venerdì 29 settembre 2006

La riproduzione delle spugne

"Le spugne sono ermafroditi insufficienti. La riproduzione sessuale avviene tramite la trasformazione delle cellule coanociti, in spermi e/o uova. Gli spermi liberi nell'acqua, verranno catturati da un altro individuo, tramite i coanociti che condurranno lo spermatozoo all'uovo. Questo tipo di riproduzione avviene solamente nel periodo primavera-autunno, a differenza della riproduzione asessuale. La riproduzione asessuale avviene tramite la formazione di gemme e gemmule. Le gemme si formano all'esterno del porifero, esse sono delle vere e proprie spugne in miniatura che staccandosi dalla "spugna madre" formano un nuovo individuo. La gemmula presenta un apertura, il micropilo, dal quale fuoriusciranno gli archeociti una volta trovato un ambiente favorevole, che daranno origine ad un nuovo individuo. "

Le mie conoscenze di biologia marina si limitano alla mucillagine, ai ricci di mare e alcuni esseri commestibili ma, dopo avere visto nell'acquario dell'ufficio come le spugne si moltiplichino con facilità, ho deciso di approfondire l'argomento su questi utili poriferi. Di seguito le vicende che hanno stuzzicato il mio interesse.

Tutto parte dal ricevimento di un file (tramite MSN ovviamente) da parte di Tengi. Il file è un giochino tanto simpatico quanto stupido che ha per protagonista una spugna - Sponge Bob - che i più teledipendenti ricordano anche in un cartone animato.

Neanche il tempo di installarlo e subito la scimmia del giochino mi sale sulla spalle e per un paio di giorni rimbalza dal mio pc nell'ufficio il clicchìo nervoso per l'eliminazione dei cubettini, scopo ultimo del gioco. Con Tengi scoppia una lotta al record, che si arresta intorno ai 5 milioni di punti e 15mo livello. Si alternano sullo schermo colori, ancorette, palline colorate e medusine.
L'interesse per il gioco piano piano scema ma la spugna ha già gettato i suoi spermi nell'acquario aziendale, inseminando - da bravo organismo ermafrodita - uomini e donne: una volta esaurite le energie dell'ecosistema in cui viveva (il mio pc) si è lanciato su altri ecosistemi più fertili, pronti ad accoglierla: i colleghi.

I colleghi, infatti, invece di lamentarsi del mio scarso contributo alla crescita della redditività aziendale, dopo alcune occhiatine al mio monitor, risatine nervose, domande indagatorie, sospiri calano le brache e mi chiedono di installare il prezioso software, sul loro pc, ecosistema ricettivo. Come una vera spugna, la riproduzione è avvenuta in parte per via asessuale quindi creando dei file esattamente identici all'originale, in parte per via sessuale, lanciando altri file "spermi" tramite la rete aziendale.

In questi giorni le spugne vivono il loro apogeo nell'acquario aziendale, la "barriera corallina" risuona di frenetichi clic intervallati da imprecazioni strozzate... la spugna sopravvivera fino al momento in cui avrà succhiato tutte le energie del sistema in cui vive. Nel frattempo, avrà moltiplicato i suoi filamenti e - per lungo tempo - avrà garantito il continuamento della sua specie nel grande mare dell'ozio aziendale.

Ciao!
LCL

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Implicazioni psicologiche del Venerdì

Ciao a tutti.
Penso che non ci sia bisogno di ricordare che oggi è venerdì.

Oggi devo fare un lavoro con un collega. Poco fa questi mi ha chiesto di rimandare l'impegno a oggi pomeriggio, perchè stamattina è tardi e non si fa a tempo. Io gli ho risposto che dipende dai punti di vista, visto che erano le 11 e dopotutto avevamo da fare solo per un'oretta, all'incirca.

Un terzo collega, che ha ascoltato la scena, ha detto "Beh, d'altronde, è giusto che pensi di non avere tempo, perchè il venerdì psicologicamente sembra sempre più corto!"

Giusta osservazione. Il venerdì sembra essere una giornata breve qui in ufficio. Forse perchè siamo noi che vogliamo fortemente che lo sia, per poterci lanciare liberamente a capofitto nel week-end.

