giovedì 31 maggio 2007

Le tette della stagista

Sono di stanza al terzo piano.
Sono la nuova attrazione dell'ufficio.
Arrivano la mattina in perfetto orario, e dopo aver bevuto un caffè alla macchinetta rientrano svelte in ufficio, ballonzolando leggermente. Quindi si chiudono nella stanza delle stagiste con altre sei compagne di lavoro. Due piccole e frizzanti, due normali, due un po' depresse, e loro. Grandi, enormi anzi, immense direi e proiettate verso il cielo.
Escono di rado da quella stanza. Non si vedono spessissimo in giro. Fanno poche pause. Tuttavia, quando escono, si notano. Pur essendo abbastanza timorose e schive quasi nell'atteggiamento, esse tuttavia non possono fare a meno di dare nell'occhio, strizzate dentro corpetti striminziti col bordino di pizzo o innocenti magliettine colorate con disegnato Topolino. Riesce difficile immaginare come facciano a non darsi fastidio l'una con l'altra, appiccicate come sono su un busto stretto stretto e strizzate in un eroico reggiseno che resiste giorno dopo giorno grazie ad una complessa tensiostruttura di fettucce tiranti.
Le incontro talvolta a bere il caffè. Sono lì, al centro dell'area break. Si stagliano. Piacevole diversivo impiegatizio. Sempre attorniate da molti colleghi, ascoltando pazienti tutti i discorsi, ed esprimono attenzione annuendo di tanto in tanto. Sono gentili e rispettose, sanno come muoversi nell'ambiente di lavoro. Si muovono circospette e leggiadre, il che è strano, data la mole.
Non si lamentano. Sono piene di speranza. La loro postura esprime attesa, voglia di scoprire, Perchè sono nuove, sono entusiaste. Si impegnano e vorrebbero fare sempre di più. Sono contente di lavorare con noi.
Purtroppo per loro però la stragrande maggioranza dei colleghi uomini tuttora ignora a chi appartengano.

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mercoledì 30 maggio 2007

Fa bene al cuore e alla salute

Un post di servizio, anche se qui nulla è di servizio.

O impiegati annoiati che durante il pesante tragitto casa-lavoro sui mezzi pubblici non fate altro che guardarvi la punta sbeccata delle scarpe, esaminare le porifere imperfezioni del naso di chi vi siede accanto o sfogliare i quotidiani bonsai come City con l'ansia di arrivare alla rubrica "Un blog al giorno" dello Stefano Gallarini per scoprire che il blog di oggi è quello di Angela Cavagna e pensare "mio dio oggi è segnalato il Blog di Angela Cavagna, perchè il mio non dovrebbe essere segnalato? che cosa ha il mio italiano da invidiare a quello della sexy infermiera a parte la bulimia di puntini di sospensione? che cosa ho io meno di Angela Cavagna, a parte le poppe ovviamente???", dicevo cari impiegati io vi voglio dare un consiglio: leggete, leggete, leggete!
Dice "perchè"?
Ma mica per acculturarvi, che diamine, non possiamo certo rischiare di invertire il processo di analfabetismo di ritorno cui siamo soggetti, che poi non ci guardiamo più le fiction, ma solo per avere la possibilità di partecipare ad... Anobii !!!
Un network sociale che vi consente di condividere con tutto il mondo i libri che leggete! Registrarsi è veloce, ed è inserire uno dei vostri libri preferiti è un'operazione a prova di impedito! (E ve lo dico io che l'ho appena fatto in 5 secondi mentre ero al telefono un collega) Avrete così la possibilità di fare tante belle cosine sul vostro profilo, come mettere il vostro faccione come immagine, votare i libri, e ovviamente segnalare il vostro blog, con buona pace di tutti i coloro che si nutrono di link di ingresso.
Potete anche andare a spulciare i profili di chi legge gli stessi libri che leggete voi, collezionare amici e conoscenti, e spedire tanti tanti messaggini simpa. La grafica è pulita, leggibile e intuitiva.

Bello, bello, bello. Non fosse per l'Akille, che è sempre sul pezzo, l'avrei scoperto solo tra qualche settimana.
Per ora ho inserito solo un libro. Credo che ci perderò qualche ora in più in prossimamente.
E ho già deciso che voglio farmi del male. In pausa pranzo vado a vedere quanti sono coloro che leggono e apprezzano i libri di Faletti.

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martedì 29 maggio 2007

Dolceamaro

Stamattina. Appena entrata nella navetta. Mi accoglie una canzone di David Bowie a tutto volume. La ascolto e osservo i volti intorno a me. Colleghi e valigette.

We can be heroes just for one day.

Il mondo oggi mostra il suo lato ironico.

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lunedì 28 maggio 2007

Sarebbe stata meglio una tazzina di cazzi miei

Ovvero, del dare consigli sentimentali alla tua migliore amica e dell’offrirle conforto in tutti i modi quando la vedi e lei scoppia in lacrime quando le telefoni in pausa pranzo e lei scoppia in lacrime quando le scrivi via chat dall’ufficio e lei ti mette la faccina che piange per poi scoprire che alla fine lei ha risolto di fare tutto il contrario di quello che le hai consigliato e quindi incazzarsi perché per due mesi sei stata così stupida da dire peste e corna del suo attuale compagno tutte cose che ora vorresti rimangiarti dato che si sono rimessi insieme ma la tua coscienza ti impedisce di rimangiartele perché cazzo sei convinta fino al midollo di quello che hai detto potessero ammazzarti e quindi perchè non dovresti rimanere della tua opinione anche se ora la tua amica fa di tutto per convincerti che ora le cose sono diverse che lui è cambiato e che devi accettare la situazione e tu per prima cosa ti senti una merda pensando a tutti gli aggettivi con cui ai bei tempi hai appellato il suo lui ad esempio "strisciadiletame" "detritoumano" "rantolodiverme" o il tuo preferito "settantuno-ommo e'mmerda" seconda cosa non glielo auguri ma dentro di te sai che non durerà e che ben presto ti troverai di nuovo a consolarla e dio solo sa se l’unica cosa che vorrai gridarle in faccia anziché poveracara non sarà un sonoro E-ADESSO-CRISTOSANTO-SONO-TUTTI-CAZZI-TUOIII!

"mia cara. hai di fronte a te due possibilità. chiamarlo o non chiamarlo. per come stanno ora le cose, chiamarlo ha lo stesso senso di nonchiamarlo. ovvero nessun senso. il che significa che tanto vale che lo chiami. così come che non lo chiami. io lancerei una monetina."

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venerdì 25 maggio 2007

Libertà è partecipazione

E’ la prima volta che un mio post finisce su LiberoBlog. Inaspettatamente, il post ha attirato l’attenzione di molti lettori e scatenato un discreto vespaio sul tema del sesso in ufficio. Per chi non avesse seguito la diatriba in questi due giorni, riporto alcune delle considerazioni che sono state fatte, affinché tutti voi possiate beneficiarne.
Le introduzioni ai commenti sono mie. I commenti sono degli italiani. Brava gente.

Per me è la macchina che c’ha che conta
Sarebbe molto facile per un "capo" riuscirci con una collaboratrice. C'è sempre la furba o disinibita o semplicemente con la voglia di primeggiare sulla collega. […] Qualche volta mi è capitato addirittura di "recepire" segnali da impiegate di società clienti. Forse perchè avevano visto la mia auto in parcheggio e per chi sa. Mah!

Vorrei vedere te con Sean Connery
In banca dove vado io c'e una ragazza che è palese che va con il direttore! Ma come si fa si è sposata 3 anni fa! Lei 29 lui 59 che schifo

Questa non parla per sentito dire
[...] Spesso però siamo noi donne a provocare gli uomini, ma mai farlo con uno più basso in grado il ricatto ti rovinerebbe la vita. Buona serata a tutti

La mazza e il martello
l'ho appurato tanto tempo fa: solo gli uomini di sn sono dei veri uomini. Gli altri sono manichini

Un uomo un mito
l'idea di poter aver rapporti con una delle mie colleghe mi ripugna. Mi scassano tutto il santo giorno 6 giorni su sette.....Onestamente e' meglio mia moglie.

Tokio Decadence
Capo ufficio Padrona ha scritto: Pensa che ho il mio segretario che stà deliziando i miei piedi........Che idioti questi maschi

Contenta tu
...io faccio sesso con un mio collega...[...] è tutto sbagliato... Ma non voglio perdere la persona che quotidianamente ho a fianco (non sono sposata)...e voglio continuare a frequentare il collega!!! Sono felice così....

Vedo uno stronzo che mi fissa
ho letto solo ora la tua saggia conoscenza delle donne. se non hai altri argomenti che sui mussulmani sei conciato male. evidentemente confondi islamismo con estremismo. guardati allo specchio e dicci cosa vedi.

Il mistero si infittisce
per Alberto: ancora non la conosci... di solito si firma "stefania di dx", ora era in incognito. Aspetta e vedrai

UOMO VERIO SCHERNISCE MEZIE CALZETE
DATE ME DONE NO ITALIANI VENITE CO ME IO UOMO VERIO NO MEZIE CALZETE COME ITALIANI

Mi hai quasi convinto
In genere quelli che fanno sesso con le colleghe sono dei poveri cornuti.

