martedì 27 marzo 2007

Vi sono luoghi

Immaginate di percorrere i lunghi corridoi che si snodano per lo stabile della vostra azienda. Pavimento e pareti familiari, conosciute. Avrete la possibilità di attraversare una miriade di ambienti aziendali. Se ci fate caso, ognuno di essi presenta la propria cifra distintiva. Ciascuno col proprio arredamento, le proprie persone, il proprio carattere.
Vi sono luoghi, in particolare, dove l'aria si fa via via più pesante man mano che vi avvicinate. Sono i luoghi che portano a certi uffici dirigenziali. Tutt'intorno sembra immobile, perchè le persone si muovono con circospezione. I colori si fanno meno vivi, le pareti scolorano. Le polo colorate lasciano spazio a camicie azzurre con le iniziali. Il vostro passo rallenta, e sentite la necessità di fare meno rumore possibile, di non far notare la vostra presenza. L'obiettivo della visita diventa fare quello che si deve fare il più velocemente possibile, e poi scappare via.
Vi sono luoghi dove la presenza di molte persone in una stanza quasi non si nota. Gli sguardi sono bassi ma attenti ad ogni vostra mossa. Qualcuno di essi si spinge oltre il bordo superiore del monitor e giunge sino a voi. Appena vi voltate, subito si abbassa.
Vi sono luoghi dove potete sentire solo il ticchettìo delle dita sulle tastiere. Dita frenetiche, che comunicano pensieri. Pensieri, ordini, parole, opere, omissioni. Dita che contribuiscono alla creazione di carteggi talmente lunghi che fareste prima a incontrarvi di persona e a farveli spiegare che a leggere tutto quanto. Sono le inutilità d'ufficio.
Una volta ero in grado di riconoscere questi luoghi. Ed ero abbastanza spavalda da attraversarli in maniera incauta. Incurante del resto, ritiravo la mia stampa e via.
Ora è diverso. Ora ci sono dentro, ci respiro e ci vivo. Tanto che non mi accorgo che il mio luogo è diventato uno di quelli, uno dei famigerati ricettacoli reazionari. Ora capita che qualche ex compagno di ufficio mi dica che nella mia stanza si respira "aria pesante". Aria che mette soggezione e sguardi diffidenti, per essere precisi.
Ah si? Beh, basta un piano. Salgo le scale a due a due. E mi tuffo nel girone dove non si parla in punta di forchetta, dove le camicie non hanno iniziali e i pantaloni non hanno pinces. Dove qualche buontempone si prende la libertà di mettere in mostra i muscoli, indossando T-Shirt troppo aderenti.
Dove i mocassini non esistono, esistono solo le eccezioni.

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Di Tengi |

15 Commenti:

  Alle 3:13 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Io me ne frego dell'aria pesante. Spesso sono andato a riunioni di Dirigenti indossando jeans, stivali e maglia aderente.

Petto in fuori e via senza paura. Forse è per questo che sono in parte apprezzato.

Da questo punto di vista seguo il modello americano. Hai mai visto Steve Jobs in giacca e cravatta. Mai fidarsi di chi si sente importante solo perchè indossa un'abito da 1000 euro....
  Alle 3:52 PM Blogger Sciura Pina ha fatto una pausa per dire:
che bello lavorare a scuola, dove tutti gli ambienti sono uguali, con la stessa aria "pesante" per via dell'alta concentrazione di adolescenti, dove si entra nell'ufficio del Preside al grido: "Si è visto oggi il capo?".
L'ambiente è incasinato, ma decisamente "democratico"
Sciura Pina
  Alle 3:53 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Sì, a volte basta poco per cambiare aria...;-*
  Alle 4:07 PM Blogger Tengi ha fatto una pausa per dire:
Paolo: esiste anche lo snobismo al rovescio, dunque? :-)

sciura pina: ah, come vorrei anche io...