Allo stesso modo, un mercoledì alle 18 sentii dire questa frase "Beh, dai, è finito il mercoledì. Adesso la settimana è in discesa." Vero anche questo. Il mercoledì è il picco più alto prima che inizi la discesa che porta inesorabilmente a lanciarci a capofitto nel week end. Passato il mercoledì, puoi dire di aver scollinato.

E questi sono una parte dei ritmi che il nostro fisico e la nostra mente assorbe in modo inconscio quando si lavora in ufficio. Ritmi sinusoidali, vissuti in funzione di quei due giorni che si chiamano WEEK e poi END o anche FINE e poi SETTIMANA.

Credo che si possa dire qualcosa anche riguardo ai cicli di lunedì, di martedì o di giovedì, e se vi sentite ispirati vi prego di postare le vostre riflessioni.

Tengi

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La Valchiria

Detta anche Il Donno. O La Uoma.
Ragazzi.
E' possibile secondo voi avere in ufficio una segretaria/receptionist/addetta all'accoglienza telefonica... scorbutica? No dai, non è possibile, è come dire... non so... un batterista senza il senso del ritmo, un edicolante analfabeta, un metronotte sonnambulo, è come fare un test di gravidanza a Robbie Williams (questa giuro l'ho letta sul Web, se qualcuno me la spiega).

Beh, eppure io ce l'ho. La Valchiria. E guardate, non è solo una questione di aspetto fisico - benchè anche lì ce ne sarebbe da dire - : alta alta, con l'aggiunta di tacco non necessario, grande, imponente (benchè non grassa), manone, piedoni, vocione rude. Genovese. E scorbutica. Ma come si faaaa?

Suona il telefono e dalla reception ti arriva un sonoro: "Pffffffffff!". E’ lei che sbuffa, che dà fiato alle canne fumarie naso-bocca. E poi: "Pronto!" "Nooo, non è in ufficio" "Non lo so, sarà fuori, non lo so dov'è". "Arrivederci". Sbam.
Suona il campanello del portone di sotto, ché qualcuno dalla strada magari gradirebbe salire in ufficio, e dalla reception senti: "Ahhhhhn…”. E’ lei che si lamenta, che muggisce per lo sforzo di doversi allungare verso l’apriporta per l’ennesima volta nella giornata.

A me a dire il vero non sta neanche tanto antipatica, e poi credo di non starle proprio sulle scatole (lei è fatta così: o ti odia o ti... sopporta). Solo che, se da un lato ammiro il suo spirito di insubordinazione, dall’altro capisco che è davvero un po’ troppo.

Tempo fa lavorava con lei in segreteria un tipo, poverino. Gentile, disponibile, magro magro, manine, piedini, vocina gracchiante…! (credo che ci sia Qualcuno lassù che tira i dadi e fa uscire ‘ste combinazioni, sennò davvero non è possibile). L’Omuncolo e la Donnona.

Ovviamente non si sopportavano. Un giorno iniziarono a discutere su un qualcosa, un problemino di tipo logistico-operativo non degno di nota. L’omino infatti cominciò col muoverle timidamente un appunto, forse non immaginando ciò cui andava incontro, poraccio. Lei si difese incalzandolo a sua volta, e si accese ufficialmente il diverbio. Ad un certo punto dato che si trovavano in argomento lei colse l'occasione per togliersi un rospo che le stava sul gozzo e lo accusò di aver messo mano alle sue cose e di avergli spostato una borsa da qui a lì, che ne so.

Di là noi tutti con le orecchie dritte, perché la discussione aveva superato la soglia limite dei Decibel oltre la quale, in ufficio, è ufficialmente Litigata.
“Boooni, booooooni” “ Non rispondere, attento, occhio che te magna, sei pazzoooo?” “Chiudila qui, chiedi scusa e nessuno si farà del male”.

Lo sventurato rispose. Ufficiale, è guerra. I toni si fanno accesi: sei tu, sono io, non ti permettere, è da tanto che va avanti sta storia, ho sopportato fin troppo, e tu sei maleducata, e tu invece non sai quello che dici ecc ecc

L’impavido continuava, incredibile. Ma nel frattempo si era spostato, e continuava senz'altro a polemizzare ma innanzitutto da una distanza di sicurezza, per evitare che lei lo raggiungesse con un destro, e poi spostandosi a piccoli passi verso la porta con la scusa che doveva uscire per recarsi in posta - il furbetto - per evitare che lei gli tagliasse la ritirata.