E se avrebbe ragione lui?
ciao io penso che se arriverebbe anche in italia avremmo meno assenteismo nelle aziende e poi contenti loro ...... contenti tutti o no....ma io dico cosa c'è rimasto di buono in quesa italia ....quidi lasciamo che il sesso domini certo sarebbe giusto che ogni tanto i mettesse al mondo quache figlio visto che i sondaggi dicono che il nostro paese sta diventando un paese di soli anziani.... ragazzi viva il sesso purchè sia fatto con le dovute precauzzioni sai non si sa mai qualche sorpresina.....

United Colors of Frank
Frank ha scritto: credo una cosa per diminuire le inoccupate si trova più lavoro e facciamo crescere l'italia o fra pochi anni sarà un'italia multicolori di neri che brutta italia sarà

Ci sono domande?
Le donne sono metà FACILI e metà PURE. Le Facili sono facili, le pure, pure.

Cosa avrà voluto insinuare?
[..] mio marito ha un'attività in proprio e guai a lui se mi mancasse di rispetto. che uomini di poco valore. io impiegate non ne ho volute e mio marito ha rispettato la mia scelta. cosa vuole dire siamo sposati tutti e due? che pensi quando torni a casa da tua moglie? poniti il dubbio, quello che le togli tu potrebbe darlo un altro.... pensaci

Preparate il chador cretine
Avete perso il controllo di voi stesse.Ci penseranni i mussulmani a sistemarvi e a farvi abbassare la cresta, cretine

Con un nome così meglio raccoglier voti porta a porta
Alle ELEZIONI COMUNALI di VERONA 27 e 28 MAGGIO.. Per la PRIMA circoscrizione voterò IL SOLO CANDIDATO.. CROCE su ALLEANZA NAZINALE e scriverò RECCHIA..!

2 soldi per i tuoi pensieri in latino
[…] Di galline senza cervello per strada ce ne sono fin troppe. Le galline servono per un periodo ristretto di tempo, quando vuoi instaurare un rapporto duraturo occorrono anche 2 soldi d'intelligenza. Come dicevano i nostri padri "in medio stat virtus".

E’ arrivata Sharon Stone
Dicono di me che sono un'oca bonazza, capace solo di darla a tutti, ma io invece mi diverto un sacco a mettere in imbarazzo i colleghi uomini con una scollatura osè oppure, quando porto la minigonna, con una accavallata di gambe. Questa è la mia personale rivincita e la fonte del mio potere.

Aiutatelo vi prego
Ho 26 anni e da 3 mesi lavoro in un ufficio con 5 colleghe tutte single, 2 carine e 3 mediocri, ma anche se dicono che sono un bel ragazzo finora non mi fila nessuna, perchè sono una matricola che deve imparare tutto e loro dicono che sono solo un peso morto.

Questione di latitudine
Secondo me non bisogna ragionare con le parti basse!

Saggezza popolare
e femmene so' tutte pu@tt@ane!

Non sapevo che Flavia Vento frequentasse i blog
a me nn sembra giusto ......se una donna vuole fare carriera, deve farlo con la sua inteligenza nn con il suo corpo.

Andavi bene, peccato per quel rigettante
Ale, sei nella media di molte donne, il fine giustifica i mezzi. I tuoi mezzi, però, non giustificano la vostra esistenza, squallida e rigettante direi.

Nel Tuo Ufficio la sapete lunga
[...]come già detto prima, non ho voluto segretarie per mio marito proprio per evitare zitelle inacidite come te. pronte e servizievoli pur di trovare uno straccio di uomo. ciao, io continuerò a lavorare nel Mio Ufficio tu continuerai a leccare.

Ci ho provato ma è alto due metri
E' strano che sia sempre il capo ad avere queste opportunità mai che si senta di una capa che si ingroppi un usciere.

Mi hai beccato
Solito articoletto grondante veleno da parte della cozza costretta a leccare francobolli nel sottoscala.

Piacerebbe a Ratzinger
NON DIMENTICATE IL PRINCIPIO CRISTIANO: "DATELA/O E VI SARA DATO" E SCRITTO NELLA BIBBIA...STA LI E UN LIBRO STORICO... :)

Non è che questa mena sfiga?
[...] quando morrete ricordate che qualcuno (io in questo caso), vi ha dato una mano di uscita. Spero che qualcuno fra voi ascolti il mio consiglio. Sarà una buona cosa per voi anche moralmente, e sarete a posto con la vostra coscienza. RICORDATE SE VOI SIETE COSì IMMAGINATE COME POTRANNO ESSERE I NOSTRI FIGLI?MEGLIO INIZIARE A CAMBIARE, SE SIAMO UNITI QUALCOSA CAMBIERà, SE SIAMO SEPARATI LA ROVINA ACCADRA. volete un consiglio vedete i film:apocalisse 1,2,3 (consiglio per chi non ha voglia di leggere la bibbia però potrà capire cosa avverrà in un prossimo futuro)

In che senso?
STAI ATTENTA STELLA A NN FARTELA SCASSARE DA DIETRO SE NO PER IL TUO CAPO E' FINITO IL DIVERTIMENTO

Aridaje... tocchiamo ferro
Dio punirà nel momento del giudizio tutti coloro che commettono adulterio, fornicazione,ecc. non accopiatevi come animali siate CRISTIANI. Se non credete a me credete alla Bibbia è tutto scritto li. La Bibbia non è un romanzo ma un libro storico esistente da migliaia di anni ed è un libro ispirato dallo SPIRITO SANTO. Leggetela e cambiate le vostre vite. Se avrete mai dei figli vorreste che facciano ciò? se avete delle figlie femmine le vorreste cosi?non penso proprio,in quanto un genitore protegge i propri figli.Iniziamo noi a cambiare le regole sbagliate.Cambiate credetemi prima che il tempo stringa.

Questo lavora alla Findus
Ci scommetto i piselli in scatola che li in Usa fare contratti con registrazione notarile costa un cavolo....

Fin dove arriva il sillogismo
[...] noi siamo tutti animali ed il desiderio sessuale è una componente fondamentale della nostra bestialità che deve essere soddisfatto e non c'è niente ma proprio niente di male a farlo!! [...] Voglio sottolineare che se dio ci ha fatto a suo immagine e somiglianza vuol dire di conseguenza che anche dio è simile ad un animale!!

Mecojoni
Io la dò regolarmente al mio capo da due anni e sono passata da semplice segretaria a responsabile del personale, molto più velocemente dei miei colleghi, Scusate se è poco

Il mio preferito
Non ho mai visto un articolo così profondo ed interessante. E tu che l'hai scritto sei davvero affascinante. Grazie ancora!!!

Grazie a voi.

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mercoledì 23 maggio 2007

Office Love Boat

Ammazza 'sti americani.
Leggo qui che si sono inventati i Love Contract, specifici accordi pre-coito che tutelano le relazioni tra colleghi d'ufficio. In pratica questi contratti impegnano la coppia a non nascondere la relazione per evitare mugugni e invidie tra colleghi ("quella fa carriera solo perchè la da al capo"). Poi, assicurano che al termine della relazione uno dei due ex-piccioncini non subisca penalizzazioni o mobbing da parte dell'altro per mere questioni di vendetta ("hai detto a tutti che ce l'ho piccolo, adesso ti spedisco a leccare francobolli nel sottoscala").
Il tutto, per evitare cali di produttività.
E per arricchire gli avvocati.
E i notai.
Insomma, per dare lavoro.
Per dare lavoro agli impiegati scribacchini dei notai.
Che tra una pratica e l'altra troveranno prima o poi il tempo di sbattersi la collega.
E per farlo in tutta sicurezza avranno bisogno di sottoscrivere un Love Contract.
Ma a quel punto ci sarà bisogno di nuovo personale che gestisca le pratiche dei Love Contract stipulati dagli scribacchini arrapati.
E nello studio del notaio ci saranno nuove assunzioni di scribacchini bavosi e di colleghe compiacenti, i quali non potranno resistere alla tentazione di ingropparsi in bagno, e necessiteranno di nuovi Love Contracts per regolarizzare.
E quindi nuove assunzioni di impiegati per smazzare tutte le carte prodotte.
Evvai di nuove ingroppate evvai di nuovi contratti.
E così via.
In un inarrestabile effetto a catena.
Entro il 2020 sarà risolto il problema della disoccupazione.
Almeno in America.

Con tutto, trovo che non ci sia nulla da invidiare alle donne che fanno carriera solo perchè l'hanno data al capo.
Trovo invece giusto corrispondere massiccie dosi di rispetto e stima alle donne che sono riuscite a fare carriera solo facendogliela annusare.

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martedì 22 maggio 2007

Doppiosensismo d'ufficio

Estratto cazzaro da cazzeggio chattaro su pomeriggio sonnolento in ufficio deserto.

Alla ortolana

i pomodori del mio orto
le zucche del mio prato
i piselli del mio giardino
i meloni appesi
le banane del mio albero
i cocomeri sottoterra
la carota marzolina
le zucchine trifolate
i porcini nel mio boschetto


Alla scaligera

il flauto traverso
la tromba frizzante
i tasti dolenti
il piffero sfiatato
la viola di legno
terza maggiore
te lo solfeggio io
suonati la cornamusa
la lingua sull'ancia
il bocchino di ebanite
diteggiatura difficile
crescendo con forza
lungo due battute
due sedicesimi col trattino
largo molto

Alla due punto zero

rifammi il template
quello che hai postalo
quello che posti linkamelo
ti spiace metterti il feed
come ti trovi sulla nuova piattaforma
dai retta fatti una nuova piattaforma
un dominio tutto mio
i post mi slittano in basso
qui pochi accessi

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Ma che poppate d'Egitto!