placida: una ventina di gradini, suppergiù! :-)
  Alle 4:18 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
@Tengi: dici che sono SNOB anch'io? ;-)
  Alle 4:22 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
evidentemente anch'io vegeto nell'aria pesante: avevo letto "basta un piano" e ho pensato ad un pianoforte!
  Alle 4:33 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
e il pasticcino? Lui non addolcisce l'aria?
  Alle 4:59 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Aggiungi una colonna sonora un pò "buia", un cigolio di porta, il suono della pioggia che cade, un vetro che si frantuma et voilà ecco pronto il trailer del prossimo blockbuster che sbancherà i botteghini cinematografici; titolo: IL SANGUE SCORRE IN UFFICIO;
Locandina: scrivania avvolta nelle tenebre, un monitor spento, una tastiera e...un dito mozzato.
  Alle 6:41 PM Blogger BlackMamba ha fatto una pausa per dire:
Hai reso benissimo l'idea...ogni ufficio ha zone pesanti e piccole oasi un pò più serene (aree protette che tendono a divenire sempre più rare, tanto da essere segnalate al WWF).
In Alcatast era esattamente il contrario che in Ufficio Tengi:dall'altosi catapultavano al primo piano per respirare.
Attualmente però i miasmi stanno invadendo ogni angolo, purtroppo:oltre a scendere i colleghi si nota quasi costantemente l'oscura presenza del nostro Dark Fenner,ovvero il mega direttore che osserva e monitora il "recupero efficenza".
Non credo sopravviveremo.
  Alle 11:05 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Io fino a poco tempo fa mi sentivo come Frodo del Signore degli Anelli...vivevo nella terra di mezzo..nell'ufficio di sinsitra il mega-dirigente, stipendio medio € 5.000,00 al mese, ed in quello di destra l'ufficio posta, stipendio medio € 5.000,00 al mese, in quattro persone...Nella mia azienda l'ufficio posta ha un nome più prosaico: "Uffcio Atti Urgenti"...mai visto una raccomandata metterci meno di una settimana a fare 4 metri e arrivare sulla mia scrivania..alla faccia...beh, in questa terra di mezzo devo essere come il Big Jim che avevo da bambino, quello con la valigia dentro la quale c'erano le facce intercambiabili...Entra il dirigente et voilà sono un vulcano, un ipercinetico pieno di idee...la mia azienda mi vuole così aggressivo verso il mercato, rampante...ma poi lui dopo aver sproloquiato esce, l'adrenalina cala ed è allora che i "postini" sentono l'odore dell'animale ferito sul quale accanirsi..entra l'impiegata che da 35 anni apre la posta...ormai vittima di una mutazione genetica l'unghia del suo dito indice è un'arma impropria, un tagliacarte infallibile...la mia "Edward mani di forbice"...beh questa persona mi inonda dei pettegolezzi più pecorecci, mi parla delle sue frustrazioni (non poche) ed è allora che privo di difese, mi rendo conto di non aver le forze di reagire, apro la valigia e monto la faccia da cialtrone che forse è quella che mi sta più comoda...la ascolto per mezz'ora e a volte, di soppiatto, alzo la cornetta del telefono di quel tanto che basta per non rovinare quel momento di sano svacco..
  Alle 8:38 AM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
vi sono luoghi e piani (dove per esempio lavoro io) in cui ogni volta che ci vai, è già tanto se su 5 persone ne trovi una alla scirvania, è troppo domandarti dove sono gli altri e perchè, l'unica sopravvissuta invece di lavorare sta al telefono con l'amica del cuore, inutile chiederti perchè è mezzora che ammicchi per farle capire che hai bisogno di lei e sembri talmente invisibile che ti viene il sospetto che essere lì, in quell'ufficio è solo frutto della tua fantasia...
  Alle 9:44 AM Blogger Ubik ha fatto una pausa per dire:
Chi è il bonazzo in t-shirt? Chi è? chi è? È libero? È sposato? Chi è? Chi è? È Etero? Ha pure una bella faccia? Chi è? Chi è? ... ops.. scusate ... era il mio ormone... non ci sta più dentro... :(
  Alle 12:39 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Dai Tengi, i piani dirigenziali hanno anche i loro vantaggi... quanto meno non sentirai mai strillare effetto mercato del pesce (cosa che negli altri uffici - te lo giuro - succede)...
  Alle 1:17 PM Anonymous Anonimo ha fatto una pausa per dire:
Il mio mondo lavorativo è un posto strano e particolare. Faccio il pubblicitario.

Ammetto ci sono giorni in cui il mio mondo è la voce di uno speaker al telefono o è un set per girare uno spot. Ma ci sono molti giorni in cui è una riunione con il cliente dove tutti si vestono bene e annuiscono e molti altri giorni ancora che sono un colloquio con l'amministratore delegato al quale non si deve dire mai "no" o "non sono d'accordo".

Dopo il tuo post, mi rendo conto che tutto il modo (anche quello lavorativo) è paese.
  Alle 3:24 PM Blogger Tengi ha fatto una pausa per dire:
chicco, era questa la tesi. Come volevasi dimostrare.
grazie