mercoledì 31 ottobre 2007

Valdaril Forte

Innocuo post verde ricoperto di zucchero

Ingredienti: gomma arabica 100%, colorante E127 (la palette di colori della scatola è adattabile al template del blogger)
Posologia: basta una volta sola nella vita
Effetti: facilita i ricordi legati alla nonna (e le sue caramelle quelle buone, quelle con la scatoletta di latta, quelle che ci voleva lo scalpello per riuscire a spiccarle dalla fossetta dei molari una volta che ci erano finite dentro) e fornisce una buona idea per scrivere un post nostalgico
Soggetti indicati: tutti i blogger, senza distinzioni di merito
Distribuito in molteplici versioni: ironico, ironico ma non troppo si sa mai che qualcuno si incazza, indignato, iperlinkante, utenteprotagonista(madeche!), per nerdofobi, analista di marketing, maggioscassato, Cassandra, o nella versione trasparent.
Corretta profilassi: non chiamatelo marchetta
Effetti collaterali: impalpabili come il sottile altrui disprezzo

Leggere attentamente il foglietto illustrativo (Codice Etico di Coinvolgimento dei Blogger)
In particolare si presti attenzione alle seguenti note:
Febbre da Blogger
"Rispettiamo la tua influenza."
Ca’ nisciuno è fesso
"Non faremo finta di non aver letto il tuo blog se non l’abbiamo realmente fatto."
Di certo non basiamo le nostre campagne pubblicitarie su un popolino di quattro gatti isterici
"Non proponiamo ai nostri clienti di coinvolgere i blogger come una tattica bensì come un elemento complementare e coerente con la strategia generale del progetto. Non raccomanderemo questa iniziativa come la soluzione miracolosa per ogni campagna digitale."

Ricevuta dell'avvenuto acquisto del prodotto Valdaril Forte: via mail con l'aggiunta di grattino sotto il mento ("grazie, sei un vero opinion leader")
Disponibile in tumblr da 20 pasticche o in twitter da 100ml comodo per l'aereo.
N.B. La versione in supposte è momentaneamente esaurita

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lunedì 29 ottobre 2007

Post Baguette

La
difference
qu'il y a
ovvero le
piccole differenze
tra lo stare seduto
qui e l'andare in giro
per Parigi. Si pensi che
che là c'è la periferique,
che è come dire un Grand
Raccord Anulaire, che
gira tutt'intorno la città.
Si veda che per la Métro
vendono dei graziosi bigliettini
color viola che dopo ogni viaggio si
possono strappare con un gesto
alla Belle Epoque, mentre qui
abbiamo dei lenzuoloni buoni solo
per farci il filtro delle canne. Si
immagini che la Métro a Parigi
come la neve non fa rumore e
qui invece nei pressi della stazione
Garibaldi ti devi tappare le orecchie.
A Parigi dagli altoparlanti del vagone
esce una calda voce di donna che ti
annuncia le fermate della città così:
"chatelet les halles... chatelet les halles".
Qui invece se ti va bene ti becchi un
qualcosa che gracchia più o meno così:
"cadorna!!! fermata?... CadorGna."
Si constati poi che noi italiani siamo sì
dei fighetti, che ci vestiamo tutti uguali,
mentre la moda parigina è a strati e abbina
capi cheap e carini. Si osservino infine
le Nymphéas di Monet, e davanti
a queste immense decorazioni
ci si chieda che cosa c'è di bello
in queste furiose pennellate, che cosa
c'è di strano in questa distesa di acqua
e in questi fiori e in questi salici,
che sembrano lì a caso. Le immagini
del filmato mostrano un vecchio mezzo cieco
col pennello in mano. La voce del filmato
spiega che le Ninfee mancano di contorni
e di confini. E capisci che là davanti
ti si apre una finestra sul mondo
e su te stesso, dove non ci sono nè
linee né bordi. Nulla di rassicurante
cui aggrapparsi, insomma. E così
fare quadrato diventa difficile.
Fare ciò che si fa ogni giorno.
E ti rendi conto che quel vecchio
forse aveva bisogno anche lui
di tenersi aggrappato a qualcosa.
Solo che invece a una scrivania
pensò bene di aggrapparsi
all''ombra di un sogno che fugge.
Scelse le ninfee, di notte.
Senza linee né confini.
Per calmare i nervi e
per non aver più
paura, preferì.
Le ninfee e
l'acqua.

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giovedì 25 ottobre 2007

*Plin Plon*

Comunicazione di servizio.
La vostra Affezionatissima parte per qualche giorno per la Ville Lumière. Non ve ne piccate, è stata un sorpresa anche per me. Come dicono in TV, restate con noi.
La mia valigia, altresì detta valigia da impiegato, lamenta una certa incostanza della proprietaria, abituata com'è risvegliarsi dal torpore solo ad agosto e a Natale, e non capisce come mai lei la estragga dal suo cantuccio di mercoledì, così, all'improvviso, senza ponti in vista, che domani è lavorativo, perbacco.
Eppure, ogni tanto, accadono anche i fuori programma.
Il fuori programma di stasera è un talk show dove c'è un esperto che si chiede:
"Come mai la tendenza della donna moderna è quella di portar via un silos di vestiti nonostante la vacanza duri solo il tempo di una partita di ramino? Ecco io credo che la femmina nostrana abbia paura che il primo paio di jeans si macchi di sughetto francese di Tarte Tatin, il secondo paio di fango francese schizzato da un'auto francese di marca Peugeot, e il terzo di unto di patè de foie gras francese e così insomma le servono tante paia di pantaloni e di magliette e anche un vestitino, si sa mai che la sera si esce, non vorrà essere presa per una squallida turista al primo sguardo. E come mai si riduce sempre a fare la valigia alle due di notte così che il giorno dopo sarà poco reattiva e non potrà fare a meno di dimenticarsi lo spazzolino e così le toccherà comprarne uno in Francia col commesso francese che la guarda storto e finge di non capire il suo parlare franzoso maccheronico mentre in realtà sta solo contemplando la splendida verità dei luoghi comuni sugli italiani che i francesi tramandano sin dai tempi della frase 'Parigi val bene un permesso di due giorni'?"
E ancora una volta, grazie a dio,
This is an automatic reply: out of office.
*Plin Plon*

