giovedì 1 marzo 2007

Tema: la mia famiglia

Svolgimento: Il mio nuovo gruppo di lavoro è come una famiglia.

Ci sono la mamma e il papà, il nonno, c'è la sorella, c'è il fratello grande, e poi ci sono anche lo zio simpatico, e il cugino lontano, quello un po’ pazzo. E un altro fratello, che è il mio preferito e cui voglio molto bene, ma che abita lontano.
Lo zio simpatico c’è in tutte le famiglie. E' lo zio che frequenta la tua casa abitualmente, quello che apre la porta con sicurezza, e che si dirige subito verso la dispensa per vedere se c'è qualcosa da mangiare. Quando viene a casa io lo seguo con lo sguardo, restandogli a distanza, perchè penso sempre che prima o poi si mangerà anche i miei dolcetti.
Il cugino pazzo è quello che vedi una volta ogni tanto e quando meno te lo aspetti. Entra in casa tua come un uragano, portandosi dietro la sua follia e la sua confusione. Appena arriva tutta la famiglia si riunisce subito attorno a lui, perchè ha sempre qualcosa da raccontare e te lo racconta benissimo. Si siede sulla poltrona grande coi braccioli, e il resto della famiglia gli sta davanti, sul divano. Per l'occasione, si tirano fuori dall'armadietto i liquori.
Il cugino pazzo a me sta antipatico, anzi mi fa un po' paura. A volte non lo sopporto, e credo che si sia accorto che lo guardo in cagnesco. Non è colpa mia: io non capisco mai che cosa ha in mente. Quando mi saluta mi stritola le guance e mi fa male e la sua barba pizzica e mi viene una gran voglia di mettermi a piangere. Ma non lo faccio perchè la mamma mi sgriderebbe. Lui ha capito senz'altro che sono diffidente, però insiste a chiedermi tante cose e a voler giocare con me, ma io la mia collezione di fumetti non gliela faccio vedere.
Il fratello grande è molto attaccato alla sorella. Ho capito che in realtà la ama segretamente. Questo è per ora l'unico segreto della mia famiglia, l'unico almeno che io ho capito. Tutti lo sanno ma nessuno ne parla. E' così da tanti anni. Forse mamma e papà pensano che passerà col tempo, ma io credo di no.
Il fratello grande con me fa il saputello. E’ un po' antipatico e chiuso nel suo mondo. Gioca con le macchinine. Un paio di pomeriggi ha fatto giocare anche me, ma proprio quando stavamo iniziando a divertirci me le ha strappate di mano ed è scappato in cortile coi suoi amici, lasciandomi seduta sul tappeto del salotto con le gambe incrociate a guadare la porta, come una scema.
Il papà invece fa il papà, è un gran lavoratore. Lo vedo molto poco. E' molto serio, non si lascia mai andare a gesti affettuosi, ma tu sai che in fondo in fondo è fiero di te. Molto spesso ti lascia fare a modo tuo, ti lascia prendere le tue decisioni, ma ti fa capire che se hai bisogno lui c'è sempre ed è sempre pronto a darti una mano. E forse, anche a rimediare ai tuoi errori.
La mamma con me è un po' arida, ma i fratelli dicono che è simpatica e capace di tanto affetto. Non lo so perchè a volte è un po' isterica e ti tratta in modo sbrigativo e frettoloso, non ti guarda negli occhi e questo a me spiace. A volte mi chiama col mio nome ma solo se ha bisogno che scenda di corsa a prendere il latte che è finito. Credo che in fondo si comporti così perchè è come una leonessa: si preoccupa per la sua famiglia e la difende tirando fuori le unghie, e non ha tempo di giocare con noi. La mamma e la sorella si baciano sulle guance quando si vedono dopo essere state lontane per un po'.
E poi c'è il nonno, il patriarca, quello cui tutti si rivolgono per le decisioni importanti. Il nonno si avvale del papà come gran consigliere, perchè il nonno ha sempre qualcosa di più importante da fare. Io col nonno non ci parlo mai. Ci ho parlato solo una volta per telefono. E un'altra volta alla festa di Natale mi ha fatto un buffetto sulle guance. E' protettivo nei miei confronti e la cosa mi fa piacere. Anche se a volte mi spinge a fare delle cose che sono un po' troppo per me, mi fa saltare dai muretti molto alti. Ma io lo faccio lo stesso perchè non voglio deluderlo e voglio dimostrare che sono forte e coraggiosa. E se mi faccio male non piango davanti a lui.
E poi ci sono io. La figlia adottiva, quella arrivata da poco. I miei familiari di certo non mi trattano male, perchè comunque mi hanno scelto. Ma allo stesso tempo non mi fanno neanche sentire parte di loro. Per loro sono ancora un’estranea. Non mi conoscono, del resto. Col fratello grande parlo, ma quando arriva la sorella lui non mi ascolta più, com'è forse normale che sia. La sorella ha le bambole più belle delle mie. Io alle mie ho tagliato i capelli. Lei hai i quadernetti con le roselline e porta la gonna, ha i capelli lisci e il cerchietto rosa. Io porto i pantaloni e i ho capelli mossi, e i miei quaderni sono di un colore solo e tutti scribacchiati in modo disordinato.
Con me è venuto a stare nella famiglia anche un altro figlio adottivo. Ma io e lui, anche se abbiamo molte cose in comune, non abbiamo fatto tanta amicizia. Ci sentiamo uniti dagli stessi problemi. Ma ognuno di noi gioca per conto suo. Poi a me i suoi giochi non piacciono per niente.
In questa nuova famiglia come dicevo ho anche un fratellone che sta lontano, abita a Roma, ed è il mio preferito. Secondo me è l'unico davvero simpatico, l'unico che capisce davvero i miei problemi. Ci scriviamo lunghe lettere. Mi manca e spero di andare presto a trovarlo. Mi ha detto che quando ci vediamo mi porta a mangiare fuori, al ristorante.

