martedì 27 febbraio 2007

Pezzi Musicali

Secondo appuntamento con Le Interviste d'Ufficio: alla ricerca dei fantomatici "altri" mestieri. L'ospite di oggi è una ragazza simpatica e carina, reduce da un Toga Party. Il microfono è settato, la base è pronta, cominciamo.

Ciao.
Ciao a tutti i lettori di Pezzi.
La prima domanda, come sai, è di rito: che lavoro fai?
Lavoro per una società che organizza eventi e progetti musicali, e che si occupa tra le altre cose di produzione esecutiva di dischi, comunicazione, marketing, progetti pilota da proporre alle case discografiche…
Una tipica attività che svolgi?
Per molte iniziative rivesto il ruolo di "project manager": mi occupo di tenere sotto controllo i costi di preproduzione, studio di registrazione, vitto e alloggio per i musicisti…
Wow! Tratti coi musicisti?
Si, in pratica sono la loro badante. Sono io che assegno loro i budget di spesa, e li tengo sotto controllo affinché non esagerino. Devo essere taccagna e pignola.
Con che tipo di persone hai a che fare quotidianamente?
Psicolabili. Dalla manager della comunicazione di grandi multinazionali con la fobia per i pesci al discografico dai gusti "particolari", passando per tutte le tipologie di musicisti o interpreti dalla personalità border-line.
Descrivi te stessa nel tuo ambiente lavorativo.
Amo paragonarmi a un funambolo in equilibrio su di una corda che cerca in ogni istante il modo corretto di riequilibrare l'asta per non cadere nel precipizio.
Parlaci di questi famigerati discografici, vuoi?
Oh, si! Sono gli esseri peggiori del mondo. Se hanno bisogno di qualcosa ti lisciano per farti sentire in obbligo di riconoscenza e ottenere ciò che desiderano; se hai bisogno tu di qualcosa li devi pregare in ginocchio. Sono avari. Sono avidi. Son proprio delle merde. Ti rispondono sempre: "vedremo" "ci penso", ma in realtà vogliono dire "no". E anche se ti dicono "si", con ogni probabilità intendono "no". L'ho imparato col tempo.
Che criptici. Tra artisti, manager e discografici, qual è la categoria peggiore?
I discografici tutta la vita. Un manager intelligente è in grado di capire l'artista e non lo snatura spingendolo a fare cose che non gli appartengono. I discografici invece sono dei diavoli: pur di promuovere un artista te lo venderebbero anche spalmato sul pane, in nome della visibilità a tutti i costi.
Poveri artisti, geni indifesi…
E' l'entourage che dovrebbe difenderli. Spesso capita che gli artisti giovani, che non hanno l'esatta concezione di se stessi e della loro musica, vengano montati dalla casa discografica. E così accade che agli studi di registrazione dove lavoro arrivino dei pischelli di 25 anni in Mercedes, nuovi idoli del pop italiano, e che scendano dalla macchina con le mani avanti per evitare qualunque domanda, il viso fasciato da occhiali scurissimi. Oh bimbo, qui in studio ci sono le foto di Vasco Rossi, e tu chi sei???
Nei tuoi studi incontri anche ragazzi alle prime armi?
Si, certo! E si assomigliano tutti: tipologia alla Beavis and Butthead, per intenderci, storditi ai massimi livelli. Scena tipica: si presenta il classico adolescente con la chitarra in spalla che non ricorda chi tra gli amici abbia prenotato la sala… non si ricorda neanche il cognome dell'amico, abituati come sono a chiamarsi tutti per soprannome! Però devo dire che son "genuini". A parte gli stronzi che spengono le cicche sotto il tappeto della sala prove, certo.
E cosa suonano?
Classico repertorio della formazione a 5: U2, Queen, Deep Purple, Guns 'n' Roses. Presente gli strilloni che urlano "Desiiiiiireeeee"?
Ricordo, ricordo. Chi è per te il "vero" artista?
Il vero artista secondo me lo riconosci solo davanti al pubblico. E' colui che ha l'appeal per dominare davvero la platea. Una caratteristica di chi ha fatto molta gavetta, che non si ritrova nei tanti "prodotti" sfornati delle case discografiche.
Genere musicale preferito?
Sono onnivora: ascolto funky, cantautori come Paolo Conte, musica indipendente per motivi di lavoro ecc..
Definisci la musica indipendente o "indie": si tratta solo di musica senza portafoglio?
No, è davvero stilisticamente indipendente dalla musica mainstream. Gli artisti indie sperimentano i suoni, e fanno riferimento ad artisti sconosciuti ai più: non guardano a Mogol, ma a parolieri come Umberto Bindi per esempio. E' come se fossero nati su un loro pianeta.
E' più importante il lavoro che svolgi di giorno o le Public Relation che coltivi la sera alle feste?
70% sicuro è dovuto alle PR, anche di più.
E come funziona?
Niente, dopo il lavoro vai agli aperitivi nei locali frequentati dagli addetti ai lavori, chiaccheri con tutti e cerchi di intessere relazioni, scovare opportunità.
Quindi sei sempre sotto i riflettori, dalla mattina alla sera?
Si, in un'ostentazione perenne di piume di pavone, soprattutto se il tuo ambiente di lavoro è frequentato da discografici.
Qualche trucco per essere sempre in forma?
L'orario "clou" si attesta intorno alle 5 del pomeriggio: poco prima mi ritiro in bagno, mi dò un po' di correttore per mascherare le occhiaie, mascara, bevo un sorsetto della birra del fonico che fa le guance rosse e toglie l'inibizione, e vai di "sciaoooo". E si tira fino a mezzanotte tra musicisti, manager, registi di video…
L'evento più strano che hai organizzato?
Una gara culinaria musicale a squadre per eleggere la migliore polpetta, con tanto di giuria di esperti. E' stato uno stress unico: nel caos infernale, i cuochi coi loro problemi logistico-culinari, gli invitati che volevano solo mangiare a sbafo, gente impazzita che ti colpiva al volto per una polpetta, e il mio capo in delirio di onnipotenza. A mezzanotte ho finto una colica e sono scappata. Si sono divertiti solo quelli che hanno passato la serata e bere e farsi le canne in un angolo. Come sempre.
Una tua idiosincrasia?
Il capo che fuma in ufficio.
Vorresti urlare quando…
Il collega giovane scoreggia a 30 cm da me e fa finta di nulla restandomi accanto. Cazzo, siamo in due nella stanza, se non sono stata io è chiaro che sei stato tu!
Che fetente. Com'è il tuo capo?
Genio e sregolatezza. Me ne combina una nuova ogni giorno. Una volta, dopo un aperitivo musicale, piglia la macchina per tornare a casa e si fa tutta la via in retro ai 120 all'ora. Ha distrutto l'auto nuova di un musicista che è uscito dal locale bestemmiando.
Oppure, capita che mi porti a prendere un caffè alle 9 del mattino. Lui si beve una birra media e nel frattempo mi spiega come si fa a capire se il bicchiere è davvero pulito dalla quantità di bollicine che si attaccano all'interno. Io lo liquido con un "interessante" mentre interrogo gli aruspici sul fondo del caffè.
Spesso perde gli aerei e, manco fosse un bambino, mi chiama dicendomi "fammi tornare a casa".
Una volta infine mi fa: "accompagnami a prendere una cosa"... mi sono ritrovata nel centro di Milano con un'ancora da 16 chili che mi sbatacchiava nel bagagliaio.

