venerdì 13 giugno 2008

L'alba di fuoco dei portinai

Nel momento esatto in cui usciamo di casa per recarci al lavoro, il portinaio milanese è lì che ci aspetta al varco, nel pieno esercizio di quella mansione che, più di qualunque altra, egli svolge con incomparabile zelo: il lavaggio del marciapiede.
Dotato di canna di gomma verde pressurizzata a sette atmosfere, di cui tappa parzialmente l’imboccatura col pollice, egli è lì, ben piantato sulle gambe, che innaffia la zona antistante il proprio palazzo. Piglio deciso e sguardo sicuro, egli non nasconde la soddisfazione che gli dà il poter dettare le sorti dei nostri pantaloni eleganti, delle nostre scarpe col tacco, o dei nostri piedi nudi calzati da esili sandali.
Lo adocchiamo da lontano. Lui finge di non vederci. Noi avanziamo imperterriti. Lui non si sposta di un millimetro. Capiamo che dobbiamo scegliere in fretta. Senza rallentare, valutiamo la situazione. Se decidiamo di restare sul marciapiede, lui sposterà la canna all’ultimo secondo, non risparmiandoci qualche schizzo e costringendoci all’umiliazione di guadare il pantano creatosi dall’inondazione di ettolitri di acqua. Se invece decidiamo di scendere dal marciapiede, avremo perso la sfida ma almeno porteremo in ufficio i pantaloni asciutti. Andata. Ci spostiamo verso la strada, fingendo che ciò non costituisca un problema, e gli lanciamo uno sguardo di superiorità (la nostra magnanimità contro la sua inutile pervicacia). Inaspettatamente, lui risponde con un ghigno sardonico. Ed è proprio in quel momento che ci distraiamo e atterriamo con la nostra polacchina scamosciata su una cacca di cane. Scappiamo via a testa bassa, la sua risata alle spalle. E domattina cambieremo strada.
E’ l’alba di fuoco milanese. E il portinaio vince sempre.

 
Di Tengi |

3 Commenti:

  Alle 12:23 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Aaaargh! Vero!
ma un portinaio milanese, l'anno scorso, mi ha telefonato per dirmi che aveva trovato (mentre innaffiava) il mio portafoglio sul marciapiede, di andarlo a prendere. Sono andata, mi ha fatto la predica, mi ha fatto vedere dove l'aveva trovato, ho durato fatica a convincerlo che il portafoglio me lo avevano fregato e io lì non c'ero mai stata, mi ha dato il pacchettino del portafoglio dicendo che era preoccupato per tutte le mie carte di credito, che erano, in sostanza: la tessera dell'Auchan, quella dell'Upim, quella della Feltrinelli e quella della Fnac, ma non l'ho disilluso.
E ho fatto male, perchè mi ha subito detto: E adesso mi dia la mancia.
Orpo!
Fatto subito, se no magari innaffiava anche me.
  Alle 11:19 PM Blogger DiamondDog ha fatto una pausa per dire:
Milano, un non-luogo dove ancora vivono e prosperano gli inutili portieri. Dida compreso.
  Alle 1:27 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Fantastica!