Insomma, le voci si impastano, la polemica monta, di più, di più, finché non si sente sopra tutto un “Insomma, basta! Non mi rompere i cogliooooooooooooooooooni!”
Detto da lei, ovvio.
Silence.

E lui riattacca! Solo un biascichio esile di sottofondo, d’accordo, appena udibile, però c’era! Qualcosa tipo “Eh, peròooo, che roba, non si fa coscì, tra collieghiiii, gna gna gna, mi mi mi, caiii caiiii caiii”. Che coraggio, pensai.
E visto lei che aveva già affermato di possedere gli attributi, tanto valeva sedare ogni ulteriore focolaio di rivolta del tapino e chiudere con un: “Andiamo a parlarne fuori, che te lo faccio vedere io!” Fantastico. La rissa in strada.

A questo punto lui lasciò sfumare, forse perché aveva finalmente visualizzato il rischio, e in un glissando teatrale di parole e gesti prese la porta e uscì. In stanza da me, la delusione: che noia, volevamo vedere scorrere il sangue.

Adesso lui non lavora più qui. E' felice altrove.
In compenso se uno entra in ufficio può come prima cosa ammirare una borsa da palestra che troneggia sul bancone della reception. E’ della Valchiria. E’ lì da mesi. Simbolo di vittoria, uno scalpo dei tempi moderni.

Cazzo volete? Arreda!

Tengi

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giovedì 28 settembre 2006

Il party di compleanno

Tradizione vuole che, al compimento degli anni, il collega di turno organizzi all'interno dell'azienda un party di compleanno.
Carina come idea dopotutto. Ci si vede in salottino e per qualche tempo vengono neutralizzate le gerarchie aziendali, si ride, si scherza e lo scopo diventa unico per tutti: non tanto fare gli auguri al festeggiato ma mangiare la frolla con la fragola.
La frolla alla fragola diventa il centro di un gioco di sguardi, di "vorrei ma non posso", di finte e controfinte fino a che il deciso di turno si avventa lesto dicendo "beh, visto che non lo mangia nessuno, lo mangio io".
Le frasi di rito sono:
- "Chi compie gli anni?"
(Traduzione: cazzo mi frega di chi fa gli anni, a me basta mangiare)
- "Attenzione, arriva D, adesso spazzola tutto!"
(Traduzione: bastardo lo scorso compleanno hai mangiato la fragola, questa volta la mangio io)
- "Avete avvisato quelli della contabilità prima che salgano a lamentarsi?"
(Traduzione: se devono proprio venire anche loro, li avete avvisati almeno non ci rompono le palle anche al party?)
- "Pomeriggio si dorme"
(Traduzione: finalmente ho la scusa per non fare niente)
- "Io preferisco salato"
(Traduzione: i pasticcini fanno cagare)
- "Porto via un paio di pasticcini per questo pomeriggio"
(Traduzione: pomeriggio mentre faccio i solitari so cosa fare con la mano che non tiene il mouse)
Beh, auguri!
LCL