Per finire mia cara, una carrellata Juke-Box. Indicaci qual è secondo te il disco ideale per un primo appuntamento in orario di aperitivo.
Gothan Project "Lunatico"
Il disco ideale per la prima cena al ristorante.
Mario Biondi "Handful of Soul".
Il disco per i primi baci in macchina.
Qui andrei sul genere indie … i Non voglio che Clara.
Il disco per approcciare la prima notte insieme.
Un classico energetico. U2, "Achtung Baby".
Il disco giusto per affiatate notti di sesso.
Barry White, senz'altro. Il suo "Best Of".
Sottofondo per una passeggiata insieme sui Navigli.
Vinicio Capossela, "L'indispensabile".
E se si è appena stati mollati?
Da non ascoltare, i Subsonica. Potresti arrivare a mettere le mani in faccia a chi ti ha mollato.

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lunedì 26 febbraio 2007

Ci è o ci fa?

Gent.ma Dottoressa,
Le scrivo per sottoporre alla sua attenzione un'annosa questione che riguarda me e il mio ambiente lavorativo, confidando nella Sua esperienza in tema di rapporti interpersonali.

Deve sapere che, a causa della mansione che svolgo, sono obbligata a lavorare a stretto contatto con un collega in particolare. Egli, sin da quando i nostri rapporti hanno avuto inizio, ovvero da qualche anno, ha sempre manifestato il suo interesse sentimentale per me, dichiarandolo esplicitamente attraverso una serie continua e prolungata di attenzioni, piccoli pensieri, sguardi intensi e gesti affettuosi. Nonostante io gli abbia a più riprese fatto capire che tra noi non potrà mai stabilirsi alcun tipo di legame affettivo, in quanto lo vedo solo come amico, lui continua a considerarmi come una potenziale compagna.

Tutto ciò potrebbe forse essere gestibile se riuscissi a stabilire con lui un rapporto unicamente professionale, limitando i nostri contatti a quelle piccole e delicate cordialità che si usano normalmente tra colleghi. Ma accade che le mille attenzioni e carinerie di cui sono oggetto si esplicano sovente in imbarazzanti ed insistenti gesti volti a ricercare il contatto fisico.
Mi spiego meglio, seppure con una certo timore (la prego non mi giudichi): il collega purtroppo dà sovente sfogo ai suoi sentimenti in diversi modi: sciogliendo alcune carezze sul mio viso o sulla mia testa, schioccando piccoli buffetti sulle mie guance, o talora esercitando piccole pressioni sulle mie spalle, in momenti tali da rendere questi gesti assolutamente fuori luogo, data la situazione.
A molte di queste manifestazioni sono costretti ad assistere i colleghi che dividono con me l'ufficio, e io non posso non notare le loro reazioni. Ricordo in particolare un giorno in cui il collega mi braccò in corridoio per farmi un buffetto prima che uscissi per tornare a casa: alla scena era presente una mia collega, Tengi. Io colsi immediatamente lo sguardo di disapprovazione che lei indirizzò verso di me, quasi volesse dirmi "ma come fai a sopportarlo?". Io non ho potei fare altro che restituirle uno sguardo impotente, implorando la sua comprensione.
Cara Dottoressa. Io posso affermare con sicurezza di non temere il giudizio di colleghe come Tengi che lavorano da poco con noi e che non possono capire profondamente le dinamiche che sussistono tra me e il collega, cristallizzate da anni di frequentazione aziendale. Tuttavia, il giudizio che Tengi espresse con quello sguardo mi convinse che fosse giunto il momento di risolvere la situazione.
Pertanto le chiedo: come posso far capire al collega che deve cessare questi gesti nei miei confronti, in quanto la morbosità che io ravviso nelle sue manifestazioni di affetto mi mette seriamente a disagio?
La prego mi aiuti
Impiegata in pena

P.S. Una cosa importante! Vorrei evitare in ogni caso che il collega si offendesse e a causa di ciò troncasse bruscamente i nostri rapporti! Consideri infatti che il collega in questione è in grado di aiutarmi molto nello svolgimento delle mie mansioni lavorative, mostrandosi sempre disponibile a darmi una mano ogniqualvolta io richieda il suo supporto.

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venerdì 23 febbraio 2007

Fritto Misto e Z-List

Ho voglia di fare un bel papocchio in un post variegato.
Scopro che il buon Capitano mi ha segnalata come esempio di blog poco conosciuto ma degno di lettura, seguendo un'iniziativa ideata da Pandemia. Ovvio che la cosa mi lusinga: mi alliscio dunque il colorato piumaggio e segnalo a mia volta:
svuotamenti (uno che sa scrivere, mica come me)
la franca (e le sue amiche)
i cinerds (so' bravi ragazzi)
marci (un italiano in california)

Poi. Ho visto qualcuno è arrivato su Pezzi inserendo le seguenti chiavi su Google:
1. che fine ha fatto Alberto Fortis
2. Alberto Fortis col naso rifatto
Dato che non mi risulta che si sia rifatto il naso, rispondo alla prima domanda: non ha fatto nessuna fine particolare: canta. Il suo fan club è uno dei fan club più "intigniti", tanto che il portale fan è più curato ed aggiornato dello stesso sito di Fortis. Perciò andate qui, iscrivetevi alla news letter e sarete informati di ogni evento che lo riguarda. Inoltre ho scoperto proprio ieri che gli hanno creato un My Space: eccolo.