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martedì 23 ottobre 2007

Pezzi di Pazze

Quarto appuntamento con le Interviste di Pezzi: alla scoperta di nuovi personaggi. L’intervista odierna si volge nel mese di agosto, in spiaggia. Fa caldo, ma neanche troppo, e l'intervistato è di fianco a me. Si chiacchiera.

Ciao. Con te oggi parliamo di piccoli vizi e grandi virtù del mondo gay e…
…si, io volevo subito dire una cosa: c***o, c**o, t***e, f**a. Così tutti quelli che vanno su Google a cercare queste parole capitano qui.
Ehm.. si, grazie. La prima domanda è molto diretta: sei contento di essere gay?
Mica tanto… ma questa intervista deve essere simpatica o seria?
Siam partiti bene…dacci almeno un aspetto positivo e uno negativo
Aspetto positivo è vestirsi bene… ma che domanda difficile. Altra domanda.
Va bene... una caratteristica dei locali gay?
Le occhiate d’aquila, gli sguardi in serie. E la presenza delle dark room, stanze buie cui si accede attraverso un lungo corridoio, dove si fanno cose… (riceve una telefonata n.d.r.) Mamma, il melaceto per i piatti è sotto il lavello, l’hai trovato? Ok, ciao! ... Dicevo, nel 99% delle disco ci sono queste stanze che rispecchiano il fine del 70% dei gay ovvero… venire. Ci son vari tipi di persone nei locali gay: quelli che vanno per ballare, quelli alla ricerca dell’ultima possibilità di rapporto, quelli che vanno per divertirsi, e quelli che alla fine fingono tutto questo e vanno solo per scopare.
Una classica festa a tema gay?
Le serate orsi, dove ci vanno quelli grossi e pelosi. Io ci vado perché son peloso.
… ti depili dunque. E cosa pensi dei tipi eccessivamente effeminati?
Oddio, dopo quattro Vodka Lemon tendo a essere eccessivo anche io. Il fatto è che il gay-tipo si lamenta sempre degli atteggiamenti molto effeminati dei gay per poi finire ad avere i medesimi atteggiamenti. Non so, modo di parlare, declinazione di aggettivi al femminile ("moderna, che giusta, sei la top!" n.d.r.), interessi da donna. La contraddizione assurda è che nessun gay vorrebbe avere un fidanzato molto gay, ma te lo dice così: “ma noooo bellaaaa io con uno così no, mai, sei pazzaaaa?”.
E’ un discorso “ormonale”: per quanto un gay non li sopporti è comunque portato ad avere questi atteggiamenti. Si è capito? Tanto poi tu il concetto lo spieghi meglio, vero?
Si, si..
Eh, non mi far passare da coglione…
Nel mondo gay, è così importante l’apparire?
E’ vitale. Se parli con dei ragazzi gay tutti ti diranno che al di là dell’aspetto fisico cercano una persona interessante, che li coinvolga emotivamente. E questo è vero però… se fosse bello sarebbe meglio. E questo “se fosse bello” diventa “è indispensabile che sia bello”.
Per te è indispensabile?
Non lo so, dipende. E’ ovvio: se uno è bello dà a tutti la premessa di essere più interessante da scoprire, è un apriporta… è triste ma è così, sennò scusa sulla copertina di Vogue ci sarebbe Marisa Laurito!
Come bisogna parlare, muoversi, comportarsi, per essere notati nei locali gay?
Bisogna sorridere molto. Essere divertiti, sereni. Se l’etero medio ricerca la tranquillità nel rapporto, il gay medio ricerca la serenità, la felicità nel rapporto. Anche se hai una tragedia in famiglia, comunque devi sorridere sennò diventi deprimente noioso, apatico, non meriti di esistere, non meriti neanche una ciulata. E poi bisogna parlare molto ma non ascoltare. Il gay odia essere noioso e il modo migliore per non essere noiosi è dimostrare noia. Si sembra anche più interessanti.
Ah, importante: tenere la mano fermissima. Pochi mignoli in stile “Vizietto”!
Quindi “Il vizietto” è un falso storico.
No, ma nei locali bisogna trattenersi per poi correre a casa e urlare isteriche davanti alla TV: “sì, sì, il secondo posto de "La Fattoria" è suo!!!”. Insomma, il mondo gay è un po’ tutto una farsa.
Suggerisci un piccolo trucco per cuccare, secondo la tua esperienza.
Io faccio così: mi metto a fissare uno per un bel po’. Poi, facendo finta di nulla, mi avvicino al suo orecchio e non gli dico assolutamente niente. Poi mi allontano sempre in silenzio. Di solito accade che il tipo si mette a ridere e da lì si inizia una conversazione. Funziona.
Questa l’hanno suggerita: è più frequente scopare per amare o amare per scopare?
Non l’ho capita…
Nemmeno io.
Diciamo che è più produttivo attraverso l’amore arrivare al sesso. Perché la relazione gay è molto… veloce. Se vedi uno anziché pensare a conoscerlo pensi subito a come è a letto. Se segui il percorso inverso, che presuppone la conoscenza, è più produttivo. Al limite può accadere che se vai al cinema con uno e non ci scopi subito è possibile anche che ti innamori anche dopo un giorno.
Il sesso arriva subito quindi…
Subitissimo. Se te esci una persona è quasi un dato di fatto che si farà. Sei turbata?
No, no..
E’ un rapporto molto più fisico. Se pensi che di solito la donna è il freno dell’uomo per certe cose, immagina cosa può succedere tra due uomini... non esistono freni.
Esiste l’amore?
Massì, da qualche parte ci sarà, l’amore! No, scherzo, l’amore è un’altra cosa rispetto a quanto abbiamo detto. E’ un insieme di situazioni che si creano…
Sembra che ne abbia un’idea precisa…
…quando tutto succede in modo perfetto, normale, e le cose si incastrano perfettamente. Però devi essere predisposto. Può darsi che ti capiti e tu lo butti via.
Nel mondo gay succede spesso che si butti via, che si capisca male. Proprio perché è tutto molto veloce, più fisico, c’è meno tempo a disposizione e meno voglia, meno piacere di ascoltare. Essendo tutto legato al fisico, finisci per diventare egocentrico e narcisista. E così diventa difficile avere un rapporto.

