mercoledì 23 gennaio 2008

Sole

L'impiegato esce in pausa pranzo.
E si sorprende nel vedere il cielo terso e sentire i raggi del sole che gli scaldano la schiena, sotto il piumino. La pelle delle mani non è secca, i piedi sono tiepidi, le membra piacevolmente intorpidite.
Cammina verso la trattoria, seguendo il ciglio del fossato pieno di melma. Intorno a sé, i capannoni di questa banlieu industrializzata: cumuli di sabbia, pallet, muletti. L'impiegato pestacchia nelle piccole chiazze d'acqua a lato delle strada, respirando a pieni polmoni, incurante degli schizzetti di fango. Ogni tanto, uno sbuffo di gasolio gli irrita le narici, e gli ricorda dove si trova. Alza lo sguardo. Un incessante andirivieni di veicoli da trasporto.
L'impiegato tossisce. No, non è ancora tempo di allergie. Gli è solo finito qualcosa in gola. L'impiegato è infastidito: la tosse continua. Ecco, è passata. No, non gli piace per nulla questo anticipo di primavera. Capisce che è passato un altro anno e che la vita ben presto ricomincerà. La vita si ripeterà con una nuovo raffreddore da fieno e nuove camicie fresche e abiti leggeri e nuove vacanze da programmare e aria condizionata da accendere. Tra le pozzanghere e la melma, attento a non finire nel fosso, egli si specchia nelle vetrine delle concessionarie dimenticate da dio e dagli uomini, e vede se stesso col piumino dell'anno prima. Pensa che tra poco sarà ora di tirar fuori i maglioni leggeri. Colorate piantine da mettere sul balcone. Copriletti leggeri dai colori freschi. La fiera del bianco, la festa dei fiori, le domeniche in bici. Il sole. E questa sarà la vita.
Sa che questo anticipo di primavera non durerà, e tutto sommato ne è felice. La fiera del bianco può attendere. Non si vuole svegliare. E' ancora intorpidito. Troppo presto per darsi da fare, per sbattere i tappeti, per tagliarsi i capelli. Troppo presto per la vita. Troppo presto per guardare in faccia il sole e decidere di ricominciare.
Il sole di gennaio ha troppa forza per lui.

Mamma lasciami dormire ancora un po'.
Voglio stare ancora sotto le coperte.
Pensare a quanto sto bene con i piedi caldi.
Sognare il futuro come lo vorrei.
Non aprire la finestra, mamma.
Lasciami al buio.
Se apri la finestra potrei piangere.
Il mondo là fuori è troppo bello.
Non lo voglio vedere.
Ci sarà un giorno in cui avrò il coraggio.
Lasciami qui, mamma, sotto le coperte.
Ci sarà un giorno anche per me.
Ci penserò domani.

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Di Tengi |

6 Commenti:

  Alle 3:52 PM Blogger Brian ha fatto una pausa per dire:
Mi hai fatto piangere....era proprio così..

Baci
Brian
  Alle 4:20 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Mi piace molto, questo.
:-)
  Alle 10:30 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
io ho la sveglia puntata alle 6.00.

ma mi alzo sempre alle 7.30

così la mattina ho sempre un'ora e mezza per sognare il futuro come lo vorrei
  Alle 6:17 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
i miei nonni non si sono mai chiesti perché andavano a lavorare, ci andavano e basta. quando venne il loro momento di morire non si chiesero perché, morirono e basta. non appena potevano non si chiedevano come godersi la vita, se la godevano e basta.
  Alle 2:34 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Io per raggiungere l'ufficio passo davanti la spiaggia, qui fra un po' inizieranno le belle giornate e la disperazione + totale all'idea di dover andare oltre, oltre quella spiaggia e ritrovarsi a lavoro.
Ormai nn mi chiedo + il perche' di certe disgrazie..
  Alle 3:22 PM Blogger Tengi ha fatto una pausa per dire:
ciao cara e benritrovata.
vuoi mettere la spiaggia con la banlieu?
baci