Infine, è in lavorazione la seconda puntata de "Le interviste d'Ufficio". Protagonista stavolta è una ragazza. Se vi siete persi la prima puntata, la trovate .
Le interviste sono post abbastanza lunghi, ma fatti in modo da essere "masticabili" a varie riprese, un po' come una barretta dietetica dimenticata sulla scrivania. Spero ve le godiate. E sennò, ciccia.
P.S. Vado a sistemarmi che oggi arriva Pasticcino.

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giovedì 22 febbraio 2007

Gli ammutinati

Quando si arriva al punto che una collega del temibilissimo Ufficio del Personale si lamenta con te delle proprie condizioni lavorative e personali, vuol dire che l'azienda è allo sfacelo.
Voglio dire, il soggetto in questione è di per sè psicolabile e suscettibile di sbalzi emotivi; tuttavia, il mestiere che fa le imporrebbe di essere filo-aziendalista persino nella scelta delle mutande o nel taglio di capelli. I cedimenti non sono ammessi.
Eppure, si lamenta. Ahia ahia... le fondamenta scricchiolano.
E' stato un viaggio in metropolitana con lei a farmi capire quanto sia dura la vita del personale dell'Ufficio Personale. Anche loro soffrono i problemi dell'impiegato comune: i lunghi viaggi in metro, le angherie del capo, i piccoli soprusi che ogni giorno sono costretti a subire.
E' stato un colloquio illuminante.
Soprattutto riguardo le problematiche personali. Senza averlo desiderato infatti, e senza nessuna competenza sul tema, mi sono trovata a dover dare dei suggerimenti su come ristabilire l'armonia familiare della collega. Armonia familiare turbata dall'improvvisa consapevolezza di quanto sia faticoso ed estenuante dover preparare la cena al proprio compagno tutte le sante sere, da quando vivono insieme.

"Voglio dire, lavoriamo entrambi fino alle 7, mica solo lui! E poi, se fosse per me, io neanche cenerei da tanto che sono distrutta, e invece lui si! E mica una cosa veloce: vuole primo secondo e contorno!..."
Sul resto non so che dirti tesoro, ma riguardo i tuoi crucci casalinghi posso solo dirti: lo hai abituato troppo bene. Mo' sono cacchi tuoi.

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mercoledì 21 febbraio 2007

La Tengi cede lo scettro

La nuova receptionist è una gnocca mai vista.
Capelli ricci color grano, pelle mulatta, occhi verdi. Ma dove l'hanno pescata?
E la Tengi, che è obiettiva, ne prende atto e si ritira in silenzio, cedendo la corona dopo quasi un anno di reame incontrastato.
E' stato bello, ricordatemi come la più simpatica, se non altro.
Ho ricevuto la proposta per un calendario, ma non credo che accetterò. Penso che inizierò a studiare recitazione, il mio obiettivo ora è il cinema e la televisione: sogno una carriera come quella di Martina (Colombari). Anche se sarà dura, perchè c'è molta concorrenza e bisogna essere preparate artisticamente, non mi mancano grinta e determinazione.

Meno male che il pasticcino di ieri oggi non c'è. Non avrei sopportato di arrivare seconda anche ai suoi occhi.

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martedì 20 febbraio 2007

Tu Tu Pi Tù - Bum!

Ieri, dopo circa due mesi e qualche scambio di mail, incontro per la prima volta nella nuova sede colui che considero l'unico ragazzo carino dell'azienda in cui lavoro. Lo stesso che mi invitò a favorire i tre chupiti della staffa al party aziendale.

Il fatidico incontro ha luogo mentre esco dal cesso, ovvio. Me lo trovo di fronte all'improvviso, il tempo di atteggiarmi ad un'espressione di sorpresa mista a lieve imbarazzo, ed ecco che pronuncio un adeguatissimo "ciao!" con la boccuccia increspata (la didascalia recita: "che sorpresa emozionante ritrovarti qui!").
Lui contento.
A pranzo, nonostante fossi ostaggio dei miei nuovi colleghi, riesco ugualmente a localizzarlo, sorrisino a distanza, quindi mi avvicino e mi fermo a chiaccherare amabilmente con quelli del suo tavolo, fingendo di ignorarlo perchè gli altri colleghi non pensino male, ma facendo in modo che lui apprezzi la delicatezza che ho nei suoi confronti.
Lui apprezza.
Quindi mi allontano per andare a sedermi, e senza farmi accorgere sgomito per accaparrarmi la posizione strategica: obiettivo identificato a ore 12, che te lo dico a fare.
Lui luma di brutto per tutto il pranzo.
Ciao ciao al momento di uscire, e sorrisi.

Verso le 6 lo incrocio in corridoio mentre sta per andare a casa, e lo sento dire ad alta voce, rivolto verso l'interno della stanza: "Ci vediamo DOMANI!".
Ahssi? - penso io - Oh! Ah! E' qui anche domani! Uh!
Mi sento molto Betty Boop.
...
...
...
... sono troppo vecchia per queste stronzate.

Aggiornamento
: la collega dirimpettaia poco fa: "ma come si chiama quel ragazzo alto che è passato prima?" Eh eh, bellaaaaa!!! Arrivi tardi, ormai ci ho messo il timbro! Pensavi di farmela? Povera sprovveduta...
Aggiornamento a pranzo: triangolazione perfettamente riuscita, ho riunito i due diversi gruppi di colleghi, il mio e il suo, ma senza che sembrasse una mia idea. E guardacaso, me lo sono ritrovata seduto al fianco, che ve lo dico a fare. Sono un genio.
Aggiornamento cui stento a credere: ore 14.10 la collega è uscita dal cesso e noto che... si è truccata di fresco! 'Sta str... Ma che, pensa di farmela con questi mezzucci? Tzè, non ha ancora capito con chi ha a che fare... che ve lo dico a fare.
Aggiornamento di fine giornata: lo saluto prima di andare - perchè io sono educata! Quattro chiacchere, un "ci vediamo". E lui "chissà quando ci rivedremo". Lo sguardo diceva tante cose. Ho lasciato così. L'avevo capito che era un po' timido. Ma è così carino che gli si perdona tutto.

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lunedì 19 febbraio 2007

Svegliarsi e poi...

Una bella mattina di qualche giorno fa arriva un messaggino da una delle storiche amiche della mia città d'origine, evento che mi fa subito presagire qualcosa di interessante, dato che lei scrive raramente, preferendo parlare vis à vis.