Io mi trovo in questa famiglia perché “mi hanno fatto un'offerta che non potevo rifiutare e sono molto fortunata ad essere stata scelta da loro”. Questo l’ho sentito dire dai vicini, anche se non so cosa significhi di preciso.
Io ogni tanto però sento nostalgia, e vado a trovare i miei fratelli grandi della vecchia famiglia, che mi accolgono sempre bene e che dicono che gli manco e che adesso che ho una nuova famiglia non vorrò più bene a loro.
A volte vorrei fare fagotto e scappare. Ma lo farò solo quando sarò davvero convinta. Non voglio fare come quelli che scappano e poi tornano con le orecchie basse e lo sguardo che chiede perdono, il viso e l'anima graffiati da qualche brutto incontro lungo la strada.

Ma oggi per fortuna ho una bella notizia: oggi torna il mio migliore amico, dopo una lunga assenza. Nel pomeriggio, se mi danno il permesso, voglio salire a casa sua.
Credo che andremo a prenderci un gelato e poi al parco. Poi ci siederemo su una panchina, le schiene vicine e un po' curve; lui mi racconterà tutto quello che ha fatto in questi giorni, e io gli racconterò della mia nuova famiglia.
O anche, resteremo così, ad ascoltare i nostri respiri, a guardare lontano, senza bisogno di dire nulla.

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Di Tengi |

16 Commenti:

  Alle 11:42 AM Blogger Ranmaz ha fatto una pausa per dire:
Brava.
8+.

;)
  Alle 11:47 AM Blogger Ubik ha fatto una pausa per dire:
ah... ora si dice così... "migliore amico"... ma pensa, sto proprio invecchiando! ;)
  Alle 11:50 AM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
commento con una lacrima sincera, brava Tengi

la Vale
  Alle 12:00 PM Blogger McManus76 ha fatto una pausa per dire:
La tua famiglia, la mia famiglia, tutte le famiglie.