(Non è poi molto distante dalla realtà etero, in fondo, da quello che sento dire in giro…)
Quando hai scoperto di essere gay?
Io non credo nel fatto di scoprirsi gay. E’ una cosa che si sa, da sempre, almeno secondo me. A meno che uno non viva in un società che non permette il contatto con le persone che possono attivare la tua scelta sessuale, certo, ma penso che si sappia sin da subito, da quando uno scopre di avere una sessualità. Ad esempio ricordo che da piccolo quando guardavo Georgie non mi piaceva Georgie ma il pomo d’adamo di Abel e Arthur…!
Come hai vissuto il momento in cui hai…. come si dice, fatto outing?
Il coming out è una delle cose più difficili. Non necessariamente ci passano tutti, ma quasi. Perchè il gay base è abbastanza introspettivo: ha comunque bisogno di questo momento e ha bisogno di essere plateale, di esternare, di fare il passo, di soffrire. Ha bisogno di situazioni forti. E quale migliore occasione del coming out, quando non si ha da far niente, quando non si ha da ciulare con nessuno?
Tu che hai fatto?
Per un certo periodo ho avuto due compagnie: quella gay e in quella etero, dove inventavo di tutto per giustificare un sabato sera a ballare da un’altra parte.
Fino a che non sono sbroccato e non volevo più far niente. Poi, sai, accade che ti senti sbagliato e quindi ti costringi ad avere desideri verso le donne, e ti butti in situazioni che finiscono per essere molto fredde. E ti rassegni all’idea che sia tutto molto freddo, ma in realtà non fai altro che non accettarti. Poi arriva il momento in cui non ne puoi più e ti dichiari.
Cosa consigli?
Di farlo se è necessario, se la cosa diventa proibitiva, fastidiosa, ma bisogna essere forti da accettare qualunque tipo di conseguenza. Poi sai cosa? Diventa una sorta di catena di Sant'Antonio: man mano che acquisti sicurezza, faresti coming out con qualsiasi persona! Dopo averlo fatto con amici e famiglia, stavo per farlo anche col mio datore di lavoro, e lavoravo in una azienda di manutenzione impianti ad aria compressa: forse non era proprio il caso!
Una curiosità: c’è davvero nella coppia gay il "chi fa cosa", la definizione dei ruoli?
Nel mondo gay c’è un retaggio del mondo etero. Così come nel mondo etero l’uomo è quello che prevalentemente comanda a letto, gestisce la coppia, porta da mangiare, così nel mondo gay si tende sempre a passare per attivi, perché la si considera la posizione più forte, anche se non è vero. Il secondo passaggio è l’accettazione della propria posizione sessuale senza vergogna, perché non vuol dire che se uno è passivo debba essere per forza un coglione. E comunque di ‘sti tempi nel mondo gay il passivo sta avendo la meglio: infatti in giro c’è un’invasione di “passivone”…!
Come si scopre il proprio ruolo?
E’ definito a priori, direi. Perché insomma a ciascuno piace fare una cosa piuttosto che un’altra. Come dire: ti piace di più il gelato alla fragola o la pizza quattro stagioni, avrai una preferenza, no?
E se capita che tutti e due…
Eh, questa è doppia sfiga. O sei così innamorato che sei in grado di arrivare a un compromesso o sennò... se trovi l’amore e a letto non ti corrispondi è un'ulteriore difficoltà.
Una tua idiosincrasia?
Le sopracciglia eccessivamente ravanate. I capi abbigliamento troppo femminili. E poi il bisessuale, il gay convinto di averlo capito dopo, e quello che si dichiara “versatile” (perché si vergogna di dire passivo!).
La canzone gay per eccellenza…
Bah… La notte vola, Splendido splendente, Vogue…
Film gay per eccellenza...
Ce ne sono diversi, ma i temi preferiti dai gay nei film sono o la stupidità all’ennesima potenza o la pesantezza all’ennesima potenza!
Come vedi lo strumento internet?
Ah, io chatto molto. In generale, la rete è ad uso e consumo del sesso. Ti toglie persino il passaggio della conoscenza, figurati. Fai tutto in un lampo.
E cosa pensi di chi ha un blog?
Che è molto più gay di me.