Ricevo dal collega Ciccio una segnalazione relativa a questo articolo apparso ieri su Repubblica.it.
Gli esperti egiziani di diritto islamico, allo scopo di risolvere il problema di convivenza tra colleghi di sesso opposto negli uffici, hanno elaborato una fatwa, vale a dire una possibile risoluzione, sulla base della sharia, legge contenuta nel corano.
La suddetta fatwa prevede che alla donna in orario di lavoro sia concesso togliersi il velo, alzare la jallabia (il vestito che la copre dal collo alle caviglie), scoprirsi il seno e allattare il collega maschio. L'operazione, ripetuta 5 volte, è in grado di trasformare il compagno di lavoro in un membro della famiglia. Uno di quegli uomini che insieme a padri, fratelli e figli, può frequentare le donne a tu per tu, e senza le restrizioni imposte dalle "regole del pudore", restrizioni che limiterebbero o renederebbero difficoltosi i rapporti lavorativi.

Allora. Lo dico a Ciccio e a tutti. Non mi passate più notizie così che poi divento pazza per un giorno intero.
I redattori dei giornali onlàin la devono smettere di riportare le notizie senza preoccuparsi di avanzare una ipotesi di risposta alla prima delle domande che potrebbero insorgere ad un qualunque impiegato occidentale che legge l'articolo.

La domanda è: se la collega in questione non ha latte, che fa?
Ammettiamo che le impiegate egiziane siano tutte sposate. Ammettiamo che tutte prima o poi figlino, e anche in fretta. Diciamo che stanno a casa in maternità e poi tornano al lavoro. E lì allattano il collega che divide l'ufficio con loro. 5 volte. Bene, regolare. Si poppa allegramente. Poi il latte prima o poi finisce. Non so quando, non me ne intendo, ma prima o poi finisce. Mettiamo che un bel giorno, a latte ultimato, il collega allattato decide di licenziarsi perchè ha trovato lavoro a Milano, dove si illude di andare a poppare come un aspirapolvere le tette delle colleghe all'ombra della Madonnina. E mettiamo che nell'ufficietto egiziano assumano un altro uomo. Che fa la donna che ha finito il latte? E' costretta a rifigliare? Oppure a mettere da parte una scorta di latte in freezer da offrire a chicchessia per i restanti anni di contribuzione?
Beh, magari figliano come conigli e il problema di esaurimento scorte non si pone. Però in tal caso le donne sarebbero sempre a casa in maternità. Quindi il collega il latte deve andarselo a prendere a casa? Gia che c'è, mentre fa visita al bambino "Oh ma che dolce, ha fatto il rigurgitino! scusa tesoro scansati ora tocca a me."

Ma si sa che "fatta la legge...". Il precetto dell'allattamento è già stato mitigato dagli stessi esperti: l'allattamento può anche compiersi non direttamente dal seno della donna. Basta che lei porga al collega un bicchiere del suo latte per 5 volte perché l'operazione di "adozione" sia completata. I colleghi, diventati parenti stretti, non potrebbero avere relazioni sessuali senza cadere nel tabù dell'incesto.

Si ma se una non ha latte dico io. Si può fare simbolicamente col latte normale? E col latte della macchinetta del caffè va bene?
Se sì io con tutti i caffè macchiati che ho offerto da quando sono qui, voglio dire.
Sono tutti figli miei qua dentro.

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lunedì 21 maggio 2007

Volevo fare l'impiegato

Mi devo ricredere sul genere umano. I filantropi esistono. E uno di essi è un mio amico. Uno che ha comperato dieci biglietti per lo spettacolo di Fiorello, li ha custoditi gelosamente per quattro mesi, e sabato sera ha fatto una sorpresa a nove persone. E io ero tra i fortunati.
Siamo entrati tutti e nove al DatchForum in fila indiana e inneggiando il suo nome, portandolo in trionfo a suon di pacche in testa. Lui, timido e un po' schivo, capitanava l'allegra brigata coi biglietti in mano, della serie "erano tutti miei figli", e probabilmente domandandosi chi gliel'avesse fatto fare.

Ah. Apro una parentesi. Lo sapevate? Al Forum di Assago i posti sono numerati. Ricordatevelo. No perchè appena entrati i mitici dieci hanno dovuto fronteggiare la cieca determinazione di chi aveva occupato i loro posti. Abusivi rappresentanti del menefreghismo italiota, espressioni viventi del mottetto "chi prima arriva meglio allloggia". Tra di loro un esponente di spicco: personaggio armato di coltello da Psyco che si dava da fare nell'affettare i panini e imbottirli di insaccati mentre i dieci reclamavano il loro posto, esasperati dall'inutilità delle loro argomentazioni. Chiudo la parentesi.

In prima fila Mike Bongiorno, e dietro di lui Massimo Boldi. Il primo, bersagliato sin dalle primissime battute dello spettacolo, sorrideva compiaciuto. Il secondo, presentato alla platea manco fosse Walter Chiari, si esprimeva nelle geniali trovate che lo hanno reso maestro indiscusso di comicità. Prima ha mimato "cipollino" con le manine, tanto per dirne una. Risate del pubblico. E poi ha detto "cipollino"con la bocca. Gente che si scompisciava. Quindi ha fatto "cipollino" con la faccia. Qui è venuto giù il teatro. Ma andiamo avanti.

Spettacolo gustoso. Sapiente alternanza monologo-canzone-monologo-canzone, ad assecondare i naturali picchi e cali di attenzione del pubblico.
Memorabile la scena di Joaquin Cortez in vacanza disperato perchè in spiaggia non può sbatacchiare i tacchi, se non su qualche scoglio o sulla passerella in legno, nonchè quella del suo litigio con Naomi a causa di un paio di stivaletti risuolati in gomma. Tormentone apprezzatissimo dal pubblico la storia dell'immaginario "disimpegno", locale fantasioso tracciato sul palco che ogni volta che ci passi ti devi "disimpegnare". O ancora la parodia musicata dell'Otello lirico.
Per il resto portate pazienza. Io non rido molto per le battute sui Gay o per le parrucche bionde in testa. E non perchè siano sui gay ma perchè molte volte sono scontate. Io mi gusto di più il racconto di Roberto Bolle che va a far la spesa al supermercato, che estrae il carrello rinculando con grazia e che sceglie i prodotti dagli scaffali a ritmo della Danza delle Ore. Rido per le invenzioni, per gli accostamenti dove dietro c'è una pensata, per quanto idiota. Rido per le cattiverie. Rido per Cocciante che si trasmuta in Gobbo di Notre Dame e che tra tutte le sfighe del mondo gli muore pure il cane. (questa imitazione sabato non l'ha fatta, e io ho rosicato di brutto)

E mannaggia alcune cose le ho trovate più riuscite in televisione. Forse suona come una bestemmia, mi scuserete. Ma la stessa parodia di Carla Bruni, che mi ha estasiato coi tempi televisivi, in teatro mi è apparsa un po' smagliata, un po' sbracata. ("che volgarità che stai dicendo, Tengi"). Del resto alcune chicche sono nate in televisione, dalla televisione e per la televisione. E in teatro hanno la loro efficacia solo se inquadrate strette e amplificate dai maxischermi, come la mimica stereotipata dei balletti televisivi anni '70 di Enzo Paolo Turchi (fantastica). Solo che il pubblico si aspetta un poquito di teatro, non televisione. E allora se è costretto a vivere della proiezione a due miliardi di Pixel di ciò che accade sul palco non sa più se partecipare rumoroso al grido di "bravo Fiore" o se impantofolarsi e commentare col vicino.
Bah. Semplici questioni di trapianti. Non si può pretendere che i capelli innestati crescano bene. Alcuni si sviluppano rigogliosi, altri sopravvivono opachi, altri si spengono senza rimedio.

Lui è e rimane un mostro. Ma io voglio più invenzioni. Voglio Mike cattivo come pochi che dà del "detrito" al bambino idiota di Genius, voglio sempre e di più Cocciante che rantola "Esmeraldaaa" con l'occhio sbarrato da gobbo, voglio la Carla Bruni con la faccia più schifata di quella di un francese schifato, voglio Bolle che sculetta e Joaquin che stacchetta. Ma tanto, ne voglio.

E comunque riflettiamo. Riflettiamo sul fatto che il "volevo fare" è uno dei granelli del nostro rosario quotidiano di impiegati. Il granello più grosso, quello che si ripete ogni tot. Volevo fare il ballerino, il musicista, l'astronauta.. perchè poi non lo abbiamo fatto?

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giovedì 17 maggio 2007

Pezzi di Sondaggio

Cari i miei piccoli sciacalli che altro non siete.
Oggi mi va di chiedervi una cosa.
Qual è la cosa più strana che abbiate mai fatto in ufficio?
Non fatemi sbadigliare: non ditemi "trombare". Se davvero è la cosa più strana che abbiate mai fatto davanti o sulla scrivania, almeno fornite particolari inverosimili.
I più creativi saranno premiati.
Ah. Al di fuori dell'orario lavorativo vale doppio.

Risultati: in ufficio si fa sesso, pare. Beato chi può. Comunque se ne parla tanto. In ogni caso chi non fa sesso sublima mangiando. Poi. Ci si depila in vista del mare (spettacolare esempio d'adattamento al luogo di lavoro di una segretaria perfetta). Si fanno scherzi gioca-gioca. Si fa Karaoke col vivavoce del telefono (questa di spoiler la devo provare). Si legge Pezzi, si fa sport, e per l'ultimo giorno di lavoro partono sonori gli applausi per Fibra.