Ebbene, in quelle poche righe mi annuncia che, nella pagina di cronaca del quotidiano locale, aveva appena visto la foto sorridente di un ex compagno di classe accompagnata dalla notizia della sua nomina a direttore generale dell'azienda del padre.
La immagino mentre sorseggia il suo caffè mattutino al bar prima di recarsi al lavoro e dare un'occhiata distratta al giornale. Poi, la presa di coscienza, la mano che si fa molle e lascia andare la tazzina, il caffè che va di traverso… e sorrido pensando a lei, sorrido di me che sorrido amaramente, sorrido di noi.
Non c'è bisogno di riportare il resto del messaggio. Siamo tutte nella stessa barca. Io nel canile, lei nella serra; io col mio stipendiucolo, lei costretta agli straordinari; io e lei vittime di colleghi insopportabili. E c’è chi, nostro coetaneo, è già direttore generale.

Amica mia.
Intanto, mio malgrado, prendo atto del fatto che siamo già entrate nell’ “età da cronaca locale”; preparati, ché non faremo neanche in tempo a rendercene conto e ci ritroveremo ad aprire il giornale con la frenesia di arrivare alla pagina dei necrologi, per vedere se ci troviamo qualcuno che conosciamo.

Secondo. Rosico di brutto, perché a quello stronzetto ero io che passavo le versioni di latino e gli studi di funzione. A saperlo, proteggevo il foglio con il gomito.

E infine, amica mia.
Si sapeva che sarebbe finita così, no? Il suo destino era già segnato. Figlio di cotanto padre, appartamento in centro pagato qui a Milano, laurea alla Bocconi, posizioni di rilievo in ambito internazionale già da subito. Che pretendi?
Vogliamo consolarci io e te? Facciamolo, e chiediamoci: in fondo, cos'è questa famigerata “carriera”, la desideriamo davvero, o forse non ci basterebbe qualche soldo in più e goderci i nostri week-end per essere felici ed appagate?
Abbiamo spasimanti che ci desiderano e uomini che ci amano, una vita tutto sommato invidiabile, e un giorno rimpiangeremo i piccoli difetti fisici che ora odiamo. I tuoi occhi azzurri sono stupendi, te l’ho sempre detto. Stiamo tranquille, manteniamoci zen. Andiamo oltre.

Mi rendo conto tutto ciò non ti consola... vogliamo sfogarci spettegolando? Facciamolo!
Il nostro amico ha già fatto tutto, è sposato e ha un figlio, e una carriera che più di così… cosa gli rimane? La pensione?
Pensiamo poi a sua moglie, che abbiamo sempre chiamato la "principessa consorte". Una giovincella senza arte né parte che lo ha sempre amato in silenzio, sin dalle scuole medie. Lo ha aspettato in attesa che lui si sollazzasse un po' in giro, e nel frattempo pensava al suo aspetto, si teneva pronta per lui. Carina è carina, per carità, e molto. I suoi genitori l’hanno educata sin da piccola ad essere una moglie rispettosa del marito e rispettata da tutti, a coltivare una grazia leggiadra in pubblico, e una calda lussuria a letto. L'obiettivo della sua vita è e sarà sempre deliziare il reale augello del suo signore ed educarne i figli.
Sempre perfetta, nasconderà nel suo piccolo cuore le preoccupazioni per la vita, mostrandosi a tutti sorridente e soddisfatta del suo ruolo. La passeggiata domenicale in provincia, le amiche pettegole, il parrucchiere, un libro romantico sul cuscino. La visione in prospettiva delle sole prospettive del marito. La noia di una vita, solo che lei non la chiama noia la chiama vita.
Anche tu amica mia vorresti essere così? Di già?
Un Bacio
Tengi

Abbandonate queste righe, la Tengi iniziò a fare i conti col proprio passato. E le sovvenne che lei e il direttore generale ebbero una breve, seppure intensa, storia. Hai giocato male le tue carte, Tengi. Bell’errore! A quest'ora forse avresti potuto essere tu la fortunata: avresti potuto disporre di tutto ciò che ti serve per essere bella più a lungo, abiti costosi e sorrisi firmati; avresti potuto smettere di lavorare per frequentare il circolo del golf; la noia l'avresti chiamata noia, ma avresti cercato qualche giardiniere col quale dimenticare l'etichetta, ogni martedì alle 15.
Ma non ci pensare Tengi, vai a dormire serena. Pensarci non serve a nulla.

...
Al “Bivio” con Enrico Ruggeri abbiamo stasera Tengi: una donna la cui vita cominciò a prendere una piega che l'avrebbe portata alla depressione e all’indigenza nel momento esatto in cui lei diede un calcio alla fortuna. Dicci, Tengi, quand'è stato che hai preso a calci in culo la fortuna?

P.S. Ti odio, amica mia. Le prossime scoperte sensazionali tienitele per te.

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sabato 17 febbraio 2007

Tenji

Creando questo blog, scelsi come nick name personale Tengi, in quanto si tratta di un nomignolo che mi è stato appiccicato da alcuni amici alcuni anni fa, in seguito ad una storpiatura affettuosa del mio vero nome.
Oggi, navigando in rete, scopro che in realtà Tengi è un nome vero, e che ha una storia.

Il nome Tengi affonda le sue radici nella storia dell'impero giapponese: siamo nel VI secolo dopo Cristo e Tengi regna per dieci anni succedendo alla madre. La sua carriera fu vittoriosa e politicamente feconda, e il suo nome sarà legato indissolubilmente a riforme che gettarono le basi per il passaggio del Giappone da una cultura prevalentemente semimilitare ad un grado discretamente elevato di civiltà. A lui è attribuito il primo passo importante dal diritto consuetudinario non scritto, dagli editti imperiali scritti di tanto in tanto, al diritto stabilito in codici di leggi. E bravo Tengi.
Tengi fu dunque un imperatore illuminato per quei tempi; a dire il vero però, si riporta il fatto che egli usò la propria intelligenza e lungimiranza per scopi decisamente biasimabili, eliminando fisicamente i propri rivali e usando la forza per reprimere le sollevazioni popolari. Ma si sa come andavano le cose a quei tempi...

Era destino che mi scoprissi strettamente legata al Giappone.
Non vedo l'ora di girare il mio personalissimo "Lost in translation".

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giovedì 15 febbraio 2007

Eravamo cani sciolti

E cambio sede fu: ce ne siamo andati dal centro di Milano. Ora siamo lontani, siamo nella Steppa. Solo un Mc Donald a farci compagnia.