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lunedì 22 ottobre 2007

Ma chi te li scrive i testi?

Leggevo di recente sul nuovo Mag del quotidiano Metro (che già si candida a diventare il mensile free press per giovani più letto nelle palestre, secondo dichiarazione d'intenti), di cosa pensa e dice la ex-schedina nonché ex-famosa spiaggiata Sara tommasi del suo famigerato intervento di plastica al seno (per chi non lo sapesse: lei prima aveva poco seno, anzi era proprio piatterella a dirla tutta, e ora possiede una invidiabile terza). Oltre alle sue, l'articolo riproponeva le frollate esternazioni di altre rifatte famose, e tutte convergevano su tre punti fondamentali. Uno, il seno nuovo le fa stare meglio con sé stesse; due, il seno nuovo deve comunque essere proporzionato al corpo per essere bello; tre, l'intervento di chirurgia plastica per le ragazzine è giusto, ma non sotto i 16 anni.
Un po' come quando esplose la moda dei calendari ("mi sono divertita tantissimo" "solo foto artistiche" "all'inizio ero emozionata ma poi no poi è stato ok") o il caso vallettopoli ("abbiamo sniffatto coca, sì, ma non so chi l'ha portata" "mai accettato compromessi" "chiedete ad Ana Laura Ribas") o più in generale, in ogni intervista ("ora vorrei fare cinema" "l'importante è essere sé stesse") mi rendo conto che le nostre rappresentanti prezzemoline viaggiano sempre sulle stesse quattro frasi fatte.
Detto ciò, voglio capire chi è che scrive loro i testi, devo sapere. Assolutamente. Se si tratta di un newsletter settimanale cui basta iscriversi, o una decina di tesi affisse alla porta dell'agenzia di Lele Mora, i buoni e paterni consigli di qualche mentore allupato, o semplicemente un accorto passaparola tra squinzie.
No, perchè mi piacciono: espressioni collaudate buone per tutte le stagioni, frutto di quella saggezza spiccia che non ti lascia mai senza parole, formuline un po' consunte e tuttavia efficaci, frasette che fanno figo e non impegnano.
A chi lo sa: siete pregati di fornire il recapito del sagace Autore di Testi di cui sopra. Necessito una formula a pagamento per la zia che mi chiede se mi piace il mio lavoro, una rispostina a tono per le parenti che vogliono sapere quando faccio figli, una replichetta garbata fpe sciogliersi dai discorsi dei colleghi sulla 'strong autentichescion', una formula di graziosa sfanculata per chi mi chiede gli anni, e qualche commento intelligente per i post di blogger impegnati su temi caldissimi di attualità.
Ah, per il futuro, un valido sostituto della buona vecchia scusa "ho mal di testa". Si sa mai.
Grazie

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giovedì 18 ottobre 2007

Faccio serata

Tra le espressioni più odiose dell'idioma di stampo nordico rientra senz'altro, a parere mio, l'espressione fare serata.
"Faccio serata" è il manifesto del disimpegno, del divertimento incurante, dell'aria di sufficienza dietro il bicchiere di spritz in un bar figo della provincia, della noia che taglia le gambe.
"Faccio serata" si porta dietro un mondo fatto di racconti distratti di settimane bianche, di sguardi sfuggenti di chi non fissa eppure nota tutto, le gambe grosse, il culo largo, quei brutti stivali, la tipa che lavora da Intimissimi.
"Faccio serata" sono ore e ore in piedi, uno spritz e poi un mojito e poi una sambuca e poi un altro mojito col maracuja, facciamo un giro con la macchina, c'è l'inaugurazione di quel locale là, il giubbotto di pelle nuovo, la pelle che tira per la lampada appena fatta, le tipe che non te la danno.
"Faccio serata" si porta sempre dietro la macchina sotto il culo, anche col centro chiuso al traffico, il bancomat dove prelevare cinquanta euro, lascia faccio io che tanto devo cambiare i soldi, la multa per divieto di sosta, il rientro alle 12.45 che domani si lavora, l'ultimo giro di chupito.
"Faccio serata" è portarsi dietro il cane di grossa taglia con un guinzaglio di corda grezza costato 57 Euro.
"Faccio serata" è smessaggiare a raffica quando non sai che cazzo fare, è telefonare col gomito alto in mezzo alla piazza.
"Faccio serata" è far finta che arrivi direttamente dal lavoro senza essere passato da casa e invece da casa ci sei passato eccome, ti sei lavato e cambiato e pure messo il profumo. La barba no, però, dai.
"Faccio serata" è annunciare che nei paesi del nord europa anche se hanno serata da fare si vestono sgrausi lo stesso, beati loro, e quando fanno serata vanno in giro in bici così bevono come spugne e dopo aver fatto serata vanno a casa belli pieni e sicuri su due ruote.
"Faccio serata" vorrebbe tanto significare finisco a casa con una, sai che storia, o almeno a limonare dentro un portone, però qui è pieno di fighette che se la tirano, che merda.
"Faccio serata" è sperare di trovare quel tipo là che martedì scorso abbiamo parlato che in questo locale io ci vengo da due mesi e non è per niente male perché c'è bella gente e in vacanza vado sul mar rosso dieci giorni.
"Faccio serata" può andare a finire che mi do' di gomito con l'amico perchè dopo aver fatto serata al locale accompagno lei con la macchina fin sotto casa e però la saluto facendo finta che ho sonno son stanco ho un lavoro da terminare e si, ciao, resto sulle mie e va bene ci si becca domani sul messenger e non so che cazzo dirti.
Faccio serata corre sull'asfalto e sul pavè.
Faccio serata di solito non da' quasi mai di stomaco.
Faccio serata non ti sgualcisce la camicia.
Faccio serata non ti macchia i pantaloni.
Faccio serata non fa ridere manco se ti sforzi.
Faccio serata non trombi manco a piangere.

