi e fai come quella tipa che a tavola ruttava più forte di lui e ogni volta che si toglieva le scarpe lo faceva secco dalla puzza ma non prima di avergli esibito i gambaletti color carne. Adesso che ci penso aveva pure le mutande sbrindellate. Ma non so come sia finita. Chi lo sa, magari sono felici.

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