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mercoledì 16 maggio 2007

Ho scelto te un collega per Dj

Non male scoprire che chi ti siede accanto si intende di dischi. Selezione speciale di brani di musica elettronica in arrivo su questa scrivania. Il mio lettore Mp3 ringrazia e con esso la mia carogna mattutina che avrà di che cibarsi.
E quando siamo da soli in ufficio con la porta chiusa, in alto i cuori e il volume del PC, scatta il rave dopo pranzo.
Perchè quando la natura chiama l'ufficio si fa foresta.

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martedì 15 maggio 2007

Il grande capo

Il grande capo arriva col vento.
Il grande capo sbarca all'ingresso in uno sventolar di bandiere festanti e scappellamenti a destra e a manca. E con lui arrivano le grandi riunioni, le telefonate importanti, gli incontri decisivi.
Il grande capo arriva col sorriso, la giacca in mano e un buon profumo. Quando arriva il grande capo per noi donne è di rigore il panciaindentropettoinfuori con sorriso d'ordinanza.
Non appena il grande capo si sistema nell'ufficio attiguo inizia una lunga processione di gente che ci chiede se il grande capo è nel suo ufficio e visto che c'è dà anche una sbirciata alle tette. Ma noi non ce ne curiamo e siamo gaie perchè in quei giorni viviamo del suo riflesso splendore.
Prima di tuffarsi nel lavoro il grande capo si para di fronte a noi donne e racconta due minuti di cose divertenti. In quell'occasione noi mostriamo quanto ci piace la sua compagnia ridendo educatamente e toccandoci i capelli. Quando il grande capo rientra nella sua stanza noi gli guardiamo il sedere. Per vedere com'è il sedere di un grande capo.

Quando il grande capo è contento di come è andata la mattinata e di come ha fatto girare le cose compare sull'uscio pazzo di gioia e invita tutti a mangiare. Per un giorno si mangia bene in un posto carino e non nella solita mensa. Si esce tutti insieme allegri e festosi. Le donne lo accompagno con occhi sognanti, gli uomini lo portano in trionfo. Perchè lui ci dà il pane quotidiano.
Durante il pranzo il grande capo ama raccontare molte cose di sè mentre mangia educato e ama che tutti lo ascoltino mentre mangiano educati. Lui vuole una corte frizzante intorno a sè, per cui noi non ci appisoliamo e restiamo sempre svegli a cogliere le perle di saggezza che lui ci offre. Nessuno di noi replica se non dopo avere capito con certezza che cosa lui voglia sentirsi dire. In tal caso glielo dice. Nel dubbio, tace.

Il grande capo osserva il mondo da dietro qualcosa, sempre. Egli osserva i fatti della vita da dietro i finestrini oscurati della sua potente auto, da dietro i suoi occhiali da sole, da dietro le vetrate di una camera d'albergo o da dietro i lucernari del suo ricchissimo loft. Il mondo visto con gli occhi del grande capo è molto bello. Anche io vorrei avere le lenti allegria del grande capo e pensare che questo in fondo non è un brutto posto dove vivere.
Il grande capo è un grande snob. Ma nel senso buono del termine. Pratica sport elitari dove dopo lo sport ci si ritrova in ristoranti pulitissimi con bella gente. Il grande capo odia gli inestetismi, come la forfora o una brutta dentatura, e non ne fa mistero. In effetti credo siano difetti difficili da accettare per uno come lui che è sempre perfetto e non ha mai un capello fuori posto.

Il grande capo ha molta paura che gli rubino le cose. E così c'è una nel mio ufficio che gli sorveglia la giacca mentre lui gira per i corridoi. Questo perchè in passato gli hanno inculato un sacco di roba come portafoglio o palmare. Per cui ora è costretto a stare attento. Però lui è riuscito a fare di necessità virtù dando una questa nuova opportunità ad una delle sue collaboratrici. Le gratifiche mica piovono dal cielo. Certo che rubare proprio a lui. E solo perchè a guardarlo con disattenzione sembra uno sborone ricco sfondato. La gente è proprio superficiale.

Il grande capo è un uomo fascinoso. Veste bene. E' un bel figo, a conti fatti. Tutte le donne dell'azienda se lo farebbero. E non perchè è bello ricco e potente. E' perchè noi siamo stupide e ci fissiamo sugli uomini fantastici che non potremo mai avere nella realtà.
Il grande capo ha una donna. Immagino sia molto carina con delle gran tette. Da uccidere insomma. Credo che il grande capo con lei sia sessualmente appagato. A noi non ci guarda mai le tette nè le gambe nè la faccia. Il grande capo è corretto. E' gentile con noi ragazze ed è contento solo se vede che noi apprezziamo la sua compagnia. E' impossibile non apprezzare la sua compagnia.
Una volta ha fatto una battuta divertentissima mimando con molta classe un gesto che aveva a che fare coi suoi testicoli e noi abbiamo riso di gusto. Non perchè abbiamo pensato ai suoi testicoli, ma perchè la battuta faceva molto ridere.
Un'altra volta ha visto con noi le foto del meeting aziendale e per fare uno scherzetto divertente ha scritto un messaggino spiritoso al collega che ha fatto le foto rimproverandolo perchè aveva fatto un sacco di foto alla Tengi e poche alle altre. Ma la cosa divertentissima è che la povera vittima in quel momento stava in viaggio con la moglie e il grande capo, pensando che avrebbe provocato un litigio innocente tra i due coniugi, si è immaginato la scena e noi con lui e ci siamo baloccati tutti insieme con questo pensiero spassoso per venti minuti.

Ogni tanto sono un po' birichina e provo a pensare a come sarebbe a letto il grande capo.
L'ipotesi di stallone selvaggio tipo Rocco Siffredi l'ho scartata perchè lui sulla scrivania ci lavora e basta. Il masochista estremo neanche perchè lui non ama avere segni sul corpo e poi detesta sudare. Il sadico no perchè lui agli altri non fa nulla che non vorrebbe si facesse a se stesso. Il romantico indolente, il pigro, il tenerone mollaccione no perchè lui è troppo speciale.
Alla fine non lo so com'è. Ma se dovessi fare un paragone, credo che andare a letto con lui sarebbe come andare al circo.
Le risate, il mistero e la meraviglia, la paura dell'ignoto e la scoperta del fantastico, il visibilio, il sollucchero, l'allegria e la lacrima di gioia. Ma anche le acrobazie, il domatore e la sua tigre, il cavallo e l'ardita equilibrista, le torte in faccia, le mazze volanti.
Sotto un tendone al caldo la magia irripetibile di tornare spensierati bambini.
E fuori da quel tendone al caldo la stessa puzza di merda di sempre.

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lunedì 14 maggio 2007

Il moderno riporto

Posso apparire svagata, lo ammetto.
In realtà io osservo molto attentamente, noto, annoto, e infine riporto su questo blog.
E oggi riporto quanto ho notato in ufficio in tema di riporto.
Lo riporto su questo blog che si bea di non avere riporto, in quanto ama apparire così com'è.
Come sapete il riporto è un normale sotterfugio, a meno che non lo intendiate come restituzione di cose lanciate ad una certa distanza, in tal caso non è un sotterfugio ma avete bisogno di un cane. L'amico del mio babbo ha un segugio che gli fa da cane da riporto. E mi dicono sia davvero bravo nel riportare qualunque cosa. Dovrei chiedere al cane di riportare qualcosa anche su questo blog, visto che è così bravo, che so, un legnetto, una pallina, ma anche le sue impressioni di cane, che sarebbero molto interessanti.
Ma sto divangando. Mi riporto all'ordine.
Dicevo, il riporto di cui volevo redigere adeguato reportage su questo blog è il riporto del capello.
Fino a qualche tempo fa nelle nostre città si poteva ammirare quel bel riporto da destra a sinistra che nascondeva una calotta cranica pelata dando l'impressione di chioma fluente sebbene un po' schiacciata.
Questo modo di fare riporto è andato velocemente in disuso, tanto che oggi lo si può ritrovare solo in pochi luoghi, come quei vecchi bar nelle piazze di paese che hanno nell'insegna parole come "sport" o "sociale". I motivi dell'abbandono sono vari: un certo inestetismo, il fatto di non poter camminare controvento, le necessarie cure per mantenere lungo e folto il capello da riportare.
Eppure il problema della calvizie persiste. Al giorno d'oggi, sotto i neon degli uffici, noto che una antipatica forma di calvizie precoce opprime molti dei miei giovani colleghi. Una calvizie forse dovuta a stress, ad una vita alienata, oppure congenita come la laurea in ingegneria. Una calvizie che spesso inizia come leggera stempiatura dalla fronte. Questa caratteristica rende agevole l'utilizzo di una nuova forma di riporto, il moderno riporto impiegatizio giovanile, appunto. Il moderno riporto, anzichè essere da destra a sinistra, è da dietro al davanti. Ovvero, i folti capelli del retro della testa sono sospinti a forza verso la parte anteriore, e da lì danno vita ad un simpatico siparietto sfrangiato che sostituisce gli ex capelli. L'effetto è piacevole, confermato anche dai modelli televisivi che ce lo propinano giorno per giorno, nonchè da personaggi di spicco come Enrique Iglesias che ne hanno fatto il proprio cavallo di battaglia.
Ma, come tutte le cose, il riporto è bello se discreto. Ché già sto vedendo in ufficio un uso estremo e sconsiderato di tale forma di riporto. Di mattina in mattina, davanti allo specchio, alla ricerca della perfezione, il pettine del giovane impiegato si spinge sempre più indietro, sempre più verso la nuca, a cercare nuovi e freschi capelli che possano ammassarsi sul davanti. I moderni riporti aziendali pertanto finiscono per prendere le mosse quasi dal collo, anzichè dal centro della testa, come sarebbe normale. E dalla nuca tutti i capelli risultano proiettati verso la fronte, tutti allineati, con conseguente effetto da galleria del vento presa di spalle.
Un po' come quando noi donne ci depiliamo le soppracciglia: all'inizio lo facciamo giusto per eliminare il monociglio, pur mantenendo quella folta peluria che dà all'occhio quel carattere selvaggio da Anna Magnani. Dopo anni di pratica, finiamo tutte come Mina negli anni '60.
O come quando noi donne iniziamo con la riga di eye liner sopra l'occhio: all'inizio è solo una sottile sottolineatura del confine naturale della palpebra. Dopo anni di pratica, finiamo tutte come Mina negli anni '60.
In questo, ovvero nei disastri estetici causati dal ripetersi quotidiano e ossessivo dei gesti mattutini, forse uomini e donne sono davvero uguali.
Ecco, questa è una considerazione che riporto volentieri.
Riporto anche che si dice che a noi donne piaccia la naturalezza e la spontaneità, anche in fatto di capelli. Niente trucchi o inganni, ci pensiamo abbastanza noi a conciarci come non siamo.
Bene, io ho riportato. Fatene buon uso.