Le novità sono molte, e altre ne verranno col tempo. Nuovi uffici, nuovi compagni di scrivania e nuove storie ci attendono. Il Grande Regista ha pronte nuove sceneggiature per noi. E noi le metteremo in scena alla perfezione.

Prima eravamo cani sciolti, nella nostra bella sede in centro, e vivevamo secondo i ritmi della pausa caffè, della pausa pranzo con passeggiata, dell'aperitivo serale, delle nostre voglie. Il lavoro era quasi un piacevole diversivo. Si stava insieme, ma solo se ci andava. Non mi piaci, non ti considero. Ti saluto cordialmente se ti incrocio per strada.

Ora siamo tutti, tutti qui, tutti insieme. Noi. Chiusi, serrati, a parte l'ora d'aria. Spalla a spalla. Gomito a gomito. Io vedo te tu vedi me. E non mi piaci tanto: rimango sospettoso, ti ringhio addosso. Attento, non rubare il mio osso.

Eravamo cani sciolti. Facevamo pipì dove ci andava, per segnare il territorio.
Ora siamo addomesticati. Facciamo pipì solo se il padrone ci porta fuori. Sennò, ce la teniamo.

Il Grande Regista ha pronte nuove storie per noi.
E io ho dato una sbirciata al copione: ho visto nuovi personaggi, un modo diverso di dire le battute, intrecci claustrofobici, non-sense beckettiani, dialoghi improbabili tra caratteri diversi. Difficile sarà uscire dal personaggio dopo le 7 di sera. Perchè si sa, certi personaggi ti rimangono dentro.

Eppure ancora, qualcuno ulula alla luna. E' la nostra natura.
 
mercoledì 14 febbraio 2007

Telefonata all'amica

15.
"Stiamo insieme da 13 giorni e mezzo, ce lo possiamo fare il regalo di San Valentino? Ho visto un gattino di peluche che tiene in mano un cuoricino con dentro i cioccolatini trooooppo carino!!! Io glielo prendo, scusaaaaa! Noooooo, e se poi lui non me lo fa il regalo???? Che figura di merdaaa!!!!... Ah, guarda che stasera c'è anche il Frank e mi ha detto la Betta che gli ha detto la Ketty che lui ha detto al Zante che ti vuole chiedere se vi mettete insieme!!! Daiiiiii!!! Giurooooooooo!!! Pensa che bello, a San Valentinooooooo!!!"

20.
"Non so con chi dei due passare San Valentino, magari faccio con uno la serata del 13 fino a dopo la mezzanotte e con l'altro la serata del 14, che dici può andare?"

25.
"Allora, ci vieni? Facciamo mega festa tanto domani non c'è lezione, si va tutti in montagna dal Gigi e si fa casino! Io odio passare San Valentino tutti cicci e cicciò... dai, che tristezza! E poi siamo usciti insieme ieri e pure l'altro ieri, dove dobbiamo andare, a farci spennare al ristorante? Ma va! Si va tutti insieme in montagna, il Frank porta il fumo, si beve e si sta tutti insieme, non puoi non venire!"

30.
"See. Lo so che oggi è San Valentino.
Ma io gliel'ho detto che non voglio festeggiare perché a me queste feste comandate non piacciono, voglio dire devi essere carino e gentile tutti i giorni mica solo oggi, ti pare? che poi lui per tutto il resto dell'anno si fa i cazzi suoi con gli amici e gli allenamenti e io che fine faccio secondo te! e poi solo perché è a San Valentino cazzo se ne salta fuori "andiamo, facciamo brighiamo" e io naturalmente dovrei dire di si ed essere sempre pronta, e invece no!!! io ho i miei impegni le mie amiche la mia vita glielo dico sempre ad esempio quando vuole portarmi a quelle feste tremende dei suoi amici scemi, gli dico "devi rispettare me, i miei impegni e lasciarmi i miei spazi che se mi chiedi di uscire tutti i giorni io poi mi sento soffocare voglio dire la mia vita è già una vita di merda", ma lui che ne sa, lui è sempre felice come una Pasqua non capisce i problemi che abbiamo come coppia, che sono… che sono… si, insomma, che non mi rispetta, no? che ormai è tutto scontato, tutto monotono, senza novità! ecco, così! mai che facesse qualcosa di speciale una sera tanto che dimostri che ci pensa, che ci tiene, che ha la fantasia cazzo la fantasia di movimentare il rapporto, adesso io non pretendo mica che affitti uno yacht (a parte che c'è gente che lo fa), ma comunque almeno un qualcosa dico io, un ristorante, così una volta tanto ho l'occasione di vestirmi carina e allora cazzo sii uomo e dimmi che vuoi festeggiare San Valentino con meeee!!!"

35.
"Scusa non ho tempo ho la piccola con la febbre e la suocera che mi stressa, quella rompic…. meglio se ci sentiamo domani... Eh? San Valentino? Oggi?"

40.
"Che giornata, ho finito di lavorare alle 8!…Lo sai che oggi il collega mi ha regalato una rosa? E allora mi sono chiesta: quand'è che mio marito ha smesso di farmi il regalo di S.Valentino? A te il tuo te lo fa ancora?"

45.
"Ci troviamo per una pizza tutte donne?"

50.
"Non posso stare al telefono, sono nel mezzo di una discussione con la Sara… ma che ne so, dice che stasera deve assolutamente andare a una festa a casa di chissà chi perché è San Valentino, capirai! E poi c'è la grande che gli dà corda perché anche lei vuole andar via in montagna 3 giorni… Ma non se ne parla neanche. Lunedì la interrogano che deve recuperare matematica!
Ma scusa: noi alla loro età eravamo così cretine? … Ah, ecco, mi pareva! Ciao, ciao cara!"

60.
"Stasera grazie a Dio siamo da soli, che i figli son tutti fuori… Eh? … Uh, capirai!!! Mi sa che me ne vado a letto alle 10!!! Che scema che sei… San Valentino… ma non hai niente da fare? ha ha ha, ciao cara!"

70.
"Stavo sistemando in cucina e il marito è entrato e mi fa "volevo augurarti Buon San Valentino". Mi è venuto da ridere ma poi, poverino, era così serio che mi son quasi commossa, và…"

Dedicato a tutti coloro che ci amano.
Perseverate, con tenacia.