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mercoledì 27 settembre 2006

L'ambiente di lavoro di LCL

Se muovo gli occhi dal pc, la prima cosa che vedo è la collega. Prima di vederla, la sento, continuamente. Parla al telefono, da sola, con il computer, con le pratiche, con il mouse. Si lamenta, mugugna, borbotta. Quasi grufola. La stazza, o meglio, il petto, la aiuta ad essere paragonata ad un suino e per questo motivo ogni tanto mi tocca guardare la sua faccia lentigginosa e bianca per avere una quasi conferma che appartenga alla razza umana.
Fortunatamente è pulita al limite della maniacalità, ma questa è un'altra storia e la mancanza di fetore non toglie il fastidio che provo nel suo grugnìo di sottofondo.
Oddio, non è neanche brutta, ma sfortunatamente la associo alle mie giornate in ufficio e per questo si di lei ricade tutta la negatività che assorbo in questo ambiente ammorbante. Lei è il mio parafulmine, il mio sfogo e di fulmini ne prende tanti... sto aspettando quello decisivo, che la arrostisca per bene e mi consenta quindi di fare una pausa pranzo decente e a base di carne porcina.
Il resto della stanza è diviso con un'altra collega che alterna momenti di gioco a solitario a momenti di svago a tetris intermezzati da telefonate a mamma. Single, petulante, pettegola. Donna con aggravante di essere single sull'orlo dei 40 anni. Ci torneremo.
Alle pareti una allegra cartina ingiallita inizio anni '80 con Germania ancora divisa e URSS nell'apogeo della sua potenza. Animaletti non ben identificati sconfinano da uno stato all'altro senza alcun documento di riconoscimento e senza di esso ho difficoltà a riconoscerne, da un lato la nazionalità, dall'altra la specie dell'essere. Intorno armadi, condizionatore e un permesso di sosta inglese abusivamente sottratto alle autorità inglese. Si dice che Scotland Yard sia sulle nostre tracce.
Dietro di me, una finestra che da sul magazzino dal quale una pianta rampicante è sistematicamente stroncata nel suo sviluppo dalla donna delle pulizie che le impedisce l'ingresso in azienda tagliandone le appendici protese verso di me. La finestra mi regala talvolta il cippettio allegro di piccoli passeri, più spesso il fastidioso e metallico smanettamento di transpallet e muletti in movimento.
Sulla scrivania pratiche verdi, mouse pad con le chiappe di una, bottiglia d'acqua (gentilmente offerta dall'azienda), telefonino personale. Nulla più. Per perdere tempo uso il pc e l'amico SpongeBob visto che il mio monitor lo vedo solo io e gli uccellini dalla finestra.
Saluti,
LCL

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La pausa pausona pausina

Ragazzi!!!!
Cosa fate ancora seduti!
Sono le 13! Inizio della mitica pausa pranzo per la maggiorparte di noi impiegati!

Raduno un paio di colleghi e si esce di corsa! Che si mangia oggi?
E voi, come la passate la pausa pranzo?

Tengi

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Environment

Ok ok, forse nel primo post l'abbiamo messa giù un po' dura, ringraziando la nostra scarsa produttività. Io direi che più che scarsa... si tratta di produttività a singhiozzo, ecco. Caratterizzata cioè da un andamento altalenante, che propone ora di picchi di lavoro ora picchi di noia imbarazzante, secondo il ritmo delle stagioni, degli umori e delle previsioni di budget.... e in particolare ora ci troviamo proprio nel bel mezzo del cazzeggio inoltrato!
Consci che non potrà durare per sempre, divertiamoci finchè ne abbiamo la possibilità!


In questo momento sto scrivendo dalla mia scrivania, com'è ovvio... niente da dire sull'arredo, poca roba, davanti a me un po' di cancelleria e due portamatite... per quanto insignificante, qualche collega riesce lo stesso a riconoscere nello squallore della mia postazione un tocco femminile... sai che roba. Sai che tocco. Forse perchè tutti gli altri desk della stanza, occupati da uomini, sono vuoti, completamente vuoti da far tristezza. In realtà le due o tre cosine che ho sistemato sul piano di lavoro (ah ah, di lavoro!) provengono da una collega del personale che andandosene mi ha lasciato la sua eredità, compreso un tulipano di legno che secondo me se usato per picchiare qualcuno in testa deve fare un male, ma un male...
La mia scrivania è nera. E di un materiale ultrafigo che appena ci appoggi le dita sopra lasci le impronte, neanche fossero unte.

Una sola finestra, di fronte per fortuna. LCL povero ce l'ha dietro le spalle.
Dietro, un armadio, a celare parzialmente quello che faccio sul mio PC.
Ogni tanto passa qualcuno e se volesse buttare un occhio, vedrebbe come mi diverto in questo momento!

Ops, è passato il capo del personale.
Torno al mio solitario.

Ciao!
Tengi

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Pezzi d'ufficio

LCL e Tengi vi danno il benvenuto.

Se siete su questo blog probabilmente state cazzeggiando in ufficio, proprio come facciamo noi. Grazie alla nostra scarsa produttività abbiamo avuto l'idea, naturalmente chattando con MSN, di creare questo blog per raccogliere le nostre curiosità sul mondo dell'ufficio.

Dacci il tuo contributo, rendi la tua giornata piena non solo di solitari ma anche di idee!

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