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venerdì 11 maggio 2007

La Tengi reginetta

Il primo premio alla Tengi. Croce e delizia.

Pare proprio che io abbia vinto il concorso di Patron Sw4n come Miglior Z-blog umoristico.

Cari tutti.
Io vi ringrazio dal più profondo del mio cuore di ragazza sognante.
Tuttavia devo specificare. Questo negli intenti non doveva essere un blog umoristico. Assolutamente no. Ma dacchè mi avete concesso la vostra ampia preferenza, sono costretta a domandarvi: che cosa ci trovate di umoristico in questo blog?
Che cosa c'è di così divertente nella squallida vita di impiegata quale sono io?
Cioè, che cosa vi fa ridere? I miei racconti o proprio la mia vita in sé?
Non capisco, davvero.
E con tutto ciò, non avete neanche visto la mia faccia. Quella sì che è divertente.
Questo scettro pesa come un macigno. D'ora in poi mi sentirò obbligata a scrivere qualcosa di divertente. E quando ti metti d'impegno a far ridere gli altri di solito fai tristezza. Lo so, perchè ci provo tutti i giorni in ufficio.
Purtroppo oggi la mia giornata lavorativa è più che mai all'insegna del cetriolo. E' venerdì, del resto.
Ritornerò il più presto possibile, non appena mi sarà venuto in mente qualcosa di spiritosissimo da scrivere al riguardo.
Oggi più che mai, DiverTengi, a quanto pare.

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giovedì 10 maggio 2007

blogosfera: il ripieno del vuoto (un pamphlet)

latengi scrive:
ciao.
ho avuto un improvviso crollo depressivo tra le 2.30 e le 2.40
ho provato a sfogarmi al telefono, ma ho solo peggiorato
devo fare un lavoro da stamattina: ci credi che non mi riesce?
mi viene il vomito appena apro il doc
patatino scrive:
guarda, oggi la mia agenda ha una sola riga segnata. ho passato la giornata a chattare e scrivere un articolo
latengi scrive:
potresti votarmi al concorso per gli z-blog e farmi felice se non sai che fare
oramai lo sai: nel vuoto di questa vita d’ufficio, mi frega solo di quello
patatino scrive:
eh, lo so. i vuoti vengono riempiti da qualcos'altro, sempre. la natura riempie i vuoti
latengi scrive:
ma il blog non è la natura. il blog è il male.
patatino scrive:
No. Il male è la paura
latengi scrive:
il male è la paura di non vincere un concorso di blogger
patatino scrive:
noooo. quello è il ripieno, il ripieno del vuoto
latengi scrive:
il ripieno del vuoto?
e la crosta del vuoto qual è?
patatino scrive:
la crosta del vuoto sono i dubbi
latengi scrive:
dunque il vuoto è una crocchetta impanata di dubbi con ripieno di paura da blogger
patatino scrive:
esatto.
E vuoi sapere qual è il colore del vuoto?
latengi scrive:
si
patatino scrive:
è verdino
latengi scrive:
verdino?
patatino scrive:
si verdino
latengi scrive:
tipo verde pisello o verde vomito
patatino scrive:
tipo verde pisello, ma pisello acerbo. così è il vuoto
latengi scrive:
ma quello è un colore speranzoso dai
patatino scrive:
eh, perchè il vuoto le sa tutte e tenta di buggerarti
latengi scrive:
cazzo, vero!
patatino scrive:
è il vuoto che fa il doppio gioco, quindi attenzione
latengi scrive:
il vuoto appare come pieno e tu pensi "adesso mi ci appoggio" e dopo lui si rivela in tutta la sua vuotezza e tu cadi a terra
patatino scrive:
esatto, nel mezzo di una risata
latengi scrive:
risata di chi?

del vuoto?
patatino scrive:
del vuoto
latengi scrive:
certo. e come ride il vuoto?
patatino scrive:
come un rumore d'aeroplano in lontananza
latengi scrive:
e che vocale fa?
latengi scrive:
aaaaaaaaaaaaaaaaaaa
latengi scrive:
aoaoaoaoaoaoaoaoaoao
latengi scrive:
uauauauauauauauauauaua
patatino scrive:
fa tipo eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeoun!
ma scritto non rende
latengi scrive:
tipo formula uno… con effetto Doppler anche?
patatino scrive:
no, più tipo aeroplano in lontananza
latengi scrive:
ma la barriera del suono la sfonda?
patatino scrive:
il vuoto non sfonda nulla, è cauto
latengi scrive:
lo è nella vita in generale. ci va coi piedi di piombo vuoto
patatino scrive:
no, ci va coi piedi di gomma dura vuoti. da cui il termine vuoto pneumatico
latengi scrive:
cazzo quante ne sai
patatino scrive:
eh beh, mica sono uno stronzo blogger
latengi scrive:
vaffa. saresti ancora meglio se lo fossi. perchè non apri un blog?
patatino scrive:
ho paura del vuoto. credevo si fosse capito
latengi scrive:
ma la blogosfera non è il vuoto. è il pieno. di quisquilie forse, ma sempre il pieno.
patatino scrive:
è il ripieno del vuoto. siamo tornati al punto di partenza. è una conversazione viziosa
latengi scrive:
come la blogosfera. un mucchio di bagatelle in circolo
patatino scrive:
dovresti riportare tutto in un post e far luce sui meschini traffici del vuoto verdino.
latengi scrive:
lo farò. dopo le votazioni per gli z- blog
patatino scrive:
brava. onde evitare un crollo di gradimento
latengi scrive:
non vorrei giocarmi la possibilità di avere una fascia verde
patatino scrive:
nono, infatti. tieni duro
latengi scrive:
tengo duro. e pieno. riempio il vuoto
dovrò votare anche io che dici?
che palle
io mi autovoto
patatino scrive:
credo bene
latengi scrive:
massì
latengi scrive:
fanculo la correttezza

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martedì 8 maggio 2007

VotaTengi

La Tengi non ha mai vinto un tubazzo in vita sua eccetto un pesce rosso al lunapark. A 5 anni.
Pesce che il giorno dopo galleggiava a pancia in su sotto i suoi occhi di bimba perplessa.

La Tengi è obiettivamente una bella ragazza ma siccome ha deciso di scrivere del suo ufficio non può pubblicare sul blog le foto del proprio sedere/curva della schiena/piega del ginocchio/piercing al sopracciglio per far aumentare gli accessi in quanto qualche collega sfigato che naviga annoiato in rete e che potrebbe riconoscerla c'è sempre.

La Tengi non ha più tempo per uscire di casa con gli amici ma neanche per stare in casa a fare sesso - con conseguente rammarico di molti - in quanto tutto il tempo lo dedica a questo blog.

La Tengi è obbligata a scervellarsi per scrivere cose nuove ogni giorno, cose che voi sanguisughe leggete mentre smangiucchiate noncuranti una Kinder Delice e poi liquidate con un "bello Tengi" con la bocca sporca di cioccolato.

La Tengi sta cercando di impietosirvi con aneddoti strappalacrime.
La Tengi vorrebbe essere votata nel concorso per Sederini d'Oro ideato da Sw4n che fa gareggiare gli Z-Blog ovvero i blog Zfigati che se li cagano in pochi ma buoni. Sempre se volete anche voi, chiaro, piccoli sciacalli che non siete altro.

La Tengi avrebbe potuto concedere favori sessuali a chi sa lei per diventare una Blogger con le contropalle e con dieci ghostwriter che scrivono al posto suo, ma non l'ha fatto.
La Tengi preferisce chiedere con cortesia.
La Tengi vi dice che se la fate vincere scriverà una saga erotica ambientata nel mondo dell'ufficio.