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martedì 13 febbraio 2007

La società delle magnaccione

Il collega con cui ho pranzato oggi si è dichiarato sazio e ha lasciato a metà entrambi i piatti del primo e del secondo.
Al che io ho abbassato lo sguardo notando che anche nel mio vassoio c'erano due piatti. Vuoti.

Credo di esseremi persa qualcosa. Quand'è stato che gli uomini hanno cominciato a mangiare meno delle donne?
O forse: quand'è stato che mi sono trasformata in uomo, senza accorgermene?

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lunedì 12 febbraio 2007

Uno spaccato di vita reale

Ti rendi conto del fatto che la tua sede di lavoro è ancora un cantiere aperto quando il passaggio nel corridoio è accompagnato da qualche fischietto di sottofondo e quando il silenzio che regna nelle stanze è interrotto talora da un moccolone scagliato verso il cielo.

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domenica 11 febbraio 2007

Oggi è il primo giorno del resto della tua vita

Ci sono certi giorni che sono come il Primo Giorno di Scuola.
La Gita Scolastica di Quinta Superiore. Il primo giorno di Università. Il Primo Week-End Fuori Porta Col Nuovo Amore. Il Giorno della Laurea. Il Primo Giorno di Lavoro.

La sera che precede queste storiche giornate, non prendi appuntamenti ed eviti di uscire fino a tardi, soprattutto se fuori fa freddo e piove. Ti chiudi in casa alle 8 di sera per compiere tutta una serie di operazioni. Fai una lunga doccia, se non addirittura un bagno, e ti spalmi quella fantastica e costosissima crema senza lesinare sulla quantità. Lavi accuratamente i capelli, e li cospargi di lozioni speciali. Sono quelle sere in cui dedichi un'ora alla messa in piega, cercando di emulare il più possibile i sapienti colpi di spazzola del tuo parrucchiere.
Scegli con attenzione gli abiti che indosserai il giorno seguente, concentrandoti sugli abbinamenti di colore, confrontando le varie possibilità adagiandole sul letto. Quindi sistemi i capi vincitori sulla sedia di fronte. In ogni caso, avrai scelto i capi migliori del guardaroba. Arrivi anche ad abbinare mutande e reggiseno, rispolverando per l'occasione il miglior completo coordinato. Pazienza se il pizzo pizzicherà un po' sul sedere: la giornata sarà talmente ricca di emozioni che non avrai tempo di accorgertene. Prepari sulla sedia due paia di collant identici, nel caso in cui uno dei due si rompa poco prima di uscire di casa.
Ti depili le sopracciglia con una precisione certosina. Ti metti lo smalto trasparente sulle unghie dei piedi.
Infili nella borsa le cose che di solito non porti: un'aspirina, il mascara o il fard, un libro che comunque non leggerai per mancanza di tempo, una fornitura super di fazzoletti, e il paio di collant di scorta. Nulla è lasciato al caso.
Ti svegli la mattina del Gran Giorno con largo anticipo. Un'ansia insolita ti pervade. Ripeti alcune fasi della toeletta: ti lavi e ti deodori , riavvii i capelli. Prepari un'abbondante colazione ma mangi pochissimo perchè hai lo stomaco chiuso. Vivi con solennità la delicatissima cerimonia della vestizione, controllando ogni dettaglio. Il tempo che avanza decidi serenamente di impiegarlo nel modo migliore: qualche mossa davanti allo specchio con sottofondo musicale. Provi il sorriso. Leggermente tirato, ci vuole un altro po' di idratante agli angoli delle labbra.

Il Primo Giorno Nella Nuova Sede Di Lavoro non porta con sè quel carico di attesa febbrile e cieca speranza che accomuna tutti i Primi Giorni del Resto della Vita.
E quella di stasera è l'arida vigilia di un Primo Giorno che non vorrei.
Domani arriverò all'appuntamento con la navetta con largo anticipo, e nonostante i 45 minuti di metropolitana e lo squallore del paesaggio, i capelli giungeranno a destinazione belli e vaporosi, il morale sempre alto.
Massima attenzione ai particolari, per l'occasione il sorriso migliore sul viso migliore, a mio agio nell'abito migliore.
E mascherando l'avvilimento per rendere l'incedere più sicuro, farò il mio ingresso migliore camminando sui miei tacchi migliori.

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venerdì 9 febbraio 2007

Addio ai monti

Addio, centro storico di Milano. D’ora in poi ti vedrò solo nel week-end.

Addio ai tram che sferragliano allegri: quante volte mi avete fatto stridere le orecchie e quante volte vi ho odiati. Adesso però chiudo gli occhi e vi ricordo come musica.
Addio alla nevrosi mattutina dell’uomo comune. “Scusi scende a questa fermata? E allora faccia passare! Ma non spinga! Permèsso, devo scendere!”
Addio, sciami di impiegati che vi recate al lavoro coi vostri scooter super accessoriati, come tanti mosconi che scivolano compatti ad infestare le strade.
Addio aria inquinata.

Addio, pausa pranzo con chi vuoi e dove vuoi. Addio pranzo al giapponese, soprattutto.
Addio pranzo con gli amici: “appuntamento ore 13 davanti alla Fnac!”. Mai più.
Addio risate in pausa pranzo. Addio baci e abbracci in pausa pranzo.
Addio ai passanti. Addio agli impiegati a piede libero. Addio, invidiatissime giapponesine coi vostri sacchetti di Gucci o di Prada.
Addio “mi va un cannolo siciliano, andiamo a prendercelo al bar all’angolo”.
Addio “mi va un pezzo di strudel, una fetta di torta, un biscotto, così, tanto per addolcirmi un po’, scendiamo a prenderlo?”
Addio alle vetrine di Peck, la festa più bella per gli occhi e per il palato. Addio alle sculture di cioccolato bianco.

Addio aperitivi delle 19.00 con l’unico collega che ci sta a farseli con me. Addio Negroni. Che come lo fanno lì sotto, non lo fanno da nessuna parte.
Addio alla Fnac. Addio voglie improvvise e compulsive di libri nuovi, di biglietti per un concerto o per il teatro, di cuffiette per l’i-pod.
Addio alla Standa. Addio ai tuoi tramezzini schifosi che mi hanno salvato in più di un’occasione. Addio ai punkabbestia all’ingresso con i loro cani.

Addio al bar di fiducia sotto l’ufficio. Addio barista. Addio ai tuoi bigliettini sotto la tazzina del caffè, addio cuoricini disegnati con la schiuma del latte. Addio a tutti i CD che avresti ancora potuto prestarmi e che non mi presterai più. Per quanto possa suonare strano, addio ai Red Hot Chili Peppers masterizzati.