(anche su VeronaBlog)

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lunedì 15 ottobre 2007

Golf for Dummies

A seguito di un'interessantissima pausa pranzo trascorsa ad ascoltare aneddoti sul golf, ho imparato le seguenti cose:
  • l'acquisto delle mazze è operazione dispendiosa ma necessaria
  • la scelta della mazza prima del tiro è un passo importantissimo cui va dedicata molta attenzione
  • la mazza può essere di legno, ma anche no
  • se la mazza è di ferro, non è corretto appellarla "mazza ferrata"
  • chi tira tanto forte da spaccare la mazza può ragionevolmente considerarsi un figo
  • le palle son fatte apposta per vorticare in aria
  • ci sono palle però che volano rasoterra anche per più di cento metri
  • a parte qualche aneddoto sul volo delle palle e sulla rottura delle mazze, in generale il golf offre poche occasioni di bullarsi con gli amici
  • fatte salve le lezioni notturne di Algebra Lineare del programma RaiSat Nettuno, non esiste nulla di più noioso di una conversazione sul golf

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Di pandori autunnali

Proprio in questi giorni, in cui più del solito mi sembra di avere un florido pandoro al posto del sedere (tanto che ogni volta che infilo le mani nella tasche del soprabito mi aspetto di trovare la bustina di zucchero a velo con le istruzioni "versare nel retro dei jeans, richiudere, agitare bene, indi servire" e ho pure avvisato l'ospite che non mi tentasse con le sue leccornie, ché ho intenzione di riprendere la palestra), ecco che capita che mentre scendo le scale diretta alla zona ristoro il collega che mi segue (appunto per il futuro: mai, mai, mai capeggiare le file indiane dirette alla macchinetta del caffè) da dietro mi dice "sai che oggi sei più longilinea del solito?".
(Il fatto di essere davanti mi ha permesso se non altro di mascherare l'espressione di stupore mista a terrore che si è dipinta sul mio volto - e forse, anche sul mio sedere -.)
Scartata ogni ipotesi di broccolaggio da parte sua, ché col suddetto collega siam quasi amiconi da osteria, e poi è fidanzato (anche se sappiamo che non vuol dire), ho bevuto un caffè meditabondo pensando alle ragioni di tale apprezzamento.
Ho risolto che deve essere senz'altro delle due l'una: o gli uomini non collegano ciò che vedono al cervello o i loro metodi di valutazione si basano su criteri a noi insondabili.
La terza ipotesi, ovvero il fatto che noi donne non abbiamo percezione di noi stesse, non la prendo neppure in considerazione.
Tanto più che quando ho trovato la forza di rispondergli con un ironico "saranno i tacchi" mi è giunta una sicura quanto enigmatica risposta:
"no, no".
Cosa avrà voluto dire.

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venerdì 12 ottobre 2007

Lettera a chi mi pigia

Ciao donna,
sono il tuo lettore DVD. Leggo spesso il tuo blog per cui sono informato del tuo interesse nei miei riguardi, e ancor più della tua preoccupazione per il DVD che rifiuto di restituirti.
Ti scrivo dal bancone del centro assistenza tecnica dove il tuo Ospite mi ha portato stamattina. Accanto a me c'è il tester che il tecnico mi ha brutalmente infilato in posti che per decenza non nomino.. E tante grazie.
Prima ancora che lui ti chiami per darti della cretina, lo faccio io e ti informo che funziono. Ebbene si, io funziono. Tutto va meraviglia, persino la mia p(l)ancia di comando, che ieri tu insistevi a pigiare col tuo ditino tignoso e molesto. E play e stop e eject e forward, alè.
Immagino che a questo punto tu non capisca più nulla, e ti spiego che sono entrato in stato di coma apparente di proposito, per protesta. Vedo che la mia sceneggiata ha avuto l'effetto desiderato, con l'aggiunta di un bel giretto all'aria aperta, che mi ha schiarito le idee.
Ritengo di doverti informare che trovo quantomeno avvilente che, dopo mesi di inattività (sempre impegnata la sera, eh?) tu non abbia trovato di meglio che farmi riprodurre quella palla mostruosa di miniserie impegnata sul mondo gay negli anni 80. Voglio dire: chi se ne frega?
Mi avete seccato voi donne e le vostre seriattole preferite, che son sempre o troppo impegnate o troppo sciatte. Io voglio film di evasione, film d'azione, picchiaduro, roba con effetti speciali, sennò mi faccio due palle così. Voglio roba Nerd, capito?
I miei compagni di magazzino a quest'ora godono come ricci con le serie tratte dai fumetti giapponesi o con "tre metri sopra il pelo", mentre io sto costantemente a chiappe strette e rischio il conato ogni volta che ti avvicini con un dvd.
Datti una mossa donna e procurami ciò che ti chiedo sennò mi ammutino un'altra volta. E se mi schiaffi dentro "una mamma per amica" con quelle due rimbambite ti giuro che faccio contatto e faccio saltar tutto per aria, che non hai nemmeno il salvavita.
Stammi bene tesoro
s/n 04777372840347329

P.S. Ah, il centro assistenza chiude alle 7. Non ti affannare per venirmi a prendere. Voglio farmi una notte fuori, se permetti. C'è qui un LCD al plasma che conosce un botto di gente e stasera si fa festa con un sacco di fighe.