Per votare la Tengi dovete fare un casino inimmaginabile.
Pertanto la Tengi non ci crede molto che la voterete.
Dovete scaricare questa scheda, compilarla e inviarla a awards@sw4n.net entro e non oltre le 23:59 di Giovedì 10 Maggio 2007. aut.min.conc.
Le schede non firmate saranno cestinate quindi inserite tutti i dati richiesti anche il numero di scarpe
Potete votare la Tengi in una sola due o tutt'e tre le categorie in cui è stata nominata (Miglior z-blog femminile, z-blogger dell'anno e miglior z-blog umoristico - quest'ultima nomination l'ha fatta Topo Gigio)
e dovete magari mettere un commentino al post di sw4n per notificargli che vi siete sbattuti un quarto d'ora per votare - cristo sw4n se lo becco lo rivolto come un calzino
Insomma, un macello.

La Tengi è tuttora convinta che sarebbero più efficaci le foto di cui sopra per far aumentare gli accessi.

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lunedì 7 maggio 2007

Avevate ragione voi

Sto davvero sbroccando.
In ufficio non ci sto più dentro.
Corro di qua e di là, non riesco a star seduta. Faccio di tutto con estrema solerzia, qualunque cosa mi chiedano. Faccio favori a tutti. Faccio il lavoro non mio (ma in fondo che cosa è mio e cosa tuo, siamo tutti una grande famiglia!)
Godo delle piccole misere soddisfazioni dell'impiegato: mi intrippo a scoprire nuove formule di Excel mai usate prima, o nuove combinazioni di tasti su Word.
Rido di gusto alle battute idiote dei colleghi. Placco la gente per i corridoi, anche quelli che non conosco bene, e li costringo a fermarsi cinque minuti con me. Mi prendo delle confidenze e chiedo loro di parlarmi della loro vita fuori di qui (detta così suona come Alcatraz, e in effetti lo è).
Non sento la voce di chi mi chiede se vado a pranzo e pertanto non rispondo. Poi dopo cinque minuti alzo la testa dal PC e dico "non si va a pranzo?".
In mattinata stavo lavorando con un collega al mio PC e mi ero appena messa in bocca una caramella e non so come ho aperto la bocca per dire una cosa intelligentissima e la caramella è uscita dalla bocca, è cascata sul PC, ha rimbalzato sulla lettera H per poi finire sulla scrivania. Lesta come una faina me la sono rimessa in bocca.
Mi sono sentita dire che se ascolto i Chemical Brothers di mattina sono matta come un cavallo. E chi me lo ha detto è uno che fino a pochi anni fa faceva il dee-jay. Come si fa a dimenticarsi di se stessi così in fretta?
Ho passato un quarto d'ora della pausa pranzo a scrivere di parolacce, puzze e cose schifose in chat con un amico. Abbiamo riso di gusto. Io, almeno. Lui ha messo la faccina che ride ma non so se la sua faccina vera rideva sul serio. Bah.
Sono una mina vagante. Faccio battute che nessuno capisce eppure i destinatari del mio umorismo ridono lo stesso. Forse perchè le dico con una convinzione che convince.
Poco fa mi sono sbrodolata il caffè addosso, e sono andata in bagno a lavare la maglietta. Dimentica del lavandino traditore, ho aperto di getto il rubinetto e mi sono bagnata tutto il lato sinistro, anche le mutande. Ora vado in giro così. Ho un po' freddo al culo.
Sono indisponente. Sono molesta.
Ma mi vogliono tutti bene perchè so' tanto caruccia, anche se ho le dita impiastricciate di caramella al lampone.

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domenica 6 maggio 2007

De tisana fetidissima

Venerdì scorso, in ufficio.
Alle 16 ora del calabandiera aziendale la maggiorparte di voi commentatori mi stava dando della pazza o della drogata o della cannaiola impenitente per quanto ho scritto nel mio precedente post. A parte che tuttora non riesco a trovare che cosa ci sia di strano in quello che ho scritto - e forse questo è il segno che un po' pazza lo sono ma sfido chiunque stando qui al canile - dicevo a parte questo ci tenevo che sapeste che in effetti non mi sentivo tanto bene.
Per merito di un capo stakanovista, che prende su di sè tutti i mali del mondo dal figlio di un anno e, non potendo rinunciare al lavoro, arriva in ufficio con la peste bubbonica ad attaccarci tutti i suoi germi, ecco che insomma venerdì scorso ho cominciato ad avere qualche sintomo tangibile di un male fisico che non fossero le vostre impalpabili insinuazioni di un male mentale.
Mal di testa, giramenti, dolori alle ossa. Fuori la pioggia, i goccioloni che scivolavano sui vetri. E dentro, vabbè lasciamo perdere.
La collega dirimpettaia, bontà sua, accolte le mie lamentele, subito si precipita a difendere il capo perchè poverino lui è delicatissimo di salute. Sarà anche delicatissimo e chi lo tocca, ma che se ne stesse a casa sua quando sta male, cazzo.
In ogni caso, dopo aver perorato la causa volta a sancire il privilegio dell'immunità del capo dalle accuse (ma non dai germi, a quanto pare), ecco che corre in mio aiuto offrendomi una tisana.
Ecco.
Ahia.
La tisana, la tisana esotica.
La tisana panacea di tutti i mali.
Quando ti offrono una tisana non ti puoi proprio rifiutare, mai.
Sarebbe come rifiutare un biscotto tutto mangiucchiato che il figlio di tre anni della tua amica ti offre levandoselo di bocca, la cosa più preziosa che ha, dopo aver arrancato verso di te col suo passo incerto, e dopo averti guardato con i suoi liquidi occhioni e detto con la sua vocina flautata tieni bicotto te mancia buogno vuoi? E tu sorridi compiacente perchè la mamma ti guarda come fosse la Madonna e cristo ti tocca pure addentare un angolo di pastafrolla, sperando sia quello meno sbavato.
Insomma la tisana la accetto. E già so. So già. Perchè ormai la vita d'ufficio non ha più segreti per me, soprattutto in fatto di tisane.
Ci avviamo alla macchinetta dispensatrice di acqua calda. Io spero di trovarla scarica o rotta o bruciata da un piromane tuttavia cammino baldanzosa accanto a lei che reca in mano due maledette bustine.
Do un'occhio alle bustine penzolanti. Oscillano minacciose. Son pien di fogliame verde tritato, arbusti sminuzzati e radici essiccate. Mi sembra anche di vedere delle spine che fuoriescono dal sacchettino. La mia gola si prepara alla difesa issando le mucose, come fa il gatto col pelo quando sente una minaccia che incombe. fffffffffffffffff
Prepariamo la tisana. Pucciamo la bustina. Acqua calda. Zucchero e palettina. Rientriamo in ufficio ciascuna col suo bicchierino in mano. Percorro il corridoio facendo attenzione a non versarmi la tisana sulla mano. Potrebbe corrodermela. Il corridoio è lunghissimo. Dead Tengi Walking.
Una volta sedute, lei beve. Io la imito. Do una toccatina di lingua e non sento nulla. Vuoi che una volta tanto sto pastrocchio sia buono o almeno non sappia da nulla? Volesse il cielo.
Non so nemmeno quale debba essere il gusto potenziale di questa sbobba. Qualcosa alle erbe, al finocchio, alla radice di mirto equadoriano, con un po' di pepe o peperoncino, chi si ricorda.
Qualcosa di piccante c'è di sicuro, la scritta sulla scatola lo promette a lettere cubitali. Fanno tanto figo le tisane un po' piccanti. Vanno di moda. Si, perchè si sa che la roba piccante è afrodisiaca. Come se appena bevuta la tisana dovessimo tutti attaccare a trombare come ricci tra di noi, pervasi da un'improvvisa ebbrezza erotica che ci scuote le viscere e che contagia tutto l'ufficio, sino ai piani alti. Segretarie che si spogliano, dirigenti che ballano il Limbo, operai sexy che fanno lo spogliarello, pantaloni con le pinces che volano a gambe larghe, occhiali rotti, capelli spettinati, documenti lanciati per aria, presentazioni che fanno da tappeto a orgiastiche sessioni plenarie, stampanti impazzite di piacere, amplessi in sala server, rubinetti aperti e acqua dappertutto, rapporti multipli in apnea, gruppo di continuità in tilt orgasmico, servizi interrotti, giù tutti i siti dei clienti, telefoni che squillano sotto le chiappe noncuranti degli impiegati, messaggi di errore che non caga nessuno, schermata blu con la scritta service not available - ce la stiamo spassando riprovate tra qualche ora.
Non succede mai. Ritorniamo a noi.
Insomma bevo.
Un sapore indescrivibile. Una faccia indescrivibile, la mia. Sento che potrebbe venirmi di tutto, anche la cagarella. Sto già male, perchè infierire?
Sa di cartone ondulato. Me l'aspettavo: tutte le tisane sanno di cartone. Hanno anche la consistenza del cartone. L'avrei versata nella pianta per vedere quanto tempo ci metteva a morire, guardandola negli occhi. Sa anche di bigbabol, e si espande in bocca come una gomma. E' mezza mentolata e mezza no, mezza aniciosa e mezza no. Non ha un gusto, ha centocinquanta gusti e nessuno c'entra un cazzo con l'altro. Li senti che fanno a botte sotto il tuo palato, e la povera lingua che non sa decidersi su chi debba prevalere. Le papille gustative del dolce che dicono "è vostra!", e quelle del salato che rispondono "no, è vostra perchè è dolciastra, anzi forse amara, si amara!!!" e quelle dell'amaro che dicono "fanculo sempre a noi le mandate quando non sapete decidervi, bastarde".
A tratti, un retrogusto di baccalà alle erbe. Con un qualcosa di pungente che rimanda all'odore di piedi di qualcuno, forse del felice contadino che pesta le erbe e pensa "bevetevi sta merda dell'altro mercato, stronzi occidentali". Dev'essere il tubero del bengala che guasta l'armonia dei sapori, si è lui.
Un sapore stomachevole. Un gusto ributtante. Sento anche le spine che mi tagliano la gola. Sento i peletti delle radici tra i denti. Mi viene da sputacchiare. E le radici che mettono radici nella mia bocca dove cresceranno piccole piante carnivore. Forse mi sbaglio, è solo allucinogena. Ecco che parte la paranoia da trip tisanico, la sento. Avrò l'espressione nauseata a vita. Nessuno vorrà più offrirmi da bere. Avrò l'alito da tisana a vita. Nessuno vorrà più baciarmi. Oddio ecco che fa effetto: sono verde in faccia. Ciò che era dentro è uscito fuori!
... (paranoia)
La collega posa il bicchiere e leccandosi le labbra dice queste si possono bere anche senza zucchero.
Eh, certo, lo zucchero le ammazza.
Ti venisse.