Addio alla signora della trattoria ed ai suoi primi piatti. Che mi ha nutrito più lei in questi ultimi due anni di chiunque altro. E se crescerò sana e forte sarà merito suo.
Addio al piccolo popolo dei negozianti delle viuzze del centro. L’orologiaio, il barbiere, la grassa signora che sembra l’incarnazione milanese della Sora Lella. Addio ai muratori e al loro quartino di rosso. Addio ai piccoli grandi mestieri. I mestieri che non moriranno mai, i mestieri che ignorano l’uso del computer.

Addio alle bancarelle di Natale in via Dante. Addio odori degli incensi. Addio caldarroste. 5 Euro per 7 caldarroste, di cui una è bruciata, una è marcia, e una la fai cadere a terra perché ti ha ustionato le dita.

Addio “faccio un salto a prendere il regalo alla mamma”. Addio Rinascente.
Addio “faccio un salto a prendere il regalo per chicchessia”. Addio a tutti i negozi del centro.
Addio alla Galleria Vittorio Emanuele. Addio alle palle del Toro nel mosaico. Addio ai turisti scaramantici “gira su te stesso tenendo fermo il tacco proprio lì, dice la leggenda che porta bene!”
Addio a voi, ragazzine adolescenti, che urlate al divo di turno che vi saluta dalla terrazza del palazzo della Rinascente. Addio lacrime e ombretti coi brillantini.
Addio a te che ti volevi buttare dal tetto di Palazzo Reale: ci hai fatto prendere un bello spavento. Chissà che cosa vedevi da lassù.
Addio Palazzo Marino e addio manifestanti.
Addio alla Scala. Addio Celeste Aida forma divina.

Addio a “qui non ci si annoia mai”.
Addio a “visto quanti ragazzi carini in giro”.
Addio al cuore della Milano di giorno.
Che non è lo stesso cuore della Milano di sera.

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giovedì 8 febbraio 2007

Rientro

Io rientro per fare i complimenti alla Tengi per l'immane sforzo di lavoro che ha fatto... e invece di trovarmela sorridente, contenta e felice... eccola lì sull'orlo del precipizio con un masso intorno al collo. Le passerà, dopotutto durano solo 5 giorni.
Ho cambiato lavoro (e per questo motivo per molto tempo sono stato lontano dal blog) mi mancheranno i vecchi colleghi, ma avrò l'immenso gusto di potere sparlare alle spalle come non mai senza remore.
Ho già avuto modo di parlare nel passato della scema (collega della stronza), ma mi ricordo come fosse ieri quella volta che entrò in ufficio incazzata nera perchè fuori dall'asilo le avevano rubato il passeggino del bambino. Ok, vabene, per carità. ma non ti prendere mezza giornata di permesso per andare dai Carabinieri a fare denuncia contro ignoti! Avrei pagato oro per vedere la faccia del Maresciallo che scriveva la denuncia. Dal giorno dopo, passeggino nuovo regolarmente lucchettato alla cancellata dell'asilo. Si dice anche che adesso usi assicurare le ruote con l'apposito blocca disco...

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mercoledì 7 febbraio 2007

Ops!

Accade a tutti, anche a te. Che prima o poi arrivi quel giorno in cui il tuo fisico ti dice "basta".
E così, se prima pensavi di essere invincibile e di avere la tempra di uno de "Gli incredibili" nascosta sotto la divisa da Impiegato d'Ufficio, poi ti trovi a fare i conti con la dura realtà.
Stamattina la sveglia non l'ho neanche sentita, credo abbia suonato in uno degli anfratti più remoti della mia mente, senza peraltro giungere ad essere percepita.
Mi sono svegliata ad un orario improbabile e in un'atmofera surreale. Non sapevo più nulla, come mi chiamavo, che lavoro facevo, se fosse notte o mattina.
Sono corsa qui che parevo la Strega di Biancaneve. E temo che qui dovrò restare sino a notte, per recuperare.

Nel frattempo, il trasloco impazza. Sto facendo lo scatolone con tutte le mie cosine.
Nonostante io sia temprata da molteplici traslochi abitativi, trovo che sia sempre dura decidere che cosa tenere e cosa buttare. Gli oggetti, le cose, parlano di te, raccontano la tua storia. La raccontano soprattutto ad una come me, che di memoria ne ha molto poca.

In fondo ad un cassetto ho trovato persino una chiave inglese. Credo proprio che la porterò con me, si sa mai che in futuro avrò bisogno di farmi dare una registrata.

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martedì 6 febbraio 2007

Dito pazzo Messenger

Allora diciamolo, se non avessimo il Messenger saremmo perduti. Massì, hai voglia a dire "lo uso solo per lavoro, per scambiare i file coi colleghi". He, he, ma chi ci crede.
Io non concepirei l'ufficio senza il Messenger, perché ci sono quelle mattine in cui devo assolutamente fare il check degli amici, capire chi sta bene e chi no, come sono andati gli incontri galanti o la bisboccia della sera precedente. Di questi tempi poi, il Messenger è lo sfogatoio principale per tutte le crisi da trasloco di noi poveri sottoposti.

Eppure, non è tutto oro ciò che lampeggia. Il mio spirito filantropico nei confronti di tutti i Pezzi d'Ufficio mi impone di avvertire che, talvolta, questo utilissimo strumento può causare spiacevoli incidenti diplomatici.
Il monito che voglio lanciare oggi è di non riporre eccessiva fiducia nelle proprie agili dita perché, quando meno ve lo aspettate, ecco che il Dito Pazzo, sempre in agguato, vi prende la mano quando siete più stanchi e vi fa fare delle emerite stronzate.

Elenco degli MSN-errori più diffusi dai quali guardarsi attentamente e relativi rimedi:
1. Lo scambio delle finestre in sessioni multiple. Avete due (o tre) sessioni di chat aperte in contemporanea e tarellate di brutto: un colpo di qua, e uno di là, oplà, che figo che sono. Proprio quando vi sembra di andar via come dei fulmini, ecco che qualcuno vi scrive a caratteri cubitali "Cazzo dici???????". Scoprite con orrore di aver sbagliato finestra. L’incidente può avere una variegata serie di conseguenze: qui da noi, si tramanda ancora ai posteri il caso di una collega che aveva due finestre di chat aperte: in una chattava amenamente con la dirimpettaia di scrivania, e nell'altra sparlava ferocemente della stessa dirimpettaia con un'amica. Inutile dire, è riuscita a rovesciare la palata di melma più grande nella finestra sbagliata, direttamente in faccia alla collega. ("hai visto come si mette in mostra col capo? sta dicendo che ieri è rimasta al lavoro fino a tardi, e invece non è vero!!!"). Che cosa avrei dato per essere presente alla scena.
Rimedio consigliato: fingere immediatamente un infarto per levarsi dall'empasse. E' l'unica.