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giovedì 11 ottobre 2007

Lettera all'amico cinefilo

Caro amico cinefilo,
è curioso che io mi trovi a scriverti questa lettera proprio oggi, a poche ore di distanza dall'ultimo post, che aveva per tema la cura e l'attenzione che ciascuno di noi dovrebbe avere verso gli oggetti altrui. Ma tant'è, la vita è fatta così, e a volte ci mette di fronte a strani casi e originali coincidenze, come avrai modo di apprendere leggendo. Questo per anticipare la mia speranza che leggendo queste poche righe tu ti diverta assieme a me, e anche per anticipare il fatto che -stavolta- l'Ospite che alberga a casa mia non c'entra nulla.
Ora, devi sapere che nei giorni scorsi ho iniziato a vedere "Angels in America", la miniserie televisiva che tu mi prestasti mesi fa sotto forma di elegante cofanetto, a te carissimo: un cofanetto cui tu tieni moltissimo, data la tua passione per il cinema che ha fatto di te un abile recensore e ti ha permesso di farti largo nel mondo dell'editoria nonché della produzione cinematografica.
Se posso permettermi una disgressione, ci tengo a dire che la serie è davvero molto bella, come mi avevi assicurato: oddio, la scena dell'angelo è per la verità incomprensibile e un po' pallosa, ma non è questo il punto.
Insomma, nei giorni scorsi ho visto il primo DVD con i primi tre capitoli: tutto bene. Ho iniziato il secondo DVD: tutto ok. Poi, ieri sera, dopo aver stirato, mi spaparanzo sul divano pensando "oh che bello ora mi gusto un altro capitolo della saga". Punto il telecomando verso il televisore, premo il tastino, e noto con mia grande sorpresa che non succede nulla. Saranno le pile, penso. Mi alzo dal divano con grande sforzo, mi avvicino al lettore e schiaccio i tasti sul display. Schiaccio play. Nulla. Forward. Nulla. Eject. Nulla!

Morale: il lettore DVD, che peraltro andava fino all'altro ieri, oggi non vuole più saperne. E così il tuo prezioso DVD è, per così dire, intrappolato nel ventre della balena, e temo che solo un tecnico altamente specializzato e armato di ascia potrà liberarlo.

Insomma, peccato! Perchè quella serie mi stava piacendo davvero. Mi avevi consigliato bene, mannaggia a te!

Ora, amico mio: sappi che io stimo moltissimo te e la tua intelligenza per cui ti esorto a non dare in escandescenze bensì ad avere fede in me; devo solo trovare un centro autorizzato cui consegnare il lettore col suo prezioso contenuto e tutto sarà risolto.
Con tutto, mi sento in dovere di anticiparti, proprio perchè ti rispetto come amico e come scrittore in erba squattrinato che può capire i miei problemi, che se il tecnico mi chiede più di 50 euro lo lascio dentro, mi spiace.

Con stima e affetto imperituri
La tua amica
Tengi

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martedì 9 ottobre 2007

The september guest #3

The september guest - Forse, la parte migliore di voi
Puntata #3 - Meglio una polverosa ignoranza che una lucida consapevolezza

(Trailer)

Nella lieta casa dell'ospitalità la vita trascorre tranquilla e serena. Gli ultimi giorni (e soprattutto le ultime notti) hanno visto l'Ospite lontano dalla casa, lo hanno visto fare i bagagli (una parte dei bagagli, ché la restante è tuttora nella casa) e partire per qualche giorno per motivi di lavoro.
Ho detto, solo per qualche giorno.

E così Lei, finalmente sola, si è riappropriata dei propri spazi vitali, del proprio armadio, delle proprie stoviglie e del proprio frigo vuoto. Non di meno, ha avuto modo di constatare come la presenza di un nuovo inquilino abbia avuto un'influenza benefica sulla propria vita, obbligandola a smantellare quel castello di quotidiane certezze e monotone abitudini, ad uscire dalla caverna verso la luce della serenità, verso una nuova e tollerante consapevolezza domestica.
E, sentendo sulle proprie spalle di impiegata la responsabilità degli effetti personali del nuovo arrivato nonchè della sua corretta nutrizione, si è data molto da fare e ha lavato, stirato e cucinato per due.
Come una moderna Maria Rosa (ma senza la depressione che si cela dietro quelle gote rubiconde), si è addirittura dedicata al confezionamento di gustosissimi vasettini di marmellata, impegnandosi nella parte che vede proprio Lei, imperfetta donna di casa, principale protagonista e artefice del miracolo della confettura: la parte che recita a pag. 12 "pigiare il tasto 6 sulla macchinetta dopo aver coscienziosamente sminuzzato la frutta e versato il composto così ottenuto nel cestello".
Infine, si è dedicata con solerzia alle pulizie di casa: ha spazzato, passato lo straccio, e spolverato per ogni dove. Anche sulle mensoline dove stanno i CD.
Ho detto, anche sulle mensoline dove stanno i CD.
I CD, impilati in ordinatissime pile, appunto (Lei ci tiene alla perfezione geometrica delle composizioni), sono di solito da Lei spolverati con un'unica e sbrigativa passata sulla sommità e ai lati. Ma ora no, ora lei ha deciso di sfogliare la torretta CD per CD e dedicare una carezza di straccio ad ogni singolo mattoncino, così, per togliere bene la polvere, così, per non far figuracce coll'ospite. E così ne piglia uno e lo spolvera, ne piglia un altro e lo spolvera, ne piglia...
un terzo.