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venerdì 4 maggio 2007

L'uomo nobilita il lavoro

Eccoci giunti al terzo appuntamento de “Le interviste d’ufficio”. L'ospite di oggi è un ospite davvero importante e meritevole di stima. L'intervistato di oggi infatti è l'unico, sino ad ora, a lavorare in ufficio. Egli occupa uno dei pochi ruoli a mio parere degni di nota, in mezzo a tante occupazioni da passacarte aziendali.
Si tratta di un gentile e compito signore. Ha circa una cinquantina d'anni, e li porta con smalto, si può dire. Si avvicina a me con fare pensoso, come se dovesse concentrarsi profondamente prima di parlare di sé. Si piazza di fronte a me ben piantato sui piedi. Ha una dignità innata e la esprime in una certa rigidezza della postura. Mi saluta formalmente con una garbata stretta di mano. Da parte mia, un cenno del capo, a mostrare la voglia di entrare in contatto con lui. Ci stiamo studiando. Ammetto di sentirmi un po' in soggezione. Capisco dal suo atteggiamento impettito che è pronto a incominciare. Mi sento in dovere di dargli del Lei, perché mi trasmette un antico senso di rispetto, come se parlassi con qualcuno che dentro di sé reca una lunga e circolare storia di progressive sedimentazioni. Gli faccio cenno di accomodarsi ma lui rimane in piedi. Lo capisco. Mi alzo in piedi anche io.

Buongiorno e benvenuto. La prima domanda è uguale per tutti. Che lavoro fa?
Sono appendiabiti per una grande multinazionale americana con sede in Italia.
Sono molto felice di averla ospite qui da me. Dunque, Sig. Attaccapanni…
Appendiabiti, la prego.
Oh, mi scusi. Ho letto male.
Non si preoccupi. L'ho corretta perché le parole sono importanti. "Attaccapanni" appartiene ad un altro mercato del lavoro, quello domestico.
In che reparto lavora di preciso?
Ho iniziato tanti anni fa lavorando all'ingresso di fronte al bancone della reception. Ricordo solo un gran freddo e gli spifferi delle porte. Di promozione in promozione, sono arrivato con buona soddisfazione al posto che occupo da cinque anni, nella grande sala riunioni dell'ultimo piano, accanto alla porta di vetro. Si può dire un posto di prestigio.
E’ un lavoro molto faticoso, il suo?
Le dirò: durante i mesi invernali sono molto occupato per tutta la giornata. E il lavoro è pesante: non si stacca mai. In primavera però le cose migliorano sensibilmente, sino ad arrivare all'estate in cui sono molto più scarico.
Dunque per lei i mesi estivi sono sereni e riposanti?
Non è del tutto esatto, Tengi. Per il mio lavoro essere impegnati è molto importante, direi vitale per la mia stessa sopravvivenza lavorativa. Mostrarsi scarichi di fronte ai colleghi e al capo significa offrire una cattiva immagine di sé. Più che altro, un'immagine inconsistente. I colleghi finiscono per passarti accanto e non notarti neppure, oppure per sostare accanto a te in piccoli crocchi a chiacchierare delle loro cose facendoti sentire trasparente. E’ svilente. E’ alienante. Chiunque ha bisogno di sentirsi utile e produttivo, soprattutto negli uffici. Lei mi capirà.
Certamente. Ritiene il suo un lavoro che potrebbe fare chiunque?
Non credo. Bisogna avere una fibra forte e una tempra solida per sostenere i quotidiani carichi di lavoro. E un pizzico di smalto per esercitare maggiore attrattiva empatica sugli altri, il che non guasta.
Sembrerebbe un lavoro abbastanza routinario.
Lei non sa quante sere sono rimasto in ufficio sino a sera tardi con un carico di lavoro che proprio non riuscivo a smaltire. La mia giornata in inverno termina solo dopo che l'ultimo dei colleghi ha lasciato la stanza. A volte mi chiedo se se ne rendano conto.
Ci saranno anche degli aspetti positivi…
Si: riesco ad entrare un contatto con tantissime realtà. Cappotti odorosi di tabacco, pellicce profumate, soprabiti pelosi che mi solleticano il naso, foulard leggeri e setosi, e anche a volte pesantissime ventiquattrore… ah!
Oh! Che è successo?
Nulla, nulla.. Nel corso degli anni ho maturato una fastidiosa forma di sciatica. Dicevo, lavorando in una multinazionale ho avuto modo di conoscere clienti e colleghi di tante e diverse nazionalità, sentire i loro discorsi… ho imparato diverse lingue, sa?
Lei è una fonte inesauribile di sorprese. E cosa si dice durante le riunioni?
Non posso parlare, Tengi cara. C’è il segreto professionale. Capirà, con elementi come me, l'espressione “Se i muri potessero parlare!” non è solo una frase di circostanza. Immagini le conseguenze.
Immagino. Una sua idiosincrasia?
Le borsette delle donne. Sono pesantissime! Cosa ci mettete dentro?
Beh, lei è troppo cavaliere per curiosarci dentro. Come chiedo a tutti, vorrebbe urlare quando?
Quando depositano ai miei piedi gli ombrelli bagnati nel mese di aprile. Odio rimanere coi piedi umidi per tutta la giornata. E’ una vera sofferenza.
Come vede il rapporto con i suoi colleghi?
Ogni rapporto va coltivato con cura. Dal nulla nasce nulla. Non amo starmene rigido e legnoso in mezzo agli altri, con atteggiamento diffidente, come a dire “nessuno è alla mia altezza", anche se il più delle volte è vero… Amo stare in mezzo alla gente, lasciarmi trasportare dal flusso dei pensieri altrui, ammorbidirmi, e avere una personale visione di chi mi circonda. Senza ghettizzare nessuno.
Lei pensa di essere ghettizzato da qualche collega?
Si, da persone che pensano che la semplicità di un lavoro lo renda insignificante. Ci sono anche mansioni semplici ma necessarie. Provi ad entrare in una sala riunioni con altre venti persone in un pomeriggio d’inverno e immagini come trascorrerebbe quel pomeriggio senza i miei servizi d'appoggio. Ogni lavoro ha la sua dignità, mia cara. Io credo che ciò che faccio io non abbia nulla da invidiare alla maggior parte delle mansioni impiegatizie.
Ed è per questo che io ho insistito per averla qui oggi.
Vede, io non sono di grande cultura. Ma ho dei valori. Ho un'enorme forza di volontà racchiusa tra le pieghe di un carattere tenace e a volte spigoloso. In alcune occasioni forse mi mostro troppo rigido, inflessibile: è il mio difetto.
Ha mai avuto qualche scontro con chi lavora con lei?
Solo una volta. Una collega sbadata mi ha sbattuto addosso col piede con troppa violenza. Dato che si era a luglio e lei portava i sandali, si è purtroppo fratturata il mignolino destro. Per tutta la settimana successiva i colleghi mi hanno girato alla larga. Stavo malissimo. Poi per fortuna hanno capito che non era stata colpa mia e i nostri rapporti sono ripresi normalmente.
Che cosa fa nel tempo libero?
Leggo. Ho libero accesso a quotidiani, riviste, pubblicazioni di settore. Mi appassionano quelle letture. Sono diventato un esperto.

Ma la cosa che mi dà più gioia, gliela posso dire? E' il sabato mattina. Quando arriva la signora che fa le pulizie, col suo carrello carico di flaconi e una piccola radiolina portatile. Sintonizza sempre la radio sul programma di musica classica. E mentre si sposta tra i vari uffici, a me giungono gli echi ora ovattati ora più brillanti della musica che ascolta. Io abbandono le mie riviste e mi perdo, ebbro, in quelle note. Ed è allora, Tengi cara, che volando sulle ali di una musica che non ha nome, che io mi sento davvero libero. Perché la libertà è dentro di me, non nel lavoro che faccio. La libertà è e sarà sempre nel mio cuore.
In questo cuore indurito da tanti anni di lavoro e oppresso dalle responsabilità.
In questo cuore legnoso che nessuna angheria o sopruso potrà mai più scalfire.
In questo cuore pressato che nessun dolore o sofferenza riuscirà mai più a comprimere.
In questo cuore che è stato in grado di sedimentare le difficoltà della vita e usarle per espandersi, per allargarsi, per crescere ogni giorno più forte, secondo i mille cerchi dell'esperienza e della ragione.
E proprio questo mio cuore, alle volte, il sabato mattina, sembra quasi voglia scoppiare in mille schegge da quanto mi sento felice.
Felice della vita, Tengi cara.