2. L'aggiunta di un "amico" (si fa per dire) alla conversazione. Questa è una cazzata della sottoscritta. Stavo in chat con una ex-collega, che aveva bloccato tutti quelli dell’ufficio tranne me, e nel tentativo di inserire nella conversazione un altro amico, ho inavvertitamente tirato dentro - non so come - tutti i contatti aziendali che avevo, in un'affollatissima orgia virtuale. Accortami del danno da Dito Pazzo, ho chiuso la finestra, chiuso il Messenger, chiuso Windows, chiuso il coperchio del PC. Quindi mi sono chiusa in bagno, respirando affannosamente. La mia amica si è trovata in conversazione con qualcosa come 5 persone che non aveva nessuna voglia di sentire, e ha suo malgrado retto il gioco. Dopo un po', salta fuori il solito aziandalista spinto che scrive: "Simpatica questa idea, ma chi è stato che ha organizzato questo incontro via chat?"
Ehm, l'organizzatrice dell'incontro stava già all'aeroporto con in mano un biglietto per le Maldive. (Rimedio suggerito, perché se fate ‘ste cazzate significa che avete bisogno di riposo).

3. L'emoticon compulsiva: mah, che dire, io spero non siate così storditi, eppure ve lo segnalo ugualmente. Controllate sempre i nomi con cui salvate le emoticon, così, giusto per evitare che mentre state fornendo al capo qualche dato di preventivo, spunti nella finestra in alto (la finestra del non ritorno) un paio di chiappette ballerine o di ricci che copulano allegri.
Rimedio suggerito: confessare. "ehm… no, è un amico, ha ha, che mi manda queste cose… he he scusa… anche se… bhe, a questo punto colgo la palla al balzo e ne approfitto per dirtelo: ti ho inviato i ricci romantici perché… ti amo."

Infine, c'è una legge-non-scritta dell'ufficio: non fate gli infami e non salvate le conversazioni private. E' peccato mortale e andrete all'inferno.

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lunedì 5 febbraio 2007

Habemus Comunicatio

E' arrivata la mail ufficiale del capo del personale recante la data del trasloco.
Stando a quanto si legge sulle etichette della ditta di Traslochi che mi circondano, la data è clamorosamente sbagliata.
Ecco, è appena arrivata l'Errata Corrige del capo del personale recante la vera data del trasloco.
Che agonia... sono già a pezzi.

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Non facciamone un dramma, perchè NON E' un dramma!

Grande Capo ha deciso: dovremo sloggiare dalla nostra bella sede nel centro di Milano.
Destinazione: la Steppa.
Motivo: per contenere i costi aziendali e, forse, per farci un po' dispetto.

Ovviamente la notizia è sulla bocca di tutti già da tanto tempo e ciascuno di noi ha avuto modo di parlarne: alla macchinetta del caffè coi colleghi, davanti ad una birra con gli amici, divorando l'arrosto domenicale con mamma e papà, davanti alla televisione col proprio partner.
Io ho appositamente evitato di parlarne qui su Pezzi sino all'ultimo, sino a quando non fosse stato strettamente necessario, per evitare di intristire me, il template, tutti voi.
Eppure, ora ci siamo.

L'azienda, in questa particolare occasione, si è dimostrata presente e comunicativa come al solito, e non si è ancora fatta viva in alcun modo, neanche con una semplice mail, per comunicarci la data e le modalità del lieto evento.

Ma noi, scaltri come delle faine, abbiamo dedotto l'imminenza del trasloco da alcuni segni inequivocabili: innanzitutto, la comparsa qua e là di molteplici scatoloni di cartone recanti la scritta "Traslochi XXX"; quindi, l'incessante viavai di tecnici che imballano tutto il materiale informatico che trovano; ed infine, il fatto che due giorni fa il nostro receptionist sia passato ad appiccicare le etichette della ditta di traslochi su ogni elemento di arredo dell'ufficio.

Sedia. Splaf. Etichetta. Tavolo. Splaf. Etichetta. Armadio. Splaf. Etichetta.
Tengi. Badabum. La tristezza.

Il receptionist voleva a tutti i costi darmi una mano. Ma io ho insistito perché lasciasse fare a me. E così, la mia etichetta me la sono appiccicata in fronte da sola, con coraggio e dignità.
"Sono fragile e vado in pezzi facilmente, maneggiare con cautela"

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venerdì 2 febbraio 2007

Corollario alla legge di Murphy

Se qualcosa in ufficio può andare male, lo farà senz'altro di venerdì alle 5.

Corollario di Tengi

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Cabarettiste d'Ufficio

Ci sono uomini che si stupiscono del fatto che le ragazze carine possano essere anche simpatiche e spiritose, e che non si capacitano del fatto che possano essere come gli uomini, in grado di fare battute di spirito, di usare qualche termine un po' crudo o, cosa ancor più sconvolgente, un po' spinto.
Si stupiscono soprattutto del fatto che a volte vorrebbero dar loro, come prima cosa, una sonora pacca sulla spalla in segno di stima e apprezzamento, anzichè la classica palpata al culo.
E questo perchè spesso gli uomini fingono di divertirsi alle femminili battute, in una sorta di doverosa anticamera che pensano di dover fare prima di giungere all'agognata meta. Un obolo insomma, da versare alla buona causa della copula finale.
Non sono generalizzazioni della sottoscritta, bensì citazioni tratte da ben due diverse menti maschili durante il cazzeggio della pausa pranzo.

Se io fossi una moderna Jessica Rabbit, anzichè dire "l'ho sposato perchè mi faceva ridere", vorrei poter dire "l'ho sposato perchè lo facevo ridere".

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giovedì 1 febbraio 2007

Voglio un Amministratore Delegato

Pensavo che, se delegassi la mia vita a qualcun altro, forse la farebbe funzionare meglio.

*Pensato leggendo il post odierno di Fassbinder

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