Un CD da solo. Ohibò. Un CD orfanello. Eccolo qui, che strano. Un CD senza la sua custodia. Un CD degli Smashing Pumpkins. "Adore". Un CD che lei non ascolta da anni. Cosa ci fa un CD senza la sua custodia proprio nel bel mezzo della pila, si direbbe quasi...
nascosto.

Sbatte le palpebre una, due, tre volte. Plink, plink. Plink. Non crede a ciò vede, non crede a...
ciò che non vede.

Non si trattiene e impugna il telefono, tanto ormai ha già capito tutto. Chiama l'Ospite. E spera che risponda. Lo spera per lui, più che altro. Lui risponde. Ha una voce fastidiosamente allegra. Lei ce la fa sì e no ad articolare poche parole:
"CD Smashing.. Adore... custodia... non c'è... tu hai ascoltato... dimmi dove".

La risposta giunge incurante e terribile: "Ah, si, scusa, è che dovevo portare in negozio un CD e così l'ho messo nella custodia degli Smashing Pumpkins, perchè non si rovinasse! La custodia è in negozio da qualche giorno, mi sono sempre dimenticato di portarla indietro, ma è ."

"Ma... hai fatto con malizia... il CD era ben nascosto... e se io non spolveravo... non mi accorgevo... sarebbero passati... anni... oddio!"
Non ce la fa ad aspettare la risposta, si mette una mano sulla bocca per contenere l'orrore che l'assale e riattacca, tagliando corto le parole dell'ospite che si, blatera, prometto, si, te lo riporto, si, madonna come la fai lunga, è solo una custodia.

E' solo una custodia. Una custodia che ha un miliardo di anni, che è passata indenne a cinque coinquiline, quattro morosi e due traslochi, il crollo della libreria che la conteneva, l'oblio del tempo e la noia della proprietaria. La custodia di un CD che appartiene ad una pila di CD che vedeva ogni disco associato alla sua esatta mamma-custodia, come in una fottuta biblioteca comunale, ogni CD con la sua mamma, uniti per sempre, secondo un ordine universale che è quello del buon senso, della buona creanza e dell'equilibro psico fisico di Lei, che non sopporta di vedere i CD incasinati, imprigionati in agglomerati informi di custodie che uno apre una custodia aspettandosi di trovare Qualcosa e ci trova invece Tuttaltro, e allora apre la custodia di quel Tuttaltro e ci trova Tuttaltroancora, in un delirante ed inarrestabile effetto domino che mina alla base la sua stessa sanità mentale.

Per la prima volta, sente la necessità di grattarsi sotto la clavicola.
E' senz'altro un prurito nervoso.
Che l'indomani sarà già Tic.

(La prima stagione di "The September Guest" è in DVD nel prezioso ed elegante cofanetto gentilmente disegnato da nORgE^. Ciascun DVD è legato al cofanetto mediante un sistema di rocchetti retrattili con avvolgimento di resistente filo di nylon.)

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lunedì 8 ottobre 2007

Il Corriere dei Bamboccioni

Il Corriere dei Piccoli

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sabato 6 ottobre 2007

Shit happens

Forse è vero, forse capita. Non ci si può far niente, è colpa delle circostanze e di ciò che ci sta intorno, dei casi, delle condizioni.

Ma la cosa ancora più vera è che se ti rimane attaccata alla scarpa sono guai.

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mercoledì 3 ottobre 2007

Ora che ci penso

Ora che ci penso il 27 settembre scorso questo blog ha compiuto un anno.

[Non mi piace tanto scrivere in preda alla sindrome da accartocciamento. Scrivere post che parlano di post, post che rimpiangono post mancati, post che vorrebbero più tempo per scrivere un post, post che vorrei, post che non posso, post che ciò da prendere il treno, post che son depresso. Post che si annoiano del loro essere post e vorrebbero essere farfalla per volare o ciliegia per farsi cogliere o premio nobel per aver qualcosa da dire, post che parlano del modo migliore per fare un post, post in potenza e mai in atto, post che torno tra cinque minuti, post che era solo per dirvi che sono vivo. Post che parlano di che cos'è un post, etica dei post, esegesi dei post - il post dei post postato sul blog dei blog! - Il mezzo che diviene il fine, il viaggio che diviene la mèta. La dinamica dell'immobilità, la staticità in duecento link. Questi post sono come prendere un treno per farsi un giro della stazione, come guardare la televisione spenta, come smontare una radio per arrivare ai transistor, come rosicchiare un libro pretendendo di gustarlo così. Sono come leccare un gelato al gusto di gelato.]

Pertanto, il trafiletto commemorativo in stile

è stato bello
come passa il tempo
ho fatto molto
vorrei fare di più
un anno è poco
due son tantini
manca il tempo
ma non le idee
siete voi lettori
il cuore del blog
siete voi lettori
il meglio che c'è

lo lascio fare a voi, nel caso vogliate.

Io intanto vado avanti con le mie storielle.
(ahem)
Mi è sempre piaciuta la cosiddetta pubblicità-traino. E così ne ho fatta una.
*-------------------------------------------------*
aoooooccchei
appppero'
sei la top
moderna
tu si che sei giusta
ahasi si
abbe' certo
di brutto
assi' a'
la mia amica

Prossimamente, una nuova Intervista d'Ufficio.
[Qui le altre]
*-------------------------------------------------*
Suggerimento: provate a indovinare l'area semantico-culturale cui appartengono le espressioni di cui sopra.