Che abbiamo amato, e detestato, e perso. Soprattutto perso.
Non si riesce a smettere di perdere le persone, a quanto pare.

E il tempo, e le speranze, e le occasioni. Il clima inclemente cancella le tracce.

Restano in spalla solo cumuli di ricordi. Che si vorrebbe non avere.
  Alle 12:08 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
In questi casi, meglio essere orfani...:-(
maldiincazzataconillavoro!
  Alle 2:13 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Tengi oggi ti senti poeta eh? ;)
  Alle 4:20 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Ci vuole tempo ad integrarsi...Vedrai che andrà tutto sempre meglio (e tu a scrivere migliori ogni giorno di più, brava stelìn!) :-*
  Alle 4:48 PM Blogger Tengi ha fatto una pausa per dire:
la famiglia è un argomento delicato, e lo sarà sempre.
le famiglie si possono amare e detestare, così come i loro componenti.
le famiglie per me sono un groviglio inestricabile, soprattutto la mia.

grazie Placida, sono colpita.
  Alle 5:17 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Parenti serpenti...
(Ti abbiamo scritto una mail).
  Alle 6:28 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Sensazioni : tristezza, schiavitù, ribellione.

Quando il lavoro diventa una prigione non si vive piu'.

Anche io ero cosi'...
Poi ho mandato tutto 'affan' e ho
cambiato il mio mondo.
Adesso lavoro per vivere (prima
ho rischiato di vivere per lavorare).

Non è che ora sia tutto rose e fiori ma, almeno, sono padrone di me stesso.

I rischi sono maggiori ma, in compenso, il fegato sta meglio.

Il mio capo sono io ...
La cosa buffa e che quando mi
chiedo le ferie riesco a litigare
lo stesso :-)
  Alle 10:01 AM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
mamma mia, un tema un incubo O_O
  Alle 11:29 AM Blogger Robba12 ha fatto una pausa per dire:
Wow, che romanticismo nelle tue ultime parole...una Tengi a me sconosciuta :-)))))
  Alle 11:37 AM Blogger Tengi ha fatto una pausa per dire:
ma io SONO romantica, anzi romanticissima, quando voglio...
le ultime parole cmq non si riferiscono ad un rapporto d'amore, bensì diciamo ad un legame empatico che si instaura in situazioni di ricovero forzato.
  Alle 1:47 PM Blogger Ubik ha fatto una pausa per dire:
Scusa Tengi per il mio commento stupido a questo post. Non l'avevo letto veramente, ma saltavo un po' qui un po' là. Ora invece ho capito e ci tenevo a scusarmi. Sarò pure una stupida bionda ed anche se in pietra pomice anche io ho un cuore. Baci :*
  Alle 2:07 PM Blogger Tengi ha fatto una pausa per dire:
Franca non sei per niente stupida bionda.
Il mio cuore trabocca.
Un abbraccio
Tengi
  Alle 3:46 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
E in questo caso l’intramontabile Giorgio Gaber offre degli spunti straordinari… “La mia famiglia”, qualcuno la ricorda? Molte analogie con Tengi.
Fortuna che scopriamo un lato del tuo mondo lavorativo quasi inesplorato. Esiste un lato sentimentale, assolutamente privo di volgarità e allusioni. Bello. Il finale è toccante: non vorrei abbassare il livello paragonandolo a un “tempo delle mele” dei nostri giorni. E io, se posso cara Tengi, ho dentro una foto precisa e nitida nel cuore, di quella scena:”E la ricordo bene, quella panchina verde, le nostre schiene vicine e piegate, i gomiti sulle ginocchia ad ascoltare i nostri respiri, a guardare lontano mentre il sole tramonta alle nostre spalle, con le ciglia curve di malinconia a superare assieme un’altra curva della vita…”. Hai ragione Tengi. Restiamo così, senza bisogno di dire nulla.