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mercoledì 2 maggio 2007

Roma amor

La città in cui avrei sempre voluto abitare.
La città in cui per poco non sono andata ad abitare. Anni fa.
La città che è come un'amica con cui rischiare tutto.
La città che ti dice che in fondo provarci non è poi così difficile.


Un viaggio
che inizia con tre Desperados in treno. Una per ciascuna delle tre desperadas sedute ai posti 15, 16 e 17. Alla faccia delle mamme con bambini che le guardano storto. Tre amiche sono in treno e vanno.

Una giornata
all'insegna del mal di piedi e di una città tutta da calpestare. Il ciottolato sconnesso su cui è passata talmente tanta gente, che non è possibile che non sia passato anche qualcuno come loro. E non c'è angolo di strada o piazza in cui si sentano sole.
Le statue. I marmi. Le pietre. Le scalinate. I santi. Le mani venose. I mantelli dei cavalieri. Le spade. Le chiappe dei cavalli. Il miracolo capitolino dell'equilibrio bronzeo su tre zampe. Gli obelischi svettanti. La storia passata. E il presente delle strade, delle piazze. La gente, quanta.

Un tramonto
in un Campo. Come a Venezia. Il Campo, il Campetto, il Campiello: nomi che indicano piazze che sono come salotti. Piazze da vivere, meglio se con gli amici. Piazze per pensare. Piazze per dire delle cose. E' quello de' Fiori è un campo dove la Tengi passerebbe tutta la notte. Aperitivo in terra straniera. La Tengi pensa che è meglio non fidarsi a chiedere il solito che bevono alle Biciclette di Milano, chissà se qui lo conoscono. Potrebbero rischiare di fare la figura delle fighette milanesi, anche se non lo sono. E allora meglio un mojito.

Una cena in un ristorante
con un nome buffo, dove c'è un cameriere uguale a Franco Califano, con gli stessi occhiali blusfumato. Il vino è servito con delicatezza: "Chi assaggia?" E tutte pronte a indicare : "Lei!". Una sicurezza che fa chiedere al cameriere "E' un sommelier?". No, alcolizzata di classe.
Sono quei momenti in cui esistono solo gli amici, le chiacchiere, il vino e la musica. E davvero, tutto il resto è noia.

Una notte
al Circolo degli Artisti. Che dentro è come tanti posti milanesi già visti. Camaròn, stanzòn, pareti dipinte di scuro e odore di corpi pigiati. Però fuori stupisce grazie a un bellissimo giardino all'aperto, con tanto di rose. Rose ovunque. Rose belle, rosse, curate.
Il Circolo degli Artisti ha circolato la testa a tutte e tre. Il rimbombo, la gente, la ressa. Quattro parole veloci scambiate con quel pischelletto che le tre amiche avevano conosciuto che non era nessuno o quasi e ora fa il veejay a MTV. E beato lui. Gli hanno fatto un nuovo taglio fashion e gli hanno messo addosso dei nuovi vestiti fashion. Parla molto fashion. Ti racconta cose normalissime con quella noncuranza sciccosa di chi ha tante cose per la testa. Il labbrino imbronciato, lo sguardo tenebroso. E' davvero molto fashion, inside. Solo che ancora ha il vizio di non guardare in faccia le persone.

E poi finalmente incontrano il Re Panzone. Quel Trimalcione Romano che si spinse tanto al largo con una di loro che ora lei gli vorrebbe spezzare lo zampino.
La storia del Re non sarebbe neanche degna di essere narrata. E' simile a molte altre. A tutte è capitata una storia così. Conoscere un uomo e seguirlo nelle sue amorose follie con la testa, col corpo, con i sogni. Vivere giorni mai pensati possibili sino ad allora. Diventare un po' pazze. Fino a quando lui non decide di mettere al suo posto un Alieno irriconoscibile, mai visto e mai sentito prima, sostenendo che quello è Lui, e che la persona che fino a quel momento aveva occupato il lato sinistro del letto era un essere nato dal caso, dalle circostanze, un ologramma evanescente. Quindi prendere o lasciare, bambina. Non si può che lasciare.
E questa è la storia del Re. E se prima era un Re con la sua corte, ora è solo un Re Panzone, ingrassato prima del tempo.
Con aria forse un po' colpevole e sfuggente, il Re saluta le tre amiche "Ahò, là ce stanno Ciccio e Paola. Sotto le Rose. Annate a salutarli". Ciccio e Paola. E' vero, ci sono anche loro. Amici indivisibili, Ciccioepaola. So' simpatici Ciccio e Paola. Ciccio alla Tengi le offre pure da bere. Solo che in 'sti posti i cocktail so' troppo annacquati. E un Vodka Orange diventa un Citropapocchio. Che tristezza. E comunque co' Ciccio e Paola se parla un po' de tutto. La Tengi si chiede come facciano ad essere amici del Re Panzone e come facciano a sopportarlo. Sarà perché sono amici sin dal liceo.
Ritorno in macchina in sei col Ciccio che guida. Il sedile di dietro accoglie quattro sederi. La Tengi in questi casi vorrebbe tanto portare la 40. La sua amica dorme o così pare. La Paola ha la chiacchiera allegra perché è una persona allegra. Sono quelle persone di fronte alle quali ti vergogni di essere triste. Il quarto sedere non parla molto ma è giustificato: è un musicista. Starà componendo una canzone dal titolo "ieri so' uscito co' tre sgallettate del Nord oh yeah".

Se non ci fosse stata la terza amica, detta il Maresciallo della Guida, seduta al posto del navigatore, il Ciccio sarebbe andato a inchiappettare l'auto davanti in seguito a brusca frenata. Ma chissenefrega, forse manco se ne sarebbero accorti, almeno i quattro sederi dietro. Anvedi er Ciccio che ce stava a combinà. Sarebbe sceso dall'auto sentendosi colpevole perché erano in sei in macchina e di fronte al poliziotto avrebbe detto battendosi il petto "basta basta ve prego confessamo tutto" E loro di risposta:"a 'nfame, a 'nfamone c'hai fatto carceraaaa''". Sta mano po' esse fero e po' esse piuma, ma col Ciccio è stata piuma. Le tre al Ciccio vogliono già bene perché è molto carino nonché gentile ed educato con le straniere. E se salisse al Nord farebbero a gara per ospitarlo a casa loro.

Un altro giorno
e squadra che vince non si cambia. Di nuovo a giro. E di nuovo al Campo.
Ma dove s'è mai sentito che le noccioline all'aperitivo si debbano pagare? Pazzesco. E meno male che la Tengi e le sue amiche le odiano, le noccioline. A ore 12 c'è uno che guarda insistentemente la Tengi. A lei sembra di averlo già visto.
Riunite tre donne e parleranno di uomini. Riunite tre donne e date loro da bere e parleranno di sesso. Ebbene si, si ride. Si ride delle performance del Re Panzone e di altri. Senza sensi di colpa, perché comunque tutti costoro un pezzetto di cuore se lo sono preso. Offrissero almeno due risate in cambio, che diamine.

Un'altra notte
e i loro passi sul ciottolato sconnesso. La Tengi adora quei ciottoli, anche se ci cammina male. Proibiti i tacchi alti a Roma, a meno di seguire un corso di equilibrismo. Adora i ciottoli. Adora l'immondizia ai lati delle strade, adora il Tevere. Forse perché è alticcia. La balla triste e poi la balla allegra e poi la balla blasfema. Meno male che è in compagnia di chi la conosce bene e non si stupisce più di nulla.
N'altra sbevazzata al Freni&Frizioni. Che nome. Quando Ciccio ne parlò la sera prima loro pensarono che le stesse pigliando per il culo. Alla Tengi e alle sue amiche comunque piacciono 'sti posti un po' sgrausi, un po' lasciati a loro stessi e alle persone che li frequentano. Certo che paiono un po' fiacchi, sti romani, seduti sui muretti con la schiena curva e atteggiamento rassegnato. Sempre meglio dei milanesi che a volte sembra abbiano un palo nel culo, ma insomma.

Un ultimo sguardo
ai Teatri.
I teatri che hanno il nome di Albertazzi, di Patroni Griffi, e di tanti altri, ad indicare a chi appartengono. La corte privata dei Re del palcoscenico.
E quel Teatro Brancaccio dove la Tengi anni prima dimenticò il cuore e un pezzetto del suo sorriso. Tanto che ancora adesso pensa a come fare per andare a riprenderselo. E ricorda la Roma di quella notte, quando tutto sembrava possibile. La Roma in cui Pazzaglia le disse che era davvero brava, pace all'anima sua. La Roma di quella notte in cui parlò con persone sconosciute, in Piazza Venezia, un po' di tutto, fino alle 6 del mattino. La Roma della speranza. La Roma che le aveva promesso qualcosa.
E adesso dopo anni. Roma nun fa' la stupida stasera, e nun fa' finta de niente. Damme na mano.

Una città che è come un'amica con cui rischiare tutto.
Una città che ti dice che in fondo provarci non è poi così difficile.
Un viaggio che è come la Descrizione di un Attimo.

E in un attimo, sparisce.

E lungo i binari del ritorno i mille pensieri di un pomeriggio compongono un'epigrafe che recita:

Roma.
S.P.Q.R.
Sempre Presente Quel Ricordo.

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