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martedì 2 ottobre 2007

Cronache da Marte

Giunge notizia che in taluni reparti aziendali sia entrata in voga una nuova discliplina: il sollevamento del collega.
Contro il logorìo della vita moderna, uno sport divertente, tonificante, che favorisce l'aggregazione.
Luogo consigliato per la pratica: uffici spaziosi, preferibilmente open-space
Orari ideali per la pratica: meglio verso le 5 del pomeriggio, quando è lo svacco a farla da padrone
Adatto a: un numero di giocatori inferiore a cinque, dai 18 anni in su.
Regole della competizione: si prende il collega sovrappeso del piano (ce n'è sempre uno), lo si aggira alle spalle, e prima che abbia modo di dire bah o cosa fai gli si infila una mano in mezzo alle gambe e lo si carica sulle spalle. Quindi dalla posizione eretta si fanno una serie di piegamenti sulla gambe (attenti a non piegare la schiena). Indi si posa il collega a terra e lo si manda a prendere un caffè. Chi totalizza il maggior numero di piegamenti consecutivi vince, nel tripudio generale.
Caratteristiche: attività corroborante, favorisce l'ilarità generale nell'ufficio e stimola l'appetito: non adatta agli increduli, perfetta per chi vive di storielle d'ufficio da raccontare alla macchinetta del caffè.
Indicazioni: si consiglia di scegliere un peso - collega comparabile alla stazza dell'atleta, almeno le prime volte, per non esagerare. Poi si potrà passare a sollevare i colleghi più pesanti, secondo diversi gradi di difficoltà, sino ad arrivare a sollevare Brutus (coefficiente di difficoltà: 4 e 1/2, con l'aggravante di sbilanciamento dato dalla prominente epa).
E' tassativamente vietato scegliere pesi-colleghi di sesso femminile allo scopo di unire la pratica sportiva al bieco palpeggiamento da ufficio. Trattasi infatti di nobile sport da praticare nelle ore lavorative. Siamo mica al bar.

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lunedì 1 ottobre 2007

L'almanacco del giorno*


*Piccola pasticceria assortita con ripieno a sorpresa [da gustare da soli o in compagnia].

Meteo umorale: nuvoloso senza possibilità di schiarita
In metropolitana: vagoni vuoti e file interminabili alle edicole per rinnovo abbonamento
In tangenziale: traffico scorrevolissimo
Segno fortunato del giorno: Il Topo
Team del giorno: I nostri guerrieri
Web 2.0 : nuovi criteri di valutazione per il vostro lavoro
Giochi di parole: la mostra da seguire con oCULatezza
Piccoli geni crescono: l'invenzione di oggi è ad opera di un 24enne.

[edizione aggiornata in maltempo reale]

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The september guest #2

The september guest - Forse, la parte migliore di voi
Puntata #2 - Quando mancano le nozioni di base
E sia. La vita prosegue, nella lieta casa dell'albergo e del ristoro.
Il weekend appena trascorso ha però visto i due amici lontani. Lei è tornata alla sua città natale, per sbrigare qualche faccenda e salutare il parentame, mentre l'Ospite è rimasto da solo nella casa che lo ospita.
Lì si è acclimatato, si è accomodato, si è stanziato. Si è fatto venire delle idee. Mosso da quella fregola che prende tutti gli ospiti una volta soli nella casa, ha deciso di eleggere la domenica a giorno della festa dei sapori e sollucchero dei palati: ha deciso di cucinare. Le ideone che gli sono venute sono scaturite dalla scoperta che Lei tiene in casa una superba macchina del pane. Ha quindi notato che il ricettario consente di preparare molto più che semplici pagnotte. Dopo averlo sfogliato in lungo e in largo, ha deciso tra sé e sé che avrebbe realizzato uno spettacolare pane dolce all'uva, con il solo l'ausilio delle proprie manine nonché dell'elica impastattrice della macchinetta.
E quindi via: pazzo di gioia, ha percorso le vie della nostra città in cerca di un supermercato ove comperare gli appetitosi ingredienti. Una volta trovati, è zompettato a casa tutto felice, che non ci stava più nella pelle.
Ha preparato il tutto, mescolato gli ingredienti, versato il composto, e quindi acceso la macchina. E atteso fremente. Un'attesa lunga, spasmodica. L'odore che proveniva dalla cucina era superbo, e il nostro Ospite già si leccava i baffi.
Giunto il momento d'estarre la pastosa creatura costellata di uvetta, ecco che il nostro non resite gli dà una smozzicata.
...
Al primo morso, l'orrore più nero s'impossessa delle sue papille gustative.
Al che gli è sorto un dubbio.
O meglio, gli è sorta la conferma a quel dubbio che lo sfiorò al momento di dosare gli ingredienti, e cui non prestò più di tanto attenzione ricacciandolo indietro e ripetendo a sé stesso che stava facendo tutto nel modo corretto.
Eppure quel tarlo lo aveva perseguitato per tutto il tempo di cottura. E a ragione.
Perchè il tarlo gli diceva, con la sua vocina da rosicchiatore di coscienze:
Quandi dicesi "una presa di sale", forse non intendesi proprio "un pugno di sale" come credi tu, ma magari qualcosa che più si avvicina al concetto di "un pizzico di sale".
Io lo so chi lo potrebbe